ANCONA – «Sospendere la pesca del mosciolo selvatico per un anno sarebbe la soluzione ottimale» per consentire il ripopolamento naturale del mitile. Il suggerimento arriva dal professor Roberto Danovaro, docente di Biologia ed Ecologia Marina all’Università Politecnica delle Marche. Uno stop, quello ai prelievi, suggerito soprattutto per la pesca non professionale, che rischia di creare danni all’ecosistema marino.
«Credo che quest’anno sarebbe il caso di chiedere ai cittadini una moratoria sulla raccolta per consentire una ripresa più ampia delle popolazioni – spiega l’esperto -: la maggior parte delle cozze è sotto taglia e questo farebbe incrementare anche il numero dei prelievi, pregiudicando il raggiungimento della taglia» minima necessaria a consentire la pesca professionale.
Sul tavolo Danovaro pone anche la necessità di un confronto e di un’analisi con le cooperative di pescatori «per valutare se esiste la necessità di limitare le quote e prevedere ristori. Il punto essenziale – prosegue – è quello che i cittadini compiano un piccolo sacrificio, evitando la pesca».
Il biologo evidenzia, infatti, che le cozze grandi che si possono trovare anche in questa fase «sono gli unici riproduttori rimasti e la loro pesca causerebbe un danno alla sostenibilità della riproduzione dei mitili» che avviene solamente in determinati periodi dell’anno, per cui «le piccole cozze non riuscirebbero a diventare grandi e quelle grandi non sarebbero in grado di alimentare il circolo virtuoso di cui abbiamo bisogno».
L’esperto parla di «un sacrificio temporaneo per un obiettivo comune»: le cozze, spiega, non rappresentano solamente una risorsa per la ristorazione, ma sono «molto importanti anche per l’equilibrio ecologico della costa del Conero: sono organismi che con la loro azione di filtraggio dell’acqua e dei batteri in essa contenute, contribuiscono alla sua trasparenza e salubrità delle acque. Ogni cozza è in grado di filtrare fino a 5 litri di acqua di mare, anche per questo devono essere stabulate». Per le stesse ragioni «una crisi del mosciolo potrebbe tradursi in una crisi della balneabilità», alla quale i mitili forniscono «un importante contributo».
Al momento l’avvio della pesca del mosciolo selvatico di Portonovo, sia professionale che amatoriale, è slittata di un mese, al 15 giugno, come avvenne anche nell’estate del 2024. Il mitile tanto amato dagli anconetani vive attaccato agli scogli sommersi presenti lungo la costa del Conero.
A mettere a rischio la sopravvivenza del mosciolo locale le ondate di calore e i forti prelievi. Già nel 2024 il riscaldamento dell’acqua del mare e la mucillagine hanno causato la mortalità massiva delle cozze.

«Quest’anno c’è solo il ‘seme’ e pochi esemplari adulti – spiega Roberto Rubegni, consigliere regionale Slow Food con delega alla pesca e alle aree marine – il fermo pesca è una misura che dà maggiore possibilità alle poche famiglie sane rimaste di continuare a riprodursi».
Anche il consigliere di Slow Food sostiene la necessità di «un fermo pesca di un anno e di prevedere ristori per i pescatori professionisti. Occorre tutelare sia la risorsa che i lavoratori». Il mosciolo selvatico di Portonovo è un presidio Slow Food dal 2004. La pesca generalmente avviene da metà maggio fino al 31 ottobre, ma «è difficile che i pescatori arrivino fino alla fine della stagione, hanno sempre avuto un’attenzione verso questa risorsa» evidenzia Rubegni.