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Tensioni geopolitiche, Orazi dell’Univpm: «In atto transizione a un nuovo ordine globale. L’Europa deve riarmarsi»

Dopo l'attacco missilistico dell'Iran verso Israele, quest'ultimo ha già annunciato ritorsioni. E i primi effetti di questo quadro in fibrillazione già si vedono con le borse europee in calo. L'analisi del sociologo

ANCONA – L’escalation della tensione geopolitica internazionale in Medio Oriente preoccupa. Dopo l’attacco missilistico dell’Iran verso Israele (avvenuto nella notte tra sabato e domenica), quest’ultimo ha già annunciato ritorsioni. E i primi effetti di questo quadro in fibrillazione già si vedono: le borse europee hanno aperto in calo.

Ma gli sconvolgimenti in atto sono più profondi e non hanno impatti solo sugli equilibri economici, ma anche sulle relazioni tra paesi e sulle leadership internazionali. «È in atto una reiscrizione globale degli equilibri geopolitici – dice il professor Francesco Orazi, docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro dell’Università Politecnica delle Marche -: ai tempi della guerra fredda i due grandi players internazionali erano gli americani e i russi, all’epoca la geografia delle alleanze era chiara, c’era un campo istituzionale ben definito, mentre ora non c’è più. L’euilibrio precedente è venuto meno e ci si muove in territori non normati».

Il professor Francesco Orazi dell’Univpm

Insomma, mancano ancora le coordinate dei nuovi equilibri tra Paesi. Secondo il sociologo il lancio di missili da parte dell’Iran «mi è sembrata più una mossa tattica generale: per la prima volta il nemico storico di Israele mostra la sua forza e Israele fa altrettanto abbattendo tutti i missili, prove tattiche a scopo di deterrenza che però rischiano di sfuggire di mano e questo è molto preoccupante». Le due guerre, quella tra Russia e Ucraina, e ora anche quella in Medio Oriente, hanno mutato profondamente anche gli scenari economici.

«La Russia fino a febbraio del 2022 – ricorda il professor Orazi – era un partner strategico per l’Europa per quanto concerne l’energia, ma anche per la manifattura delle Marche per quanto riguarda scarpe, pelletteria, mobile e anche nautica da diporto. La Russia però ha compensato le perdite di gas esportato in Europa con nuovi mercati come India e Cina, ed ha compensato la sua esclusione dai codici di scambio internazionali con la Cina».

Per il docente l’impatto più rilevante delle due guerre è sul piano energetico, oltre che sul piano degli equilibri. L’Europa in questo quadro mutato «anche di fronte ad una pacificazione dovrà esercitare un’azione di deterrenza e dovrà necessariamente riamarsi. Chiaro che se l’Europa spende per riarmarsi dovrà ridefinire la spesa delle prestazioni sociali, ma in termini di Pil potrebbe anche guadagnare, come successo anche alla Russia che in economia di guerra è cresciuta».

Tra gli effetti possibili il docente annovera la contrazione dei redditi e l’aumento dell’inflazione: «L’Europa in questo ribollire di nuovi equilibri ancora instabili è la parte più debole, energeticamente e militarmente dipendente da altri Paesi».

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