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Elezioni Europee e brigate del web, il super esperto di IA Frontoni: «Rischio anche per comunali, con conseguenze gravi»

Tramite campagne ingannevoli sui social e sul web creano disinformazione, manipolando la percezione della popolazione e arrivando ad influenzare appuntamenti cruciali

ANCONA – In vista delle Elezioni Europee si alza il livello di rischio di interferenze estere attraverso le cosiddette ‘brigate del web’. Tramite campagne ingannevoli sui social e sul web creano disinformazione, manipolando la percezione della popolazione e arrivando ad influenzare appuntamenti cruciali come ad esempio le elezioni americane. Tra propaganda e contropropaganda sono diventate un potente e pericoloso strumento geopolitico.

Ne parliano con Emanuele Frontoni, professore ordinario di Informatica all’Università di Macerata e co-director del VRAI Vision Robotics & Artificial Intelligence Lab, è Affiliated Researcher presso l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova e dal 2022 è il Direttore Scientifico del Centro per la Ricerca Scientifica e l’Innovazione Tecnologica in Campo Neurologico NemoLab, presso l’Ospedale Niguarda di Milano. Il super esperto, che svolge la sua attività di ricerca nel campo dell’Intelligenza Artificiale, dal 2021 è stato inserito nella annuale lista “World’s Top 2% Scientists” della Stanford University e della Elsevier, che elenca gli scienziati tra i più citati al mondo, all’interno della categoria “Artificial Intelligence & Image Processing”. Inoltre, è un esperto per la Commissione Europea nelle valutazioni di progetti H2020, Horizon Europe, IPCEI CIS e MSCA ed è attualmente coinvolto in vari progetti EU in corso. È membro della European Association for Artificial Intelligence, della European AI Alliance e della International Association for Pattern Recognition.

Emanuele Frontoni, professore ordinario di Informatica all’Università di Macerata e co-director del VRAI Vision Robotics & Artificial Intelligence Lab

Professor Frontoni in vista delle elezioni europee di giugno c’è il rischio di interferenze estere? E come si realizzano? «Il rischio di interferenze estere nelle imminenti elezioni europee rappresenta una preoccupazione significativa per la stabilità democratica dell’Unione Europea. Ci sono già anni di ricerca in questo settore e i sistemi di sicurezza dei singoli stati membri sono all’opera per prevenire anomalie interne ed esterne. Queste interferenze si manifestano attraverso diverse strategie, tra le quali predominano la diffusione di disinformazione e propaganda attraverso i social media e il finanziamento occulto di partiti e campagne elettorali sui canali di comunicazione digitale e su quelli tradizionali. L’obiettivo è influenzare l’opinione pubblica, seminare discordia tra i paesi membri dell’UE e, in ultima analisi, minare la fiducia nel processo elettorale. L’efficacia di tali azioni è amplificata dall’anonimato e dalla vasta portata che le piattaforme digitali offrono, consentendo agli attori esterni di operare con un relativo grado di impunità. Non pensiamo solo alle influenze esterne. Spesso ci sono vere e proprie macchine della disinformazione che arrivano dai nostri territori e che seguono logiche interne che poco hanno a che fare con i temi del dibattito europeo».

Quali sono i ‘pubblici’ più influenzabili e perché? «I segmenti della popolazione più vulnerabili alle campagne di disinformazione e influenze esterne e interne sono quelli che si affidano in modo predominante ai social media come fonte primaria di informazione. Questa vulnerabilità è aggravata dalla bassa alfabetizzazione mediatica e dalla predisposizione a confermare le proprie convinzioni preesistenti. Tecnicamente lo chiamiamo bias di conferma. Gli individui in ambienti altamente polarizzati sono particolarmente suscettibili, poiché la disinformazione è spesso progettata per amplificare le divisioni esistenti, rendendo tali gruppi più inclini a credere e diffondere informazioni false che allineano con le loro visioni ideologiche. I meccanismi di micro-profilazione dei social media sono degli ottimi alleati di queste campagne di influenza politica poiché si comportano esattamente in linea con questo meccanismo, mostrando all’utente contenuti allineati alle sue preferenze».

