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Cellulari a scuola? Presidi Marche: «Il divieto è sbagliato». Consulta studenti Ancona: «Serve educare»

Telefoni banditi a scuola. La misura è stata adottata dal Malpighi di Bologna ma fa discutere tutta Italia. Il presidente della Consulta provinciale degli studenti: «Serve educare, non proibire»

ANCONA – Il Malpighi di Bologna vieta l’utilizzo del cellulare in classe e durante la ricreazione. Plaude lo psichiatra Paolo Crepet, mentre sul fronte degli studenti le opinioni si dividono, almeno a livello nazionale. Ma «demonizzare uno strumento che, volente o nolente, è diventato parte integrante dei nostri giovani è abbastanza sbagliato». A dirlo è il presidente marchigiano dell’Associazione Nazionale Presidi (Anp), Riccardo Rossini.

«Credo invece – riflette il preside – che sia necessario regolarizzare l‘uso del telefono, che in aula può tornare utile per fare ricerca sulla rete e avere immediatamente informazioni anche durante la lezione o in determinati laboratori».

Riccardo Rossini, presidente dell’Anp Marche

«Primo punto: trovo che un non utilizzo tout court del telefono sia sbagliato – ribadisce Rossini – Secondo punto: c’è anche il rischio che – un po’ come col fumo – si arrivi a una forma ipocrita e decisamente poco educativa, per cui l’adulto fa finta di non vedere per non intervenire. Mi spiego: quando si decide per un simile divieto, poi bisogna anche essere in grado di farlo mantenere e rispettare».

L’utilizzo del cellulare, a parere del numero 1 dei presidi marchigiani, va regolamentato: «Nella scuola va fatto una sorta di patto tra nobiluomini, tra insegnante e studente. In determinati orari, si può usare e nella maggior parte del tempo no: questa è una cosa giusta, a mio avviso».

Lo psichiatra Crepet, all’Agi (Agenzia giornalistica italiana), ha dichiarato: «È giusto arrivare ad una soluzione un po’ più drastica. Io sono d’accordo con il preside del Malpighi e con tutti gli insegnanti. E sono soprattutto felice per i ragazzi». E ancora: «Il modello Malpighi diventi un esempio nazionale».

Lo psichiatra Paolo Crepet (foto archivio)

«È giusto arrivare ad una soluzione un po’ più drastica – ha commentato nei giorni scorsi lo psichiatra –. Lo scorso anno ci sono state sperimentazioni simili in altri istituti in Italia e la cosa più interessante è stata la reazione dei ragazzi. Vietare i telefonini comporta un netto calo dell’aggressività, un aumento netto di capacità cognitive, memoria e attenzione e, soprattutto, un aumento netto delle relazioni sociali ed emotive».

Secondo l’esperto «i telefonini sono utilizzati anche in classe e durante le lezioni anche perché sono una droga. Se si riesce ad interrompere questa dipendenza si fa del bene ai giovani e allo studio». 

Tornando al caso marchigiano, Rossini è d’accordo con Crepet sul fatto che «spesso il telefono sia fonte di occlusione mentale e possa limitare la creatività, l’immaginazione e la relazione. Questo senza ombra di dubbio – dice il preside – ma lo smartphone fa anche tante altre cose che sono ormai connaturate con le abitudini dei ragazzi e alcune sono oggettivamente di grande utilità».

«Normalmente, nelle scuole marchigiane non è consentito l’uso del telefono se non per attività didattiche. E qui spesso la differenza la fa l’insegnante, perché se il docente ritiene opportuno far usare il telefono, allora acconsente, altrimenti lo fa lasciare sotto il banco o nello zaino. Ma è chiaro che anche quando è sotto il banco, il telefono è acceso, talvolta pure per dei genitori ansiosi. Quindi, il fronte di chi il telefono lo vuole a scuola è piuttosto ampio. Dunque – ha concluso – telefoni sì, ma cum grano salis».

Leonardo Ploschberger, Presidente della consulta degli studenti della provincia di Ancona

Concorde il Presidente della Consulta provinciale degli studenti di Ancona, Leonardo Plöschberger: «Per quanto riguarda le scuole superiori, un divieto assoluto è sbagliato e poco educativo. Piuttosto, bisognerebbe istruire i ragazzi al corretto utilizzo del telefono. E questo – puntualizza Plöschberger – non è mai stato fatto. Invece, credo che il corretto uso dello smartphone sia un argomento da sviluppare all’interno dell’educazione civica. Avremmo bisogno di parlare e conoscere tante più cose: dall’educazione sessuale alle (ormai imminenti) elezioni politiche».

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