Ancona-Osimo

Covid e posti letto, Caroli del Gores: «Nelle Marche numeri sufficienti per gestire gli attuali positivi»

Il numero uno del Gruppo operativo regionale per le Emergenze sanitarie spiega che in questa fase la maggior parte dei ricoveri interessa i reparti non intensivi, a differenza di quanto avveniva a marzo e aprile. Ci parla anche del Covid Hospital di Civitanova

Mario Caroli

ANCONA – «C’è una crescita lineare, con un aumento quotidiano di nuovi positivi e progressivamente, anche percentualmente, un aumento del numero dei ricoverati sia nei reparti non intensivi che nei reparti intensivi, ma non abbiamo i picchi della prima ondata». A tracciare un quadro sull’evoluzione della pandemia di coronavirus nelle Marche è il numero uno del Gores (Gruppo Operativo Regionale per le Emergenze Sanitarie), Mario Caroli. «Ci aspettavamo la seconda ondata» spiega «con la riapertura delle scuole e con la fase entrante della epidemia influenzale».

Ma la situazione «ci fa stare sostanzialmente sufficientemente tranquilli – chiarisce -, anche perché, rispetto alla prima fase, gli ospedali sono preparati, hanno acquisito l’expertise». Mario Caroli puntualizza che rispetto alla fase uno, quella emergenziale dei mesi più bui della pandemia (marzo e aprile), «non abbiamo più difficoltà a reperire dispositivi di protezione, c-pap (macchinari per la ventilazione meccanica, ndr), ventilatori, tamponi, farmaci», si tratta infatti di «problematiche che abbiamo superato – rassicura – perché in questi mesi ci siamo preparati con le scorte e con i materiali per gestire questa seconda ondata».

Al momento il Gores sta lavorando per definire il quadro degli ospedali: «Nella prima fase, quando abbiamo avuto la grande ondata, erano identificati in modo chiarissimo gli ospedali che si sarebbero dovuti rapidamente trasformare per accettare i pazienti Covid, in questa fase c‘è un lievissimo ritardo nell’adeguamento dei posti letto sufficienti per accettare questi pazienti: dobbiamo aggiustare solo questo» spiega, rassicurando che sono al lavoro sulla questione, così da «ampliare il numero dei posti letto, soprattutto non intensivi».

Il capo del Gores precisa infatti che attualmente per «la stragrande maggioranza dei pazienti che necessitano di ricovero» è sufficiente il ricovero nelle «malattie infettive», una differenza sostanziale con quanto avveniva nella prima fase della pandemia, quando «una grandissima percentuale» di pazienti doveva invece essere accolta nei reparti intensivi e semi intensivi per la gravità della loro condizione.

Un miglioramento che Mario Caroli attribuisce al distanziamento sociale imposto durante «i mesi di lockdown» che ha permesso al virus di «perdere capacità di diffusione» e grazie anche all’obbligatorietà delle mascherine che ne hanno segnato un declino anche in termini di «carica virale». Insomma, le misure di prevenzione del contagio sono state decisive, tanto che a maggio si è assistito a un «crollo dei numeri, questo significa che il lockdown ha impedito la trasmissione della carica virale». Fondamentale poi «l’identificazione precoce dei casi» grazie alle Usca e una più corretta gestione terapeutica.

Guardando ai numeri dei ricoveri odierni, 95 pazienti nei reparti non intensivi, il responsabile del Gores spiega che sono «numeri sufficienti per gestire gli attuali positivi», inoltre evidenzia che l’altra importante differenza rispetto alla prima fase è il tracciamento dei casi: «Inizialmente avevamo avuto una difficoltà nel tracciamento e nell’esecuzione dei tamponi, cosa che invece adesso in gran parte stiamo riuscendo a gestire con le Usca, i sistemi di prevenzione, che tracciano in maniera molto tempestiva» i nuovi casi positivi.

Un ulteriore elemento di tranquillità, nonostante «la situazione in evoluzione progressiva», è che, come spiega Caroli, c’è un monitoraggio «quotidiano» volto a valutare eventuali «scostamenti» che «potrebbero mettere in difficoltà, ma fino adesso questa progressione lineare la stiamo gestendo in maniera assolutamente appropriata sia sul territorio che a livello ospedaliero».

I posti letto di terapia intensiva nelle Marche sono «115 di base», ma «in questi mesi sono stati ampliati in numero superiore del 70%», in parte anche con il Covid Hospital, dove sono presenti 42 posti letto di terapia intensiva (e altri 42 di terapia sub intensiva). Il capo del Gores spiega l’intenzione è quella di evitare di tornare a paralizzare le strutture ospedaliere, come accaduto nella prima fase quando erano state sospese tutte le attività ordinarie: «Non vogliamo fare questo» chiarisce, evidenziando che ci sono «due filoni paralleli, da una parte le terapie intensive continuano a gestire l’ordinario, ovvero le emergenze ordinarie,  e dall’altra parte riusciamo a gestire lo straordinario, cioè l’aumento del numero dei ricoveri per insufficienza respiratoria legata all’infezione covid. Stiamo cercando con un equilibrio, il più preciso possibile di mandare avanti tutti e due i filoni», perché «non vogliamo tornare a situazioni in cui i pazienti non hanno la possibilità di fare l’emergenza ordinaria».

Parlando del Covid Hospital di Civitanova Marche spiega che «la difficoltà è quella di organizzare un pool di sanitari esperti, perché in una struttura così ci devono andare sanitari esperti, per questo il nostro presidente (Acquaroli, ndr) sta dicendo la utilizzeremo soltanto quando i numeri non ci permetteranno più di andare su quell’equilibrio che ci consente di mantenere l’ordinario con lo straordinario, questa è la strategia» per «non sbilanciarci su un fronte o sull’altro».

Cosa dobbiamo attenderci per i prossimi mesi? «Per i mesi a venire dobbiamo attenderci un progressivo aumento, non voglio illudere nessuno: stiamo entrando nella fase epidemica influenzale: mentre a febbraio-marzo eravamo nella fase di uscita dell’epidemia influenzale stagionale, adesso ci stiamo entrando, quindi sicuramente avremo un progressivo aumento dei casi, e la grande criticità sarà quella di doverci scontrare con tutte quelle che sono le sintomatologie influenzali classiche: li dovremo essere veramente bravi, sia i medici di base, sia i pediatri, sia i medici ospedalieri, a gestire questa situazione di commistione tra i sintomi influenzali e quelli del Covid». Per questo, ricorda, è consigliata la vaccinazione antinfluenzale, soprattutto nelle classi a rischio e negli over 65.

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