Ancona-Osimo

Cambio di sesso, crescono le richieste: al San Camillo di Roma terze le Marche. L’esperta: «Adeguato percorso psicologico»

Il 3,1% delle richieste di cambio sesso arriverebbe dalle Marche. La psicologa Gloria Trapanese: «Non si tratta di problemi e non c'è niente da curare. Ecco cosa c'è da sapere»

ANCONA – Cambio di sesso, richieste in aumento in tutta Italia. Le Marche sono la terza regione per provenienza all’ospedale San Camillo-Forlanini di Roma. Secondo recenti dati diffusi dal quotidiano La Stampa, gli adolescenti hanno fatto registrare un aumento negli accessi del 470%.

Ma perché così tanti adolescenti intraprendono il percorso psicoterapico del cambio di sesso e quale disagio c’è dietro? Ne abbiamo parlato con la dottoressa Gloria Trapanese, psicoterapeuta anconetana.

«Sull’aumento dei casi rispetto alla nostra regione, mi sento di dire che bisognerebbe condurre un’approfondita indagine sociologica ma sul discorso del percorso psicoterapeutico da intraprendere, beh, è sicuramente un percorso importante, lungo e impegnativo. Insomma, non si snoda in pochi mesi. E l’attenzione sulla disforia di genere in ambito scientifico sta negli ultimi anni prendendo piede, con la proliferazione di studi in merito».

Intanto, si stanno approntando modelli condivisi che prevedono programmi integrati con interventi psicologici, sociali e medici: «In Italia, non è un percorso svolto alla leggera e ha ovviamente il suo peso psicologico. Dai dati – prosegue Trapanese – può colpire il fatto che siano soprattutto i giovani adolescenti a fare richieste per il cambio di sesso e questo accade poiché i giovani si trovano in un quella fase di vita evolutiva in cui si fanno i conti con l’affiorare dei caratteri sessuali secondari».

Cambiamenti del proprio corpo, come la crescita della barba o della peluria nei maschi (o dei seni nelle femmine) che «genera un malessere ulteriore per chi già percepisce un disagio per via del proprio riconoscimento nel sesso opposto. Nel senso che l’adolescente che presenta già una discrepanza tra il sesso biologico e quello in cui si percepisce, a seguito dell’emergere dei caratteri sessuali secondari, percepisce un maggior disagio ed è qui che scatta la richiesta».

Al San Camillo, arrivano anche gli adulti: in 5 anni, hanno fatto registrare un aumento di accessi del 55%, nel 2022 l’aumento è del 6%. Rispetto alla provenienza, per quanto riguarda i teenager, la percentuale più alta (87%) proviene dal Lazio. Seguono Abruzzo 5%; Campania, Marche e Calabria 1%; Puglia e Umbria (3%).

Negli adulti le percentuali di accesso rispetto al sesso assegnato alla nascita sono le seguenti: 44% “assegnati maschi alla nascita” e 56% “assegnate femmine alla nascita”.

Rispetto alla provenienza, la percentuale più alta (77,9%) arriva dal Lazio. Seguono Abruzzo 3,7%; Marche e Umbria 3,1%; Puglia e Campania 2,6%; Sicilia 1,6%; Sardegna e Calabria 1%; Lombardia e Molise 0,5%. In tre sono arrivati da Londra (1,6%).

«Non si tratta di problematiche da curare – chiarisce la psicologa – Le cose vanno chiamate col loro nome. La disforia di genere va diagnostica secondo i criteri Dsm5. Affinché possa essere effettuato un cambio di sesso, dunque, va diagnosticata la disforia. Capita spesso di fare colloqui con giovani che si trovano in questa fase della loro vita e poi a seconda di quanto il paziente richiede si intraprende un percorso. L’aumento per i teenager è pure in relazione alla maggior facilità, oggi, di uscire allo scoperto. I media riescono a far emergere tali questioni e non ci si sente più troppo soli».

«Il consiglio che do agli adolescenti che avvertono (o sospettano) la disforia? Ragazzi, chiedete aiuto e intraprendete un percorso psicologico. Un percorso che non serve a curare, perché non c’è niente da curare – ribadisce – Serve piuttosto ad accompagnare il soggetto nell’esplorazione della propria identità. E non è affatto una moda presentare questi disagi». Semplicemente, ci sarebbe più consapevolezza.

Se nel 1982, per richiedere la procedura di cambio sesso era necessario l’intervento chirurgico, beh, dal 2011 non più. L’operazione medica si fa solo se e “quando risulta necessario” adeguare i caratteri sessuali. Non è più richiesto il requisito dell’intervento, ma resta necessaria – per la sua esecuzione – l’autorizzazione del tribunale.

A confermare questo trend, anche la giurisprudenza, con la sentenza 221 della Corte Costituzionale che stabilisce come l’intervento chirurgico per il cambio sesso è eventuale e non necessario nel processo di transizione. Per la suprema corte, l’operazione chirurgica va intesa come mezzo per raggiungere il benessere psicofisico e quindi per tutelare il diritto alla salute (sentenza 15138).

Se l’intervento chirurgico sia per sempre? «Una volta eseguito, è difficoltoso tornare indietro – conclude Trapanese – Per questa ragione, occorre essere accompagnati in un adeguato percorso psicologico. Talvolta, i chirurgi denunciano che i pazienti non siano pienamente consapevoli di ciò che stanno intraprendendo. Di qui, l’importanza della psicologia prima e dopo l’eventuale intervento».

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