Ancona-Osimo

Biotecnologie, agricoltura sociale e manifattura sostenibile. Quando la ricerca dialoga con il territorio

Seconda parte dell'intervista a Sauro Longhi, Rettore dell'Università Politecnica delle Marche. Tra i temi toccati, quelli sui progetti, l'innovazione e l'occupazione. E pooi, uno sguardo al rapporto con la città di Ancona

Lauree in piazza ad Ancona (Foto: Univpm)

ANCONA- Prosegue l’intervista a Sauro Longhi, Rettore dell’Università Politecnica delle Marche. In questa seconda parte si parla di ricerca, di finanziamenti, di progetti, di innovazione e occupazione. Poi, uno sguardo al rapporto con il territorio e in particolare con la città di Ancona.

Rettore, quanto è importante la ricerca? Per quale motivo investire in questo settore? A tal proposito l’Univpm ha destinato 7 milioni di euro ai progetti di ricerca…
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Le nostre azioni sulla ricerca sono di ottima qualità, come verificato nella recente valutazione per i prodotti di ricerca nel periodo 2011-2014, condotta dall’agenzia nazionale indipendente l’ANVUR. Da questa valutazione l’Università Politecnica delle Marche ha ricevuto una quota premiale del 6% sul fondo di finanziamento ministeriale, posizionandosi ai primi posti tra le università del Centro Italia al pari di Firenze e subito dopo i principali istituti di ricerca come Lucca IMT, il Sant’Anna e la Normale di Pisa. L’Univpm si posiziona al 18° posto nella classifica generale degli Atenei italiani su 66 enti di ricerca in Italia, sopra ai Politecnici di Milano e Torino. Il risultato è frutto delle azioni di valorizzazione dell’attività di ricerca che la Politecnica ha sempre perseguito e che verranno ulteriormente incrementate nei prossimi anni, così come previsto nel nuovo piano triennale».

L’Università Politecnica delle Marche si posiziona sul podio per Medicina e Architettura. È al 3° posto nell’area Scienze Mediche tra gli atenei di Medie dimensioni, dopo Milano Bicocca e Verona, con il +11% rispetto alla media; siamo al 1° posto nell’area Architettura tra i piccoli atenei con il +35% rispetto alla media. Ha una buona produttività e una buona qualità della ricerca: lo confermano l’alto numero di prodotti di eccellenza presentati. «La Politecnica è un’università che fonda le proprie azioni sulla ricerca e la sua valorizzazione, valori riconosciuti dalle diverse componenti sociali e produttive ed ora anche dall’ANVUR e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Infatti il recente finanziamento pubblico del 2016 ci ha visti premiati con un incremento di 1,2 milioni di euro proprio per la qualità della nostra ricerca».

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Prof. Longhi, in questi anni si è sempre impegnato per migliorare e implementare l’offerta formativa e per instaurare un rapporto con la città e con le imprese del territorio. Può ritenersi soddisfatto dei risultati finora raggiunti? «Sono soddisfatto dei risultati raggiunti in questi primi tre anni. Sicuramente dobbiamo continuare e rafforzare le azioni che abbiamo intrapreso ad esempio nella politica dei cluster, per avvicinare le imprese, soprattutto le medie e piccole imprese, alla ricerca che alimenta l’innovazione incrementale, con progetti, come il Contamination Lab, capaci di far incontrare e dialogare imprese e università. Come detto precedentemente, l’offerta formativa si incrementa con la buona ricerca. E su queste noi stiamo investendo. Le attività di ricerca dell’Ateneo si articolano su molteplici argomenti all’interno delle macro tematiche di Horizon 2020 e delle KeyEnabling Technologies (KETs), particolarmente attenti all’uso delle nuove tecnologie non solo per gli ambiti produttivi, con le attività sulla Fabbrica Intelligente e la manifattura sostenibile, ma anche per i nuovi servizi alle persone e alla collettività. Sono allo studio soluzioni per la longevità attiva, basate sulle nuove tecnologie, e sui nuovi ambiti della medicina, così come quelli della nutrizione, degli alimenti, delle biotecnologie e della robotica di servizio. Nel contesto della social innovation si stanno analizzando le potenzialità delle smart cities e delle smart communities».

E ancora. Si lavora sull’integrazione delle nuove tecnologie per la valorizzazione del patrimonio culturale e artistico, così come sull’innovazione in ambito organizzativo e gestionale delle imprese, e sull’analisi di nuovi modelli economici per lo sviluppo. L’agricoltura sociale e le produzioni biologiche, l’equilibrio ambientale e paesaggistico, stanno assumendo sempre maggiore interesse scientifico all’interno dell’Ateneo. Nell’ambito della medicina, accanto alle attività di biologia molecolare e di medicina rigenerativa, si stanno sviluppando, in stretto contatto con il servizio sanitario assistenziale, sperimentazioni di nuovi protocolli in molti ambiti di cura, compreso quello oncologico.

