Ancona-Osimo

Celiachia, crescono i casi nelle Marche

I numeri nello studio condotto dalla Clinica di Pediatria del Salesi in collaborazione con l'Ospedale San Bonifacio di Verona. Negli ultimi 20 anni la prevalenza della patologia è raddoppiata

Da sinistra carlo Catassi, Giampaolo Giampaoli, Michele Caporossi e Sauro Longhi

ANCONA – La prevalenza della Celiachia è raddoppiata negli ultimi 20 anni. È quanto emerge dai dati di una ricerca coordinata dalla Clinica Pediatrica dell’Università Politecnica delle Marche di Ancona. l’Indagine di Screening della celiachia in età evolutiva, cofinanziata dalla Fondazione Cariverona, è stata condotta su bambini di età compresa tra i 5 e i 10 anni nelle scuole primarie di Ancona e Verona negli anni 2015-2016.

Sauro Longhi, rettore Università Politecnica delle Marche

«Un progetto che ha messo insieme due eccellenze: gli Ospedali Riuniti di Ancona e l’Ospedale San Bonifacio di Verona – ha sottolineato il rettore dell’Università Politecnica delle Marche Sauro Longhi –  Abbiamo bisogno di dare risposte certe ai tanti problemi di salute».

«Una patologia autoimmune – ha spiegato il professor Carlo Catassi direttore della Clinica Pediatrica dellUniversità Politecnica delle Marche Azienda Ospedaliera Universitario Ospedali Riuniti Ancona – che coinvolge l’intestino e si osserva in seguito ad assunzioni di alimenti contenenti il glutine. Una malattia che spesso sfugge alla diagnosi perché presenta sintomi sfumati». La  patologia mostra unaa prevalenza nella popolazione femminile.

Obiettivo dello studio, condotto dalle dottoresse Simona Gatti ed Elena Lionetti, valutare la frequenza attuale di celiachia conclamata e di autoimmunità celiaca nella popolazione in età scolare, valutare la “dimensione” dei casi di “celiachia sommersa” e verificare un aumento della frequenza di celiachia in età pediatrica rispetto agli ultimi dati risalenti agli anni ‘90, alla luce del miglioramento delle tecniche diagnostiche. Un progetto con ricaduta nazionale e internazionale, come ha sottolineato il professor Catassi, e dall’importanza straordinaria come ha evidenziato Giampaolo Giampaoli della Fondazione Cariverona.

L’indagine è stata condotta in tre step: una prima dove i bambini sono stati sottoposti al test tramite prelievo di una goccia di sangue capillare dal dito, che in circa 90 minuti fornisce una risposta circa la predisposizione genetica alla celiachia. Un’altra in Ospedale con prelievo venoso  per individuare gli anticorpi della la malattia, e infine l’ultima consistente nella conferma diagnostica che ha prodotto 43 diagnosi confermate e 11 soggetti in follow-up.

I risultati hanno evidenziato che su 4570 bambini che hanno partecipato allo screening, sottoponendosi al prelievo genetico, il 43% di essi è risultato geneticamente predisposto alla celiachia. Nonostante non abbiamo aderito tutti alla parte finale dell’indagine consistente nella biopsia intestinale, grazie allo studio sono state formulate 54 nuove diagnosi di celiachia  (1,3%), che altrimenti sarebbero rimaste sommerse. Questo ha dimostrato che più di 2/3 delle diagnosi rimangono non riconosciute.

Michele Caporossi, direttore generale Azienda Ospedali Riuniti
Michele Caporossi, direttore generale Azienda Ospedali Riuniti

Una patologia poco conosciuta fino a 40 anni fa, come ha spiegato il direttore dell’Azienda Ospedali Riuniti di Ancona Michele Caporossi: «Oggi con lo screening di massa abbiamo la possibilità di conoscere i dati di incidenza sull’intera popolazione – ha detto –  Bisogna lottare ancora di più perché ci sono delle forti sacche dove questa malattia non è ancora conosciuta, la strada da percorrere è ancora lunga». Caporossi ha poi evidenziato la carenza dei pediatri e la necessità di rafforzare questa specializzazione nelle scuole.

«Presto partiranno nuove importanti ricerche  – ha annunciato il rettore Longhi – bisogna capire come mai questi numeri stanno aumentando e come mai soprattutto sui più giovani c’è una maggiore sensibilità a questo fenomeno».

Dall’indagine emergerebbe che il cambiamento ambientale e del glutine, potrebbero essere fattori favorenti la malattia, che è il risultato dell’interazione tra predisposizione genetica e fattori ambientali scatenanti. Nutrizione, infezioni intestinali, farmaci, sono gli elementi chiamati in causa nella Celiachia, ma la ricerca dorica avrebbe messo in evidenza la responsabilità delle infezioni intestinali e degli antibiotici nella genesi della celiachia nella prima infanzia. L’allattamento, nonostante gli innumerevoli benefici per il bambino, non avrebbe un ruolo protettivo nei confronti della celiachia. Irrilevante anche l’età di introduzione del glutine nella dieta del bambino. Si è visto infatti che non ha alcuna differenza introdurlo all’epoca dello svezzamento o più avanti.

Intanto è al vaglio della Comunità Europea la possibilità di attuare screening di massa, soprattutto per diagnosticare i casi di celiachia asintomatici.

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