Ancona-Osimo

Covid, il virologo Menzo: «Nessun caso di variante Delta nelle Marche»

Il medico parla della variante Delta che sta suscitando preoccupazione dopo il caso rilevato a Milano. Inoltre invita a completare il ciclo vaccinale per debellare il virus

ANCONA – Nessun caso di variante Delta nelle Marche. Dopo quello emerso a Mil, spiega il virologo Stefano Menzo, direttore del Laboratorio di Virologia degli Ospedali Riuniti di Ancona. «Penso che con le scuole chiuse potremmo riuscire a non diffondere il virus – afferma – La curva epidemiologica stava smettendo di scendere ed era arrivata ad una fase più o meno stazionaria in tutta Italia con le scuole aperte», ma ora con la chiusura degli istituti secondo il virologo la situazione potrebbe procedere su un terreno più tranquillo.

Il direttore della Virologia degli Ospedali Riuniti di Ancona, Stefano Menzo

«Le scuole sono da sempre il grande motore di tutte le epidemie respiratorie», spiega, ma ora con le scuole chiuse «speriamo che non risalga più. Poi a settembre vedremo, se saremo tutti vaccinati, compresi molti giovani, potrà andare bene».

Alla Virologia di Torrette ad Ancona è attivo il monitoraggio per la ricerca delle varianti del virus: «Cerchiamo la variante delta – spiega Menzo – come altre varianti. Il sequenziamento nucleotidico permette di individuare qualsiasi variante comprese quelle sconosciute e nuove». «Al momento – prosegue – troviamo soprattutto, oltre a quelle tradizionali, che ogni tanto spuntano qua e là, come la Brasiliana, Sudafricana, alcune Sudamericane e Nordamericane». La variante Delta è una delle tre mutazioni del virus sviluppatesi in India.

I vaccini, la copertura e la variante delta

Sul fronte della copertura da parte dei vaccini attualmente in circolazione, il virologo spiega che la Delta «in vitro sembra sia resistente alla neutralizzazione come la Sudafricana, in vivo ancora non ci sono dati precisi, ma in Inghilterra sta cominciando a diffondersi nonostante il vaccino. Solo che in Inghilterra hanno vaccinato molto solo con prima dose per fare prima e troppo poco con la seconda, quindi non è facile capire cosa sta succedendo, ma una vaccinazione di questo tipo è sicuramente debole».

La Virologia di Torrette nell’ambito del monitoraggio delle varianti è stata un precursore, già dal settembre 2020 scorso cercava nei campioni le mutazioni al virus, mente l’Istituto Superiore di Sanità aveva imposto il monitoraggio dal gennaio 2021.

Con le Marche che hanno somministrato la seconda dose a quasi un quarto della popolazione, Menzo spiega che «è importante non fermare la somministrazione ed è importante che ci siano sempre più persone vaccinate perché altrimenti l’epidemia ripartirà».

«La prima dose – prosegue Menzo – da sola non è sufficiente, conta poco: permette nel breve periodo di ridurre il tasso di morte e malattia, per quello adesso non vediamo più tante persone malate, perché non ci sono più i sintomatici. L’epidemia però continua in maniera sommersa e in forma asintomatica, soprattutto tra i giovani e i meno giovani. Con le seconde dosi siamo circa ad un quarto della popolazione marchigiana, dobbiamo arrivare almeno al 60-70%».

Covid, cosa occorre fare per fermare l’epidemia

Secondo il virologo Menzo per fermare la pandemia occorre vaccinare anche con seconda dose. Sui richiami con Pfizer e Moderna per chi ha fatto la prima dose con AstraZeneca il primario rassicura: «Va benissimo, non c’è nessun problema – spiega – Ben venga la vaccinazione con un vaccino migliore perché più efficace e non per gli effetti collaterali che rappresentano casi rarissimi».

Anche dal monitoraggio condotto dal Laboratorio di Virologia di Torrette sui sanitari vaccinati con Pfizer e Moderna era emersa l’efficacia dei vaccini ad mRna: «Nei sanitari il tasso delle infezioni si è mostrato molto basso e sono stati 11 i casi di infezione nel periodo di osservazione breve, e sono pochissimi. Anche dai trial il grado di protezione è del 95%, ma su periodi brevi: occorrerà attendere almeno un anno».

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