Ancona-Osimo

Visite a lume di candela, la protesta dei medici di famiglia contro la manovra. Pochi dottori, carico eccessivo di lavoro

In migliaia hanno spento le luci degli ambulatori per protestare contro la manovra del governo da cui si sentono esclusi. Il richiamo del presidente regionale Fimmg Marche alla Regione in vista della legge di bilancio

ANCONA – Visite a lume di candela negli ambulatori. È la protesta dei medici di famiglia contro la manovra del governo. Nella giornata di ieri in migliaia hanno spento le luci dei propri studi medici per contestare il fatto che «la medicina di famiglia viene ignorata nei provvedimenti in discussione a sostegno delle imprese e degli studi professionali per sopperire ai costi del caro energia e dell’inflazione» dice Massimo Magi, presidente regionale Fimmg Marche, Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale.

Tante le questioni sul tavolo, dalle risorse inadeguate, all’eccessivo carico di lavoro fino alla burocrazia. I medici si sentono dimenticati: «Oltre ad averla dimenticata (la medicina generale, ndr) nei provvedimenti dedicati al ristoro dei dipendenti pubblici, per i quali è stata prevista una indennità una tantum per il 2023, come anticipo sul prossimo contratto – aggiunge Magi -, pari all’1,5 % dello stipendio, è stata esclusa anche dai provvedimenti del cd. DL Aiuti quater a favore delle imprese».

Guido Sampaolo, responsabile regionale Fimmg della formazione permanente per la Medicina Generale aggiunge «abbiamo voluto lanciare un segnale di forte disagio, siamo sempre meno medici, il lavoro sta aumentando a dismisura, mentre le risorse sono sempre le stesse e tra caro energia, affitti e inflazione, i costi si sono quadruplicati».

Il medico di famiglia è un libero professionista, ricorda Fimmg, e proprio come una piccola impresa ha a proprio carico le spese relative all’ambulatorio, inclusa l’eventuale presenza di personale amