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Coronavirus, Ancona: all’ospedale di Torrette la tecnologia israeliana per monitorare la polmonite – VIDEO

Il dispositivo, Remote Dielectric Sensing, di derivazione militare, permette ai medici di predire l'evoluzione della polmonite da Covid-19 misurando con due piastre la percentuale di liquidi presenti nel polmone

L'ospedale regionale di Torrette
L'ospedale regionale di Torrette, ad Ancona

ANCONA – La tecnologia di derivazione militare al servizio dei medici alle prese con l’emergenza Coronavirus. Agli Ospedali Riuniti di Ancona, grazie a un dispositivo fornito gratuitamente da un’azienda israeliana, sarà possibile predire l’evoluzione clinica della polmonite da Covid-19. Lo strumento, in dotazione dell‘Unità Operativa di Pneumologia degli Ospedali Riuniti, è derivato dai sistemi radar militari ed è in grado di sostituire parzialmente una Tac al torace, permettendo ai medici di misurare, attraverso due piastre, la percentuale di liquidi presente nel tessuto polmonare, tramite rilevamento delle onde elettromagnetiche.

Una procedura che in tempi rapidi, e senza esporre il paziente ai rischi legati alle radiazioni di una Tac o doverlo sottoporre a spostamenti, permetterà di comprendere l‘entità del coinvolgimento e dell’eventuale danno polmonare derivante dalla tremenda polmonite che nelle Marche ha già fatto 682 morti. Uno strumento di grande utilità in un momento di fase emergenziale come quello attuale.

L’idea di sperimentare per la prima volta nel mondo nel contesto clinico della polmonite da Coronavirus il Remote Dielectric Sensing (ReDS™), così si chiama il dispositivo, è del professor Stefano Gasparini, ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio all’Università Politecnica delle Marche.

«Il fatto che si sperimenti presso di noi, per primi in Italia, una tecnologia importante come questa è esattamente lo specchio che c’è una ampia considerazione per quello che siamo in grado di esprimere, sia da un punto di vista scientifico che da un punto di vista clinico» commenta il direttore generale degli Ospedali Riuniti di Ancona, Michele Caporossi.

«La polmonite in corso di infezione da Coronavirus è caratterizzata dal passaggio all’interno degli spazi aerei del polmone di liquidi, di soluti e di cellule – spiega il professor Stefano Gasparini – , e questo è uno dei motivi per cui il paziente fatica a respirare. Per monitorare questi quadri di polmonite si possono usare diverse metodiche, la più affidabile è la Tac del torace, che però richiede spostamento del paziente e impegno di sale radiologiche».

Come spiega il professore, lo strumento è utilizzato per monitorare i pazienti in maniera non invasiva, rimanendo all’interno del reparto diretto dal primario della Pneumologia Lina Zuccatosta, oggi convertito quasi completamente in Unità Covid che accoglie i pazienti affetti da polmonite da Coronavirus che hanno necessità di cure ad elevata intensità.

Il protocollo di sperimentazione, sviluppato dalla professoressa Martina Bonifazi, professore Associato di Malattie dell’Apparato Respiratorio presso l’UnivPM, prevede che il dispositivo sia utilizzato nei pazienti al momento dell’ingresso in reparto e durante la fase di degenza, per misurare la variazione giornaliera della percentuale di liquidi presenti nel tessuto polmonare.

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