Ancona-Osimo

Camerano, battaglia per il ponte sull’A14: assolto l’imprenditore

L’azienda era finita “nei guai” per una lettera anonima, spedita il 17 aprile 2017, meno di un mese dopo la tragedia del ponte crollato. La missiva informava Autostrade per l'Italia che i camion passavano sul ponte a loro vietato

La protesta dei dipendenti della "Baldini" sul ponte 166

CAMERANO – La massima portata del cavalcavia, quello che attraversa l’autostrada lungo la Direttissima del Conero a Camerano, era di 12 tonnellate. I camion che passavano carichi di materiale per raggiungere la ditta di Sandro Baldini, la Conero frantumazioni, azienda specializzata a trattare le macerie derivanti da lavori di edilizia, pesavamo molto di più e quindi Autostrade per l’Italia prima aveva messo una segnaletica verticale che indicava il divieto di passare sul ponte ai mezzi superiori alle 12 tonnellate di peso. Poi aveva fatto mettere dei new jersey per stringere il passaggio perché i camion diretti alla ditta Baldini continuavano a passare essendo quello l’unico passaggio possibile.

La lettera

L’azienda era finita “nei guai” per una lettera anonima, spedita il 17 aprile 2017, meno di un mese dopo la tragedia del ponte crollato in A14, il 167, proprio in quel tratto autostradale, costato la vita ad una coppia della provincia di Ascoli Piceno. La missiva informava Autostrade per l’Italia che i camion passavano sul ponte a loro vietato. L’imprenditore Baldini aveva rimosso quelle barriere perché erano state messe sul suo terreno privato. Fu accusato di furto e la procura fece sequestrare i new jersey. Ricorso al tribunale del Riesame, Baldini vinse e ottenne il dissequestro. La procura cambiò l’imputazione nei suoi confronti, non più furto ma attentato alla sicurezza dei trasporti. Difeso dall’avvocato Roberto Regni l’imprenditore ha affrontato un processo che si è concluso ieri mattina 4 aprile: stando alla difesa quelle 12 tonnellate erano il limite del collaudo non della portata effettiva del ponte. Dopo la tragedia del ponte vicino, crollato il 9 marzo 2017, nessuno in quel periodo si era più preso la responsabilità di verificare con prove tecniche sul posto la portata di peso del ponte. La giudice Francesca Pizi ha assolto l’imputato perché il fatto non sussiste. L’azienda con il titolare in testa è stato portatore di una protesta lunga anni che ha portato a manifestazioni molto partecipate sul ponte stesso e battaglie a suon di carte in tribunale.

© riproduzione riservata