Ancona-Osimo

La corale Maggiori di Jesi accende l’emozione all’ex convento di San Francesco ad Alto ad Ancona

Conclusa ad Ancona, nella sede del comando militare Esercito Marche, l'undicesima edizione di InCanto, alla scoperta delle vie del santo

La corale Brunella Maggiori di Jesi all'ex convento di San Francesco ad Alto

ANCONA – Con le voci della corale Brunella Maggiori di Jesi, diretta da Stefano Contadini, nel chiostro dell’ex convento di San Francesco ad Alto s’è conclusa l’undicesima edizione di InCanto sulle vie di Francesco 2024, appuntamento itinerante anconetano che prosegue una tradizione cominciata, appunto, undici anni fa in Umbria e in tutto il centro Italia. Il percorso itinerante di circa tre chilometri è iniziato ieri pomeriggio, domenica 5 maggio, alle 15 lungo la banchina 1 San Francesco, al porto antico di Ancona, visto che proprio dal porto del capoluogo nel 1219 il santo partì per la Terra Santa, quindi Santa Maria della Piazza, San Ciriaco, San Francesco alle Scale e, infine, alle 19 circa l’ex convento di San Francesco ad Alto, oggi sede del comando militare Esercito Marche caserma Falcinelli. Per molti è stata l’occasione per scoprire o per tornare a visitare quel convento che sorse in cima al colle Astagno proprio per volere di San Francesco e che si sviluppò nei secoli per ospitare i francescani, fin quando nell’Ottocento venne demanializzato e diventò ospedale militare e poi caserma. All’interno dell’ex chiesa, tra l’altro, erano presenti anche alcune opere di grande pregio artistico, come la Madonna col bambino del Crivelli, la Pala Gozzi del Tiziano, e il Beato Gabriele Ferretti in estasi, sempre del Crivelli, le prime due oggi alla Pinacoteca civica Podesti e la terza alla National Gallery: le copie di queste opere sono state donate al comando militare dalle Opere Caritative Francescane, che hanno organizzato InCanto sulle vie di Francesco insieme all’arcidiocesi, al Comune di Ancona e ad altri enti riuniti nel comitato delle celebrazioni per San Francesco di Assisi 2023-2026.

«Siamo orgogliosi e fortunati di abitare questi posti quotidianamente e contestualmente ne sentiamo anche l’onere di doverne mantenere la bellezza e l’integrità, e lo facciamo con grande impegno e volontà, anche sopperendo alle scarse risorse, perché siamo convinti che sia un patrimonio non solo dell’esercito ma anche della città di Ancona – ha spiegato il comandante del comando militare Esercito Marche, Enrico Ubaldo Gabrielli –. E compatibilmente con i nostri compiti istituzionali, quando è possibile lo apriamo molto volentieri al pubblico. Ci sentiamo parte integrante della comunità anconetana. San Francesco è stato un santo cui ci ispiriamo nei valori, quei valori che ha testimoniato in tutta la sua vita, portandone anche sulla viva pelle le prove: valori come solidarietà, spirito di sacrificio e spirito di servizio sono valori che anche noi che portiamo l’uniforme condividiamo e che ci ispirano nel servizio quotidiano. E poi ricordiamo anche il beato Gabriele Ferretti che in questi spazi e in quel bosco ebbe quelle estasi che poi lo portarono alle visioni mariane e ad alcuni miracoli, e che morì qui e qui fu sepolto, prima di essere successivamente traslato prima nel duomo e poi nella chiesa di San Giovanni Battista. E’ con grande orgoglio e commozione che ospitiamo questo evento, in quella che è stata la prima casa dei francescani ad Ancona».

Poi le parole del sindaco Daniele Silvetti: «Un percorso iniziato lo scorso novembre con l’arcivescovo Spina, quando prima a Greccio e poi ad Assisi portammo da Ancona la fiaccola della pace. Oggi questo passaggio spirituale, storico e identitario per la storia anconetana. Sono particolarmente contento che sia stata data alla comunità quest’opportunità, con queste passeggiate sulle vie del santo, di conoscere una parte importante della città, grazie al comando militare e a questa sentita partecipazione». Quindi l’intervento dell’arcivescovo Angelo Spina: «Sono arrivato camminando camminando dal porto, siamo tutti pellegrini, questo è l’anno in cui, ottocento anni fa, San Francesco alla Verna ricevette le stigmate. Quelle piaghe che Gesù Cristo ha avuto alle mani e ai piedi, e la ferita al costato, Francesco le ha portate nel suo corpo, chiedendo al Signore di fargli provare l’amore che lui ha per l’umanità. Oggi numerose sono le ferite che portiamo come umanità: una di queste, la più evidente, la ferita a questa nostra madre Terra che San Francesco ha cantato. E poi quella della mancanza di fraternità tra i popoli, in discordia e in guerra, la ferita più atroce. Siamo tutti costruttori e artigiani della pace, queste ferite si possono rimarginare». Nel chiostro dell’ex convento prima la corale Brunella Maggiori di Jesi, poi tutte insieme nel momento conclusivo con un Dolce Sentire – fratello sole, sorella luna, che ha emozionato i tanti presenti, comprese tutte le autorità civili, religiose e militari che hanno partecipato al momento conclusivo di InCanto.

© riproduzione riservata