Ancona-Osimo

Storia di un calendario: il gabbiano anconetano di Micol Mancini tra pinacoteca, museo, Covid e… chiamate intercontinentali

Il 15 dicembre l'autrice di Gabià, Micol Mancini, parteciperà a un incontro con il pubblico per raccontare la storia del suo personaggio. E sabato sarà presente a Vinokilo, alla Mole. L'abbiamo incontrata

Micol Mancini

ANCONA – Micol Mancini è l’autrice – poco confusa e molto felice – del gabbiano anconetano. Per gli amici più semplicemente «Gabià», il pennuto marittimo anconetano che con le sue espressioni, i suoi pensieri e le sue reazioni, impersona lo spirito, l’essenza dell’abitante di Ancona. Un gabbiano da oltre 5mila follower su Facebook e quasi altrettanti su Instagram che, come racconta scherzosamente la stessa Mancini, creatrice del personaggio, le sta assorbendo sempre più energie, anno dopo anno, fino a non sapere più dove finisce Micol e dove comincia «Gabià». I due – in un’ottica simpaticamente schizofrenica dell’autore e del suo soggetto – saranno protagonisti di un incontro con il pubblico, giovedì 15 dicembre, alla Pinacoteca Civica di via Pizzecolli, sul tema “Gabiàlendario ‘ntel Museo 2023“.

Micol, come si svolgerà l’appuntamento di giovedì 15 dicembre?
«La Pinacoteca organizza incontri con scrittori e autori, e sapendo del libro pubblicato a inizio estate (Giallo in Ancona, ndr) e del calendario ha previsto anche questo incontro. Ci sarà Simona Rossi, di Fogola, a pormi delle domande, altre verranno dal pubblico, mostreremo qualche slide per raccontare come è nato e come si è sviluppato il gabbiano durante gli anni. E’ un appuntamento a ingresso libero ma su prenotazione, perché i posti sono limitati».

Ecco, allora com’è nato Gabià?
«Attorno al 2016 avevo cominciato a pubblicare dei disegni che ritraevano gli anconetani in tipiche situazioni quotidiane, i vecchietti che prendono il caffè al bar, i discorsi sui moscioli, sul pallò, la coppia al mare, il turista che ha male ai piedi sul breccino di Portonovo, cose così e la gente rispondeva molto bene. Così ho pensato che valesse la pena creare un personaggio ad hoc, che impersonasse l’anconetano, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, insomma l’anconetano per antonomasia sotto forma di gabbiano. Ho scelto il gabbiano perché probabilmente è l’animale più diffuso ad Ancona e perché mi lasciava libertà d’espressione. Con gli occhiali da sole perché non vuole farsi leggere, un po’ come noi anconetani, sempre un po’ stitici. E man mano che pubblicavo disegni il pubblico mi ha caricata, il gabbiano s’è diffuso sempre di più e da lì è nata l’idea di creare i gadget, e nel 2021 il calendario, che è stata una grande sorpresa».

Perché?
«La gente è impazzita: poche copie subito sold out, con ordini anche da molto lontano, l’ho spedito in Nuova Zelanda, in Svezia e in America. E ho ricevuto tante mail da anconetani all’estero che mi dicono che il calendario tiene loro compagnia e li fa sentire a casa. Una cosa emozionante. Che mi ha condotta alla terza edizione, quella del 2023».

Cosa c’è di nuovo nel Gabiàlendario 2023?
«I calendari per la maggior parte sfruttano il tema dell’arte e allora ho pensato di farlo anch’io, con dodici opere molto famose ma con il gabbiano protagonista. A gennaio, per esempio, il gabbiano sarà la Gioconda, e così via».

Com’è uscito il suo pennuto da due anni di Covid?
«È stato un periodo prolifico, se si mette da parte la tragicità della pandemia. Un momento in cui messo in ordine il progetto dandogli una struttura ben precisa, tra social, piani editoriali e quant’altro. E ne è uscito rinato. Durante il periodo del Covid pubblicavo vignette a tema e così ho fatto un po’ ridere le persone in un momento triste e delicato».

E il «Gabiaroscopo»?
«Nasce dal mio interesse più o meno forte per l’astrologia, mi sono sempre divertita ad associare le persone ai segni zodiacali, così ho deciso di creare la rubrica per sfruttare le mie conoscenze semi approfondite, sempre legate allo scenario anconetano. Anche in questo caso a dicembre comincerà la terza stagione».

Ha iniziato quasi per scherzo, adesso è un lavoro.
«Assolutamente sì. Il gabbiano è diventato la mia occupazione principale, con mia grande sorpresa. Ho cominciato quasi per gioco e oggi mi ritrovo ad essere proprietaria di un brand. E ne sono felicissima, perché sono riuscita a collegare passione e divertimento al lavoro vero e proprio».

Il suo è un esempio che nella vita bisogna assecondare la propria inclinazione artistica. Quando ha capito che poteva essere la sua attività principale?
«Con il tempo, soprattutto grazie al pubblico, principalmente quello dei social, che mi ha fatto aprire gli occhi. Mi rendevo conto che, se per un po’ non pubblicavo, la gente mi chiedeva quando lo avrei fatto. Sono le persone che mi hanno fatto capire le potenzialità del gabbiano e non smetterò mai di ringraziare chi mi sostiene e chi acquista, tutto questo mi rende tanto felice. C’è chi pensa che l’arte non sia un mestiere e delle volte finiamo per crederci anche noi artisti, spesso chiamati in causa per lavori gratis… Con il gabbiano è successo esattamente l’opposto, ed è una grande soddisfazione. Bisogna seguire assolutamente le proprie inclinazioni».

Oltre alla Pinacoteca, ha altri appuntamenti con il suo pubblico?
«Mi hanno invitata a partecipare, sabato pomeriggio, a Vinokilo, mercato vintage itinerante alla Mole e sarò lì con il banchetto del gabbiano. Poi c’è un’altra collaborazione importante, per inizio 2023, ma non voglio spoilerare nulla, è troppo presto».

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