Ancona-Osimo

Coronavirus, bambini chiusi in casa. Il Garante dei diritti: «Assicurare un tempo minimo all’aria aperta»

Si moltiplicano gli appelli alle istituzioni da parte di genitori ma anche di esperti per garantire un momento fuori casa. Sulla questione è intervenuto Andrea Nobili e la psicoterapeuta infantile Francesca Mancia

ANCONA – «Assicurare quotidianamente ai bambini un tempo minimo all’aria aperta». È l’appello rivolto alle Istituzioni dal Garante dei diritti Andrea Nobili dopo che nelle Marche e su tutto il territorio nazionale si stanno moltiplicando le segnalazioni di genitori e gli appelli di psicologi e neuropsichiatri per elaborare un protocollo che consenta ai bambini di trascorrere un pò di tempo all’aria aperta nonostante le misure restrittive imposte per contrastare la diffusione del Coronavirus.

Tanto che nei giorni scorsi 130 genitori fiorentini hanno scritto una lettera al sindaco per chiedere di intervenire sulla questione. A far infuriare i genitori italiani il fatto che per i bambini non si siano previsti interventi lasciandoli di fatto confinati in casa, senza neanche menzionarli.

Andrea Nobili

«Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni e richieste d’intervento» spiega il Garante Nobili «è opportuno che le istituzioni valutino l’attivazione di un protocollo di comportamento, che consenta alle famiglie di assicurare quotidianamente ai bambini un tempo minimo all’aria aperta, sempre nel massimo rispetto delle regole stabilite ed in sicurezza».

Il Garante sottolinea infatti che ci sono «situazioni piuttosto complesse», con bambini che vivono in «abitazioni con metrature esigue, prive di balcone o di sfoghi esterni. In questi casi il restare a casa, soprattutto per i più piccoli, diventa un problema non indifferente». Per questo ha intenzione di attivare sportelli online di supporto ai genitori in collaborazione con «servizi e operatori competenti», che abbiano al centro dell’attenzione le conseguenze sulla salute psico-fisica dei bambini dovute proprio alle limitazioni.

«Capisco che i bambini debbano restare in casa e non è certo mia intenzione esporre i miei figli al contagio – spiega Michela, mamma 40enne di due bambini di 8 e 10 anni -, ma è davvero difficile tenerli chiusi in casa. Se all’inizio dell’emergenza non è stato complicato trovare dei passatempi e delle attività che li tenessero impegnati, ora il loro desiderio di uscire si fa sempre più forte e hanno anche bisogno di “scaricarsi” fisicamente ma all’aperto. Nel decreto si è pensato ai bisogni degli animali di compagnia, giustamente peraltro, mentre non si è fatta minimamente menzione delle esigenze dei bambini, io, e credo anche tanti altri genitori come me, avremmo gradito una maggiore attenzione su questo importante punto, visto che i minori hanno bisogno di maggiori tutele, specie in una situazione che è piombata addosso a tutti ma soprattutto a loro».

Una situazione dura per i bambini sulla quale interviene la psicoterapeuta infantile Francesca Mancia dando una serie di consigli su come superare questo momento. «Il primo elemento che può dare conforto ai bambini ma anche ai ragazzi in casa è dare un ritmo alle giornate. Non lasciare che il tempo scorra senza impegni od attività ricreative. Il sonno deve mantenersi regolare, il mattino per la scuola od attività laboratoriali è molto confortante e di utilissimo stimolo per la motivazione/bisogno di apprendere. Pasti regolari ed autonomie di casa che possono essere seguite bene dai genitori».

Il pomeriggio andrebbe invece riservato ai compiti e ad un po’ di movimento in casa. «I bambini amano colorare, disegnare, costruire anche usando oggetti semplici e non convenzionali. I genitori – prosegue – possono seguire attività fisiche o di tipo musicale avendo cura di lasciare spazio anche alla lettura insieme o alla autogestione». Inoltre secondo la psicologa è opportuno «dialogare con i bambini e con i giovani» in questi «tempi di angoscia». La psicoterapeuta osserva che il dover restare chiusi in casa è anche occasione di «approfondimento» e di «esplorazione delle emozioni tra genitori e figli».

Tra le situazioni critiche la dottoressa Mancia sottolinea anche quella dei bambini figli di operatori di emergenza sociale e sanitaria e di servizi indispensabili che spesso scelgono di restare lontani dalla famiglia per mantenerla al sicuro con «problemi logistici ed emotivi».

«I bambini e i giovani possono però capire ed elaborare questo tempo drammatico se gli adulti mantengono la speranza e la creatività all’interno di qualunque organizzazione abbiano dovuto scegliere» spiega la psicoterapeuta che evidenzia anche la situazione dei minori lontani dai genitori perché in comunità o perché i loro genitori sono malati».

La comunità in questo caso «può forse provare a pensare anche a loro tramite supporti psicologici a distanza ed attenzioni pedagogiche rielaborative di contenimento e supporto. Non dobbiamo nascondere il fatto virale molto complesso attuale – prosegue -, ma possiamo filtrare il dramma che lo connota evitando continuamente di parlarne o scegliendo, in base all’età emotiva e cronologica, le notizie da commentare insieme avendo fiducia nel futuro».

Infine ci sono anche bambini che perdono i loro nonni o parenti senza poterli salutare e oltretutto dopo molti giorni in cui non hanno potuto rivederli. Proprio per loro si stanno attivando reti di supporto psicologico per i minori e per le loro famiglie.

«Ci vorrà tempo per capire e lasciare sedimentare questo evento epocale mondiale – conclude -. Forse non saremmo mai stati pronti emotivamente alla vastità e velocità dell’evento morte, ma possiamo lasciare che il futuro divenga balsamo e sia foriero di cambiamenti drastici di vita verso una maggiore semplicità alla riscoperta di piccoli-enormi piaceri come gustare un caffè al mattino con i propri cari, prima di andare tutti verso i propri doveri. Liberi e sicuri».

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