Ancona-Osimo

Suicidio assistito, l’Associazione Coscioni scrive a Speranza: «Sia emanato un atto vincolante affinché le Regioni diano risposte immediate»

Dopo il caso di Ridolfi, Mario e Antonio, l'Associazione sollecita il Governo a un atto vincolante per le Regioni perché garantiscano ai malati che ne fanno richiesta accesso al suicidio assistito in tempi rapidi

Filomenca Gallo, segretario Associazione Coscioni e avvocato di Mario

ANCONA – «Stamattina l’Associazione Luca Coscioni, presente ai funerali di Fabio Ridolfi con Marco Cappato e Matteo Mainardi, ha inviato una lettera al ministro Speranza per dar seguito al suo impegno annunciato nei giorni scorsi via stampa, contro le negligenze del Servizio sanitario nazionale nei confronti dei primi tre italiani che hanno chiesto l’accesso al suicidio assistito in Italia». A renderlo noto è l’Associazione Luca Coscioni che sta seguendo il caso dei tre marchigiani (Fabio, Mario e Antonio) che hanno chiesto di accedere al suicidio medicalmente assistito in Italia, in linea con la sentenza della Corte Costituzionale (Cappato7DjFabo).

Nella missiva inviata al ministro della Salute Roberto Speranza, l’Associazione Coscioni, chiede al governo un «atto vincolante affinché gli organi del Servizio sanitario nazionale presso le Regioni garantiscano alle persone malate, che ne fanno richiesta, verifiche immediate e risposte in tempi brevi», sulla scorta della sentenza della Corte costituzionale Fabiano Antoniani/Cappato.

«La tecnica, come noto, è oggi possibile a determinate condizioni» ricorda l’Associazione Coscioni, ma «i primi due malati che in Italia, a seguito di tale decisione, hanno ottenuto il parere del Comitato etico sulla sussistenza dei requisiti hanno infatti dovuto affrontare ostacoli che potevano essere evitati».

Parte della lettera dell’Associazione Luca Coscioni al ministro Speranza

«Fabio Ridolfi», il 46enne di Fermignano immobilizzato a un letto da 18 anni in seguito a una tetraparesi, «è stato costretto a scegliere la sospensione dei trattamenti di sostegno vitale, previa sedazione palliativa profonda, a causa dell’inerzia della pubblica amministrazione che ha causato ritardi e l’omissione della verifica sulle modalità per poter procedere – sostiene l’Associazione Luca Coscioni -. Fabio è morto dopo diverse ore il 13 giugno. “Mario” ha dovuto pagare la significativa cifra di 5mila euro per la strumentazione necessaria e il farmaco per l’autosomministrazione. E addirittura “Antonio”, nonostante un ordine del giudice del tribunale di Fermo, attende da 20 mesi il parere e la verifica delle modalità per poter accedere al suicidio assistito».

«Chiediamo, o meglio chiediamo per l’ennesima volta – dichiara Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni e codifensore delle tre persone – e dopo più diffide legali al Governo, che proprio al fine di evitare ogni forma “di ostruzionismo” da parte delle Aziende sanitarie, come dallo stesso Ministro dichiarato, che sia emanato un atto urgente vincolante per tutte le Regioni affinché gli organi del Servizio sanitario nazionale presso le Regioni garantiscano alle persone malate, che ne fanno richiesta, verifiche immediate e risposte in tempi brevi in applicazione della sentenza 242/19 della Corte costituzionale». Parlando di Mario, per cui l’Associazione Coscioni aveva avviato una raccolta fondi a copertura delle spese per il fine vita Gallo aggiunge: «Voglia infine il ministro farci conoscere le modalità di rimborso delle spese che ha dovuto sostenere».

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