Ancona-Osimo

Consumo di droga, abuso di alcol e risse: tutti gli eccessi dei minorenni in epoca Covid – VIDEO

Abbiamo intervistato il Comandante provinciale dei Carabinieri, il colonnello Cristian Carrozza, e la psichiatra, Monica Benvenuti. Ecco cosa ci hanno detto

Il comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri Cristian Carrozza

Si abbassa l’età del primo spinello, ci si sballa con l’alcol fino al coma etilico. Si esce per picchiare altri coetanei, per violare le regole o fare danni. Protagonisti, sempre minorenni. Qualcosa nella società sta degenerando, colpa delle famiglie o del covid? Negli ultimi mesi, con la pandemia che ha stravolto la vita di tutti, i Carabinieri del Comando provinciale di Ancona attraverso le sue Compagnie e le Stazioni territoriali, si sono trovati a dover intervenire per sedare regolamenti di conti tra bande di ragazzi come avvenuto nei giorni scorsi ad Ancona, interrompere feste private in casa a base di alcol e droga a Castelplanio, o denunciare al tribunale dei minorenni dei ragazzini per danneggiamenti come per Montemarciano e Senigallia. Dove vanno ricercate le cause di tanto stravolgimento nel mondo giovanile?

«Queste cause sono ascrivibili a un mix di ingredienti, uno tra questi è l’età di questi giovanissimi che vanno dai 14 ai 20 anni e quindi all’età adolescenziale, difficile per tutti – spiega il Comandante provinciale dei Carabinieri di Ancona, Colonnello Cristian Carrozza – e poi al lockdown che ha compresso le energie di questi giovani facendole poi sfociare in eventi che non sono solo le risse ma anche altri fattori. Il Procuratore generale all’inaugurazione dell’Anno giudiziario ha ricordato che non c’è solo il fenomeno delle risse cui prestare massima attenzione, ma anche l’uso smodato di sostanze alcoliche e stupefacenti che possono essere legati a questo momento di chiusura dei ragazzi. I giovani in un momento di normalità esprimono la propria energia attraverso la socializzazione, che sia con la scuola e lo sport».

Un ruolo molto importante lo rivestono anche i social. «I social sono una concausa e un effetto di questo fenomeno – continua il Comandante Carrozza – i ragazzi per spirito emulativo ripetono quello che vedono sui social media cui sono collegati, vedono decine e decine di volte risse perpetrate anche in diversi luoghi del mondo e non ne percepiscono la gravità perché le botte dal video non si percepiscono, mentre nella realtà possono avere conseguenze drammatiche. E sono una conseguenza perché a loro volta i ragazzi ripropongono sui social a mo’ di trofeo quello che fanno».

Il Colonnello, non solo nel suo ruolo di alto ufficiale ma prima ancora in quello di padre di famiglia, si rivolge ai ragazzi. «Mi viene in mente una frase di Einstein, che lo scienziato rivolse proprio ai giovani: la logica vi porterà da A a B, l’immaginazione vi porterà dappertutto. In questo periodo di lockdown sarebbe bello comprimere energie sul pensare a quello che si potrà fare una volta che la situazione tornerà normale, concentratevi su queste opportunità».

La dottoressa Monica Benvenuti


C’è una tendenza diffusa a rompere gli schemi, le regole, un po’ a tutti i livelli con il perdurare della pandemia e le restrizioni dei Dpcm che mettono a dura prova la tenuta sociale ed economica del Paese, ma da parte dei ragazzini sembra vi sia anche una tendenza a sottovalutare le conseguenze delle loro azioni. Internet è il cattivo maestro, spesso e volentieri come ci spiega anche la dottoressa Monica Benvenuti, dirigente medico del servizio psichiatrico diagnosi e cura all’ospedale “Carlo Urbani” di Jesi: «Abbiamo la cultura dell’apparire piuttosto che dell’essere – sottolinea la dottoressa – qualsiasi individuo che si metta sui social viene preso a esempio, da qui poi nascono le devianze e le vere e proprie patologie come quelle derivanti dal culto di Internet. Penso a stati di angoscia, fobie come la fobia di restare disconnessi da Internet, che è una vera e propria patologia psichiatrica. Ovviamente per evitare tutto questo, il ruolo più pregnante lo hanno i genitori, che devono più possibile vigilare e proteggere i figli dai rischi della rete. Non intendo demonizzare i social, né internet che ha dato un impulso positivo alla società come per la telemedicina, ma per molte cose è culla di eccessi e di pericoli. Chiaramente adesso si cercano consensi, si va alla caccia del like – conclude la dottoressa Benvenuti – ma tutto questo rischia di sfociare in comportamenti devianti e in una mancata costruzione dell’identità dei giovani, l’identità va costruita nella realtà reale e non nella realtà aumentata».  

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