Ancona-Osimo

Chiude la Banca Popolare di Bari, dipendenti trasferiti in un call center di Teramo. La rabbia della Cgil

Il sindacalista Polidori attacca i vertici dell'istituto di credito: «I quattro lavoratori di Ancona potevano essere ricollocati in una sede più vicina»

Banca Popolare di Bari in Corso Garibaldi (Foto: Google)

ANCONA- Ieri 9 luglio, la Banca Popolare di Bari in corso Garibaldi ha chiuso i battenti. Quattro dipendenti su sei sono stati ricollocati in un call center di Teramo, il direttore e il vicedirettore sono invece stati trasferiti nella filiale di Osimo Stazione. La notizia è stata comunicata al personale solo quattro giorni prima.

«I dipendenti della filiale di Ancona della Popolare di Bari, nel pomeriggio di giovedì 5 luglio, si sono visti apparire il Capo Area il quale comunicava loro che, vista l’imminente chiusura della loro filiale, dal lunedì successivo si sarebbero dovuti presentare al lavoro presso il Call Center di Teramo. Accompagnava questa “lieta novella” con un :”…e dovete sentirvi fortunati perché potevate essere licenziati» denunciano le segreterie Fisac Cgil Ancona e Marche.

Già lo scorso anno, per salvare la banca, i lavoratori avevano accettato un accordo di solidarietà rinunciando a 28 giornate di stipendio. «A nulla sembra sia servita questa manovra visto che, a distanza di pochi mesi, si sta procedendo ad ulteriori azioni, sempre rivolte contro i lavoratori. La dirigenza, dimostratasi non certo all’altezza della situazione, continua a rimanere al comando dell’azienda, facendo ricadere e pagare ai lavoratori colpe non loro» spiega il sindacato.

Oltre alla chiusura della filiale anconetana stessa sorte è toccata anche ad altre sedi come a Forlì e a Milano. «Di 31 persone che sono state rimosse dalle filiali, solo 8 non sono state ricollocate in posizione vicina alla precedente: quattro sono di Ancona, 1 di Forlì, 1 dell’Abruzzo e 1 di Milano- riferisce Antonio Polidori, Fisac Cgil-. I quattro dipendenti di Ancona potevano essere ricollocati in una sede più vicina. Tra l’altro un lavoratore è part time, uno viene da Pesaro e tutti e quattro hanno avuto problemi fisici. Dopo quasi 30 anni di servizio in banca ad Ancona vengono mandati a Teramo a fare i centralinisti demansionandoli. Se l’attività che sono chiamati ad espletare è quella di operatore telefonico, non si capisce perché non possa essere svolta in una sede logisticamente di più facile fruibilità».

Secondo il sindacato il trasferimento al call center di Teramo si configura come un vero e proprio invito all’autolicenziamento. «Per presentarsi al lavoro alle 8,15 a Teramo, dalle Marche centro-nord e utilizzando i mezzi pubblici, bisogna partire alle prime luci dell’alba per poi rientrare a casa a notte fatta! Quindi, vista l’impossibilità di attuare questa soluzione, il lavoratore è costretto a prendere casa a Teramo con tutto ciò che ne consegue: stravolgimento della vita familiare (i lavoratori interessati hanno quasi tutti mogli/mariti e figli), raddoppio dei costi di gestione (2 affitti, doppie bollette per le utenze, notevole incremento della spesa per il mangiare, spese di trasporto, ecc.) e notevoli problemi di carattere psicologico che la situazione potrebbe comportare- commentano le segreterie Fisac Cgil Ancona e Marche-. Ma è fin troppo chiaro che l’intenzione della Popolare di Bari è solo quella di liberarsi di dipendenti. Come Fisac/Cgil Ancona e Marche e come Cgil Provinciale e Regionale –  denunciando il comportamento irresponsabile della banca in questione – abbiamo già messo in atto ogni azione possibile per proteggere i lavoratori e le loro famiglie».

© riproduzione riservata