Ancona-Osimo

Una campana sul mare del Passetto, l’artista Fiorenzi: «Rilanciare Ancona? Serve il coraggio delle novità»

La torre campanaria di 12 metri ora è alla Mole Vanvitelliana. Fiorenzi, osimano, ha realizzato l'installazione nell’ambito del progetto TRAC – Tresoldi Academy, con la direzione artistica di Edoardo Tresoldi

Oliviero Fiorenzi nella foto di Olimpia Taliani de Marchio

ANCONA – Sarà installata nel corso dell’estate MEDA, l’installazione artistica realizzata nell’ambito del progetto TRAC – Tresoldi Academy, con la direzione artistica di Edoardo Tresoldi e in collaborazione con Oliviero Fiorenzi, marchigiano di Osimo. Una torre campanaria alta 12 metri destinata a essere installata in acqua.

L’opera di Fiorenzi, una suggestiva campana in metallo, è stata inaugurata lo scorso 6 maggio alla Mole Vanvitelliana. Dietro una semplice campana, c’è una miriade di significati. A spiegarla, è proprio chi l’ha realizzata, il giovane Fiorenzi, classe ’92, con alle spalle esperienze all’estero e una formazione alla Naba di Milano (Nuova accademia di belle arti, ndr).

«Non conosciamo ancora la data della messa in mare» – spiega Fiorenzi, evidenziando che intanto la campana si trova all’interno del tempietto di San Rocco, all’interno della Mole Vanvitelliana. L’opera, nel suo complesso, una torre campanaria alta 12 metri è destinata a essere installata in acqua.

La campana inaugurata il 6 maggio scorso si trova ora alla Mole Vanvitelliana (foto Matteo Natalucci)

Un progetto, lungo, quello che ha coinvolto Fiorenzi e Tresoldi: «Il campanile lo scorso anno è stato costruito durante un workshop selezionato dalla scuola di Edoardo, la Tresoldi Accademy e Yacademy». L’installazione temporanea è stata voluta dal Comune dorico, con alcuni partner, primi fra tutti il Cantiere delle Marche.

Una campana, quella di Fiorenzi, non di suono, ma di luce. Insomma, dimenticatevi il rintocco delle ore e aspettatevi un faro luminoso. «Ho deciso di ibridare il concetto sul faro. Una scultura cinetica, che diventa segnale installato nel contesto del mare, in mimesi coi fenomeni atmosferici».

«Mossa dal vento e illuminata dal sole, la campana crea uno scintillìo che entra in totale mimesi col contesto. La luce che emette la emette perché la campana è cromata. La luce del sole genera un riflesso sul pale che sono cromate e c’è questo farfallìo, questo scintillio del mare».

L’altro concetto è quello dei punti cardinali. «Ancona, essendo una città spigolosa e di difficile interpretazione per chi viene da fuori, ha come risultato che un po’ ci si perda. Il tema dei punti cardinali è quindi stato un leitmotiv per tutta la lavorazione del progetto, finché, poi, è accaduto qualcosa di magico».

Prima della conclusione dell’opera, Olivieri va a mangiare alla trattoria Clarice, ad Ancona, e qui la figlia del titolare, una bimba di 8 anni, stava disegnando su dei fogli A4 proprio dei punti cardinali, perché doveva impararli. «Ecco, è stata una sorta di rivelazione. Ho fotografato quei fogli e ho chiesto alla piccola di regalarmene uno».

La campana di Fiorenzi nella foto di Matteo Natalucci

D’altronde, «cosa c’è di più simbolico di una bambina (di Ancona) che sta imparando ad orientarsi nella sua città e nel mondo? Ho così applicato sulle pale della mia opera i disegni della bambina. Dunque, sulle pale c’è il nord, il sud, l’est e l’ovest».

«Le pale ruotano ed è un po’ come una turbina che mischia i punti cardinali. Ad essere fermi sono la campana e il campanile, un nuovo punto di riferimento per la città, che sposta il centro della città in mezzo al mare».

Torniamo al discorso della spigolosità di Ancona. Come renderla attraente per cittadini e turisti?

«La verità è che in provincia ci si spaventa delle novità, si pensa di fallire, ma è tutto il contrario. Infatti, non essendoci un termine di confronto, in provincia, è più semplice fare qualcosa di nuovo e c’è più attenzione alla novità. Semplicemente, le cose bisogna avere il coraggio di iniziarle e di portarle avanti».

«Certo, questo può risultare più semplice per chi ha studiato o ha fatto esperienze fuori, perché cogli il potenziale della tua città e sai anche come metterlo in pratica. Sapete – conclude Fiorenzi – è importante viaggiare e vedere altri luoghi, ma il mio lido è casa, è Osimo. E Ancona? Beh, ho studiato al Mannucci, questa città l’ho capita, la amo. È casa».

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