Così come innovativi protocolli di chirurgia complessa. «Si è contribuito – aggiunge Longhi – alla creazione di una struttura oncologica delle Marche per mettere in rete tutte le eccellenze regionali assieme alle tante iniziative di volontariato e cure palliative. Di particolare interesse per i nostri territori sono le azioni di politica industriale che vanno sotto il titolo di Industria 4.0, progetto che il paese sta avviando e che dovrà trovare nella nostra regione la giusta valorizzazione grazie al nostro supporto. Le Marche è la nona regione manifatturiera d’Europa, e tutte le nostre competenze sull’organizzazione, sulla gestione, sull’innovazione dei processi produttivi e distributivi saranno di sicuro aiuto allo sviluppo di queste politica».

Il Rettore dell’Università Politecnica delle Marche, Sauro Longhi
(Foto: Univpm)

In un periodo in cui è difficile trovare occupazione, la percentuale di laureati dell’Univpm che trova un lavoro è superiore alla media nazionale. Secondo Lei, a che cosa si deve questo importante risultato?
«È sicuramente difficile trovare occupazione in questo periodo, ma lo è ancora di più se non si ha nessun titolo di studio. Da laureati si hanno molte più possibilità, si ha anche l’opportunità di cambiarlo spesso per propria scelta. Da laureati si vive mediamente anche di più, forse perché attraverso gli studi e la conoscenza acquisita ci scelgono stile di vita più attenti. Una laurea all’Università Politecnica delle Marche offre poi sicuri sbocchi occupazionali, forse perché le nostre lauree sono tecnico scientifiche e il nostro paese ha bisogno di queste figure, ma soprattutto per la serietà e qualità dei nostri corsi dove alle normali attività in aula si integrano attività di approfondimento nei nostri tanti laboratori di ricerca. L’87,7% dei nostri laureati lavora 3 anni dopo la laurea magistrale contro una media nazionale che si ferma all’79,6%, con un reddito medio pari a 1.300 € netti al mese, anche questo sopra la media del Paese, ma con una caratteristica da non sottovalutare, quello del luogo di lavoro. Il 65,3% dei laureati della Politecnica delle Marche trova un impiego nell’area in cui si trova l’Università, una delle percentuali più alte in Italia.

Tutto questo è anche confermato dalle recenti immatricolazioni. Nell’A.A. 2016-2017 con un numero di 4300 immatricolati,si conferma la forte attrattività del nostro Ateneo, con una percentuale di crescita del 7% sulle lauree magistrali anche a fronte di una riduzione dei posti nazionali disponibili per i corsi di laurea della Facoltà di Medicina e Chirurgia. Abbiamo registrato incrementi del 69% in Biologia Marina, così come in Rischio Ambientale e Protezione Civile, del 23% in Scienze Economiche e Finanziarie, del 19% in Ingegneria Informatica e dell’Automazione, dell’11% in Ingegneria Biomedica, così come in Scienze e Tecnologie Agrarie, del 9% in Ingegneria Meccanica, e in altri corsi di laurea. Questo conferma la validità dell’offerta formativa che continuiamo a valutare e migliorare per renderla sempre più corrispondente ai bisogni formativi di una società in trasformazione. Per i nostri quasi 17 mila studenti riusciamo a assicurare una percentuale di fuori corso contenuta al 30%.

Come è il rapporto con la città di Ancona? Quanto è importante far capire l’importanza di essere una città universitaria? Quanta strada ancora c’è da fare? «Fin dal mio primo giorno da Rettore ho cercato con convinzione di far emergere le potenzialità dei nostri studenti e dei nostri ricercatori per la città di Ancona tanto da proporre il progetto di “Città Universitaria” all’amministrazione comunale. In questi primi tre anni molte sono state le azioni svolte assieme all’amministrazione con il contributo del Consiglio Studentesco. La sperimentazione di nuovi servizi di trasporto urbano verso i campus universitari. L’incentivazione dell’uso dei mezzi pubblici, di taxi e parcheggi attraverso tariffe agevolate. L’introduzione della University Card per sconti presso negozi convenzionati. Lo sviluppo nei prossimi anni di progetti di mobilità ecosostenibile verso i campus universitari. Tra università, città e amministrazione vi è una collaborazione fattiva.

Oltre al Your Future Festival, che prevede anche una collaborazione anche con Marche Teatro, e alle “notti delle ricerca”, forse l’evento che più ha colpito la città, mostrando la ricchezza del nostro Ateno, è stata la cerimonia delle “Lauree in piazza”. La proclamazione in Piazza Roma dei nostri giovani laureati è stato un modo per valorizzare l’obiettivo raggiunto, un risultato importante per loro e per le loro famiglie, ma soprattutto per la società che vede in questi giovani ragazzi e ragazze un capitale, un capitale umano ricco e competente, capace di garantire un futuro di crescita e di pace al nostro paese. Questa collaborazione con le città lo stiamo cercando anche presso le altre sedi della nostra Università: Pesaro, Macerata, Fermo, San Benedetto del Tronto, Ascoli Piceno».

 

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