«La scuola può e deve fare qualcosa per l’educazione» delle ragazze e dei ragazzi anche sul fronte dell’utilizzo delle nuove tecnologie. A dirlo è il presidente regionale dell’Associazione Nazionale Presidi, Riccardo Rossini. «La scuola deve fornire gli strumenti di decodifica del linguaggio dei social media, per poter aiutare i ragazzi a filtrare le notizie vere da quelle false. I telefonini oggi sono una finestra aperta sul mondo digitale, che è enorme e dà liberamente accesso a una infinità di dati dove non ci sono filtri».
Nei giorni scorsi la proposta del ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara all’Unione Europea di vietare l’uso del cellulare in classe. «Il divieto di usare i cellulari a scuola esiste in diversi Paesi europei, alcuni sono intervenuti sul tema con il pugno di ferro, altri ne hanno vietato l’utilizzo privato, mentre è ammesso per scopi didattici. Eppure il nodo del problema secondo Rossini non è tanto l’uso degli smartphone a scuola, quanto piuttosto quello che ne viene fatto fuori dalla scuola, nelle ore pomeridiane.

«Molti ragazzi nel pomeriggio fanno un uso smodato dei telefonini – spiega – ed è molto più complicato educarli a un utilizzo consapevole. Un dispositivo che conoscono poco e che non hanno gli strumenti per filtrarne i contenuti».
Rossini suggerisce regole condivise e porta l’esempio dell’Istituto d’Istruzione Superiore Cecchi, dove è dirigente, nel quale, «nell’ambito del biennio professionale, ci sono momenti in cui ne è ammesso l’utilizzo, come prima della lezione, durante l’intervallo e al termine delle lezioni. Alcuni studenti hanno addirittura rinunciato a tenere il cellulare in classe dalle 8 alle 14, lo lasciano nell’armadietto e lo riprendono al termine delle lezioni. Una scelta condivisa con i docenti che hanno accolto tranquillamente e anche con soddisfazione»
Il presidente dei presidi marchigiani evidenzia anche che «non si può più fare scuola come una volta, la scuola deve capire l’evoluzione nei comportamenti delle giovani generazioni di oggi che sono diverse da quelle che le hanno precedute».
Fra le criticità a cui la scuola deve fare fronte secondo Rossini ci sono comportamenti come il bullismo e fenomeni come le baby gang «legati ad una certa latitanza delle famiglie e della scuola sull’educazione». Poi pone l’accento «sui messaggi equivoci che arrivano da certa musica e da certi cantanti che utilizzano un linguaggio scurrile, violento o misogino e che oggi non vengono censurati in nome della ‘legge di mercato’ – spiega – . Dobbiamo indignarci perché certi contenuti finiscono per influenzare il comportamento dei nostri figli».