Ancona-Osimo

Viaggio tra i centri tattoo in zona arancione. I tatuatori: «Penalizzati dal divieto di spostamenti»

Tommy, Tiziano e Alex da Ancona raccontano le difficoltà attuali del loro lavoro, condizionato da pandemia e Dpcm: «L'appassionato si muove, si sposta, cerca il meglio ed è stato bloccato»

Tatuaggio CP
Non è facile il momento per i tatuatori anconetani

ANCONA – Tra le categorie colpite trasversalmente dalla pandemia e dalle disposizione del Dpcm in vigore fino al 3 dicembre, c’è sicuramente anche quella dei tatuatori. Grazie a tre esperti del settore sul territorio anconetano, abbiamo cercato di capire come sia il momento attuale per i Centri Tattoo da quando le Marche sono diventate zona arancione, con ferree regole in materia di distanziamento e prevenzione, divieto degli spostamenti e incertezza circa il futuro.

«Siamo in una situazione difficile da gestire»

Tommy di “Kosta Dorika Tattoo”, studio di Ancona in via dell’Industria 5 alle Palombare, ripercorre tutte le ultime tappe a partire dallo scoppio del Coronavirus: «Ci siamo trovati a fronteggiare una situazione difficilissima lo scorso anno nei mesi di febbraio-marzo-aprile che per noi erano vitali nell’ambito del nostro lavoro con i primi caldi e la voglia di tatuarsi. D’estate abbiamo riaperto e ora ci troviamo un’altra volta in una situazione di grande difficoltà. Personalmente ho impostato la mia attività investendo soldi, tempo, social, sponsorizzazioni e pubblicità creando una squadra di professionisti per ogni stile (giapponese, ritratti, ornamentale ecc.ecc.). Con impegno e dedizione ci siamo coltivati clienti da tutta Italia e ora siamo obbligati a lavorare con i soli anconetani. Ci sono situazioni aperte di acconti già pagati, lavori già iniziati. Oltretutto le spese continuiamo a sostenerle, è difficile lavorare con serenità».

La forza di combattere il momento arriva direttamente dalla gente: «La voglia di tatuarsi c’è anche se, con il lavoro a rischio, cala un po’ di pressione psicologica nel fare un tatuaggio che è comunque un bene secondario. Cerchiamo di reagire attraverso la nostra clientela affezionata che ci supporta quotidianamente. A livello di norme e disposizioni qui la sicurezza c’è da sempre: divisioni, mascherine e distanziamenti li abbiamo sempre usati. Qualche disagio può esserci nell’ordinare i materiali ma la cosa sgradevole è aver dovuto spendere soldi per adeguare i locali e poi trovarsi comunque in una situazione difficile».

I danni derivanti dall’estemporaneità delle decisioni

«Il primo lockdown ci ha toccato particolarmente, ci sono famiglie che mangiano con quest’attività. Il contesto attuale è diverso perché abbiamo dovuto investire delle somme e ora rischiamo di far spegnere la fiamma». A parlare è Tiziano, esperto tatuatore anconetano. «I cambiamenti sono sempre all’orizzonte e paghiamo, come tutte le piccole-medio imprese, l’estemporaneità delle decisioni che sono state prese»

Sul momento attuale: «La maggior parte dei lavori si incentra su pezzi già iniziati e su clienti fidelizzati. È impossibile trovare l’impulso dal tatuaggio commerciale in questa fase. Non è cambiato il nostro modo di lavorare anzi, paradossalmente, è stato regolarizzato con le attuali disposizioni. Diciamo che le grosse penalizzazioni ci sono arrivate dai mancati spostamenti. Siamo abituati a viaggiare, a lavorare con i social, abbiamo studi di realizzazione all’estero garantendo un livello di qualità importante. L’appassionato si muove, si sposta, cerca il meglio ed è stato bloccato. Ad Ancona siamo fortunati, c’è una buona tendenza ma è comunque durissima andare avanti così».

«Viviamo un clima di grande incertezza»

Alex di “Ants Tattoo” in via Vecchia del Pinocchio 31 racconta in modo molto razionale lo stato d’animo di questi giorni: «Viviamo ogni giorno in un clima di incertezza, dove non è possibile fare programmi a lungo termine, che sono invece la base della nostra organizzazione in agenda. Nonostante tutto possiamo ritenerci ancora fortunati rispetto ai nostri colleghi in “zone rosse” dove attività come la nostra sono state chiuse. Ci sentiamo di dire che, avendo postazioni completamente divise, uno spazio di 200 mq dove i clienti vengono gestiti singolarmente senza rischio di assembramenti e in completa attenzione igenico-sanitaria, troviamo ingiusto essere sempre una delle prime categorie lavorative ad essere penalizzate. Soprattutto dal divieto di potersi spostare con molti lavori che erano già stati iniziati».

Le difficoltà del prima lockdown hanno fatto spazio al calore dei clienti, la miglior medicina anche contro le difficoltà di oggi: «Il lockdown di febbraio-marzo-aprile è stato brutto, ci ha fatto porre tanti interrogativi. Poi è arrivata la riapertura, investimenti, social, clienti e tutto quello che ne è derivato. Il loro calore è stato determinante a farci dimenticare le difficoltà e probabilmente ci darà anche in questo caso la forza di reagire e continuare quotidianamente la nostra attività».

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