Come difendersi? «Le nostre armi di difesa sono essenzialmente due. Dal punto di vista tecnologico sono già in moto moltissimi sistemi automatici capaci di individuare e segnalare comportamenti anomali e contenuti falsi. Anche noi siamo impegnati su questo fronte con tante ricerche in atto all’Università di Macerata. Le agenzie governative e le organizzazioni internazionali devono cooperare per monitorare e contrastare le campagne di disinformazione, mentre le piattaforme di social media devono assumersi una maggiore responsabilità nella rilevazione e nella rimozione di contenuti falsi o ingannevoli. Oltre a questo, è fondamentale promuovere un approccio culturale tra i cittadini, fornendo loro gli strumenti critici necessari per valutare l’attendibilità delle informazioni. Questo ultimo punto costituisce la vera sfida della nostra società e dovremmo impegnarci tutti insieme verso questa direzione, università, scuole, partiti, associazioni e organi di informazione».

C’è un rischio anche per le elezioni comunali? «Il rischio di interferenze non si limita alle elezioni su larga scala ma è presente anche nelle elezioni comunali. Questo perché le strategie di disinformazione e manipolazione possono essere adattate e targetizzate a livello locale, spesso con maggiore facilità e minori costi. Le conseguenze di tali interferenze possono essere particolarmente gravi a livello locale, dove la fiducia nei rappresentanti eletti e nelle istituzioni è fondamentale per il funzionamento della democrazia. Pertanto, è essenziale estendere le strategie di prevenzione e difesa anche a questo livello di governance. Anche su questo fronte ci siamo impegnati come sistema dell’università e della ricerca, occupandoci da vicino delle ultime elezioni regionali nella Marche. Una pubblicazione internazionale che abbiamo di recente pubblicato su una rivista internazionale racconta proprio quella esperienza (https://link.springer.com/article/10.1007/s13278-021-00853-w)».

Cosa si sta studiando nelle Marche? «Nella regione delle Marche, come in altre aree, si stanno sviluppando e implementando studi e progetti volti a combattere la disinformazione e rafforzare la resilienza del sistema elettorale. Questo include la ricerca sull’efficacia delle campagne di sensibilizzazione pubblica, lo sviluppo di tecnologie di intelligenza artificiale per identificare e contrassegnare le notizie false, e la collaborazione con le università per formare gli studenti sulle competenze critiche necessarie nell’era digitale. All’Università di Macerata abbiamo due importanti attività di ricerca in corso. Nel Dipartimento di Scienze Politiche, della Comunicazione e delle Relazioni Internazionali (SPOCRI) il Professor Ventrone raccoglieva da anni la più grande collezione di manifesti elettorali della storia della politica italiani. Se passate a trovarci alla ex Loggia del Grano li trovate, in parte, affissi sulle pareti della biblioteca. Quando siamo arrivati a UNIMC con il nostro gruppo di ricercatori del settore dell’informatica e dell’AI abbiamo proposto di continuare quella preziosa collezione nel settore dei social ed oggi a SPOCRI si raccolgono i più grandi dataset di post social nel settore della comunicazione politica. È un patrimonio di informazioni e di ricerche importantissimo che utilizziamo per le nostre attività e che mettiamo a disposizione della comunità scientifica. Il secondo importante progetto è un PRIN (Progetti di ricerca di Rilevante Interesse Nazionale) guidato dal Professor Di Cosimo che vede le università di Macerata, di Chieti-Pescara e di Roma La Sapienza collaborare ad un rilevante progetto nazionale e interdisciplinare che unisce le competenze di costituzionalisti e informatici per definire nuovi metodi e nuove proposte proprio in questo rilavante settore. UNIMC sta creando un bel gruppo di ricercatori che si stanno specializzando nelle ricerche intersettoriali di questi ambiti e credo che nei prossimi anni molti nuovi giovani si dedicheranno a questi studi. Ne abbiamo bisogno».

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