Ancona-Osimo

Il concorso nazionale Riviera Adriatica è un libro: «Femminicidi, donne, Resistenza e alluvione»

Il presidente del Carlo Antognini, Fiorello Gramillano, e il potere della letteratura: «La poesia è importante per veicolare messaggi, quali, ad esempio, la lotta al femminicidio. Il dialetto? Beh, va conservato. Usarlo nei componimenti significa essere più autentici»

Alcuni dei concorrenti della storia rassegna, giunta al 35esimo anno

ANCONA – Una raccolta di poesie per celebrare i 35 anni del concorso nazionale ˊRiviera Adriaticaˊ, da cui passarono i nomi più illustri della letteratura marchigiana, come l’anconetano Francesco Scarabicchi. Il volume – che tratta tra gli altri temi di femminicidio, guerra e Resistenza – è stato presentato oggi (23 dicembre) negli spazi della Chiesa Cristo Divin Lavoratore, alle 12.30.

A fare gli onori di casa, il presidente del circolo culturale Carlo Antognini, nonché ex sindaco di Ancona, Fiorello Gramillano: «Questa è un’antologia della 35esima edizione del concorso nazionale di poesia e narrativa. L’antologia contiene una presentazione dello storico concorso e dei premiati, la valutazione da parte della giuria del concorso e naturalmente tutte le poesie e tutti i racconti presentati», precisa Gramillano.

Il presidente del circolo Antognini, Fiorello Gramillano

Il libro è inoltre impreziosito da una suggestiva galleria di sculture, dipinti e fotografie di alcuni soci del circolo e frasi celebri di famosi personaggi. «ˊRiviera Adriaticaˊ è nata 35 anni fa e ad interromperla è stata solo il covid – spiega l’ex sindaco dorico – Da qui sono passati i nomi più importanti della poesia anconetana, come Scarabicchi quando era all’inizio della sua carriera».

«Noi abbiamo una serie di autori che stanno facendo la storia della poesia e della narrativa anconetana che riescono a dare un’impronta e a insegnare alle giovani generazioni come poter lavorare ed esprimere i propri sentimenti. Ci sono anche poesie e racconti in lingua sarda di Stefano Baldinu. E poi il vernacolo anconetano di Marinella Giampieri e di Claudio Buffarini», o temi come il femminicidio, la memoria partigiana e le donne. «Le poesie in dialetto sono precedute da un componimento di Mario Panzini (ˊPerché parlo in vernaculoˊ). Il dialetto – evidenzia Gramillano – significa entrare più immediatamente nello specifico dei temi parlandone in modo autentico».

Ad accompagnare i componimenti, anche dipinti fatti con acquerelli: «La poesia è importante per veicolare determinati messaggi. Non solo la tematica del femminicidio è attualissima, ma in qualche modo le poesie che sono state scritte precorrono i tempi e danno indicazioni terapeutiche su come affrontare determinati fenomeni». Sul femminicidio c’è anche «un significativo» lavoro di 23 ragazzi del liceo di Castelfidardo.

Un momento della conferenza di presentazione

Di guerra scrive Marinella Giampieri (nella sua ˊNina nana…’nte la gueraˊ): «Una poesia nata dopo lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina ma rivolta a tutte le guerre. Io sono nonna di 6 nipoti e vedere immagini dei bimbi che soffrono in tv sono cose che rimangono nel cuore. Io ho puntato sulle responsabilità della nostra generazione. Come nonna – ribadisce – mi sento responsabile ma non sappiamo cosa fare. Vorrei chiedere ai miei nipoti perdono perché non siamo capaci di lenire queste sofferenze».

C’è persino il porto di Claudio Buffarini, che unisce le foto alla letteratura: «Ho sviluppato uno scritto di mio padre (coetaneo del tenore Franco Corelli), nato in via Cialdini, praticamente al porto. Con papà Walter andavo spesso lì, dai 12 ai 19 anni, per pescare ai moli. Andavamo a pesca con la togna e prendevamo guati e paranza».

Maria Luisa D’Amico ha dato un doppio contributo al libro: «Uno sugli uomini di Marcinelle, morti in miniera, e uno dedicato alle donne della Resistenza, le staffette partigiane. La memori storica è importantissima, è una perla da tenere nello scrigno, fa parte del nostro passato. E se oggi siamo ciò che siamo lo dobbiamo a chi ha lottato e sofferto per ottenere la libertà».

Riccardo Amicuzi, civitanovese di soli 17 anni, ha scritto invece due belle poesie: una in cui paragona una partita di pallavolo a scuola ad una guerra ai tempi dell’antica Grecia (una poesia nata in corriera, dice lui). E un’altra in memoria di un bambino morto nell’alluvione di Senigallia del settembre ’22: «Questo esprime la potenzialità che la composizione poetica può avere. La poesia può essere o un gioco, un divertimento, un virtuosismo, ma anche un modo per testimoniare non solo i dolori dell’anima, ma anche quelli del mondo. È un modo per universalizzare il proprio sentire e farlo divenire il sentire di tutti».

Il volume può essere acquistato negli spazi del circolo culturale Antognini e parte dei proventi andranno a don Giancarlo, della parrocchia di piazzale Camerino, ad Ancona.

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