Ancona-Osimo

Ad Ancona un bullo chiede aiuto dopo un incontro di sensibilizzazione a scuola. Lo psicologo del Moige: «Serve ascoltare»

A margine di un evento in un istituto anconetano, un ragazzo si è avvicinato a uno psicologo del Moige, che era lì per sensibilizzare i giovani sul bullismo. Il racconto: «Mi ha parlato del suo passato. Da bullizzato a carnefice»

Gli operatori del Moige. Al centro, Patrizia Guerra

ANCONA – A margine dell’incontro, un ragazzo si alza e va verso lo psicologo del Moige. Nessuno avrebbe mai immaginato potesse accedere, benché tutti lo sperassero. D’altronde, è questo è l’obiettivo degli incontri dii sensibilizzazione contro il bullismo organizzati da Patrizia Guerra e dal Movimento Italiano Genitori.

Lunedì, a margine di un evento in un istituto anconetano, un ragazzo si avvicina a Marco Conciatori, psicologo del Moige: «Il nostro compito è ascoltare e così ho fatto – sottolinea Conciatori -. Il ragazzo in questione ha la fortuna di avere, nella sua scuola, lo sportello psicologico e noi ci siamo limitati ad invitarlo a parlare col professionista della scuola».

«Infermieri e insegnanti – prosegue Conciatore – sono i mestieri più a rischio di burnout e quindi se succede qualcosa all’interno della scuola è difficile ottenere l’ascolto che serve, ma per fortuna esistono gli psicologi».

Gli operatori del Moige all’interno del camper. A destra, lo psicologo Marco Conciatori

«Dopo aver illustrato i comportamenti dei bulli, il ragazzo ha evidentemente capito che anche lui li metteva in pratica e si è rivolto a noi per chiedere aiuto, dopo che ci aveva parlato di alcuni suoi problemi avuti in passato». Insomma, il ragazzo in questione, prima era vittima del bullo e ora ne è il carnefice: «I suoi comportamenti presenti erano collegati agli eventi che aveva vissuto nel passato. È così per tutti noi: viviamo nel presente, ma siamo condizionati dagli eventi del passato. E anche il futuro, in un certo senso, è predeterminato da ciò che facciamo nel presente».

«Non ci sono buoni o cattivi: siamo noi a fare la differenza. Come influiscono le nuove tecnologie? Beh, da ostacolo alla socialità, dopo il covid sono divenuto strumento fondamentale per la socialità». Ma spesso è anche da qui che passano gli insulti: «Occorre fare in modo che il tempo trascorso sui social sia tempo di qualità e che abbia riscontro nel mondo fisico, con altri ragazzi. Ad esempio, giocare online è una risorsa in questo periodo di covid, ma questo giocare online deve avere un riscontro fisico, scambiando idee, opinioni e passioni in luoghi come palestre, centri ricreativi».

La soluzione? «Non tanto un controllo dei genitori sugli smartphone figli, ma un dialogo tra loro». E ancora: «Spesso, non sono tanto le vittime a palesarsi, quanto i bulli, che si riconoscono in ciò che diciamo e si rendono conto di mettere in pratica soprattutto il cyberbullismo. Così, si pianta il seme della consapevolezza. Quindi, il ragazzo userà meglio i social coi pari e da grande non metterà in atto pratiche violente e aggressive».

Patrizia Guerra parla coi Carabinieri prima dell’evento che si è tenuto oggi, al Rinaldini. Nei giorni scorsi, un bullo ha chiesto aiuto

Nello scorso fine settimana, due ragazzine si sono azzuffate al luna park di piazza Pertini: «Il divario tra maschi e femmine si sta attenuando: noto convergenza rispetto all’aggressione verbale e fisica, perché gli strumenti digitali amplificano e c’è un appiattimento generale degli insulti. Per intenderci: il maschio non avrebbe mai postato la ciocca sui social. Nei ragazzi, la manifestazione del bullismo è prevalentemente fisica, nelle ragazze diventa verbale ed esclusione sociale».

«Nelle femmine, soprattutto nell’età preadolescenziale le bambine tendono ad escludersi a vicenda fingendo delle amicizie. Invece, i ragazzi tendono ad essere molto più aggressivi fisicamente, talvolta umiliando».

Da un incontro, è scaturito che «un ragazzo, in un giorno, ha passato 14 ore di tempo sui social: questo ha conseguenze importanti: si sconvolge il sonno, cambia l’umore, incide su alimentazione, attenzione e memoria. I ragazzi che usano molto il cellulare vanno spesso a letto dopo l’una, hanno il cervello disturbato e la mattina dopo vanno a scuola presto».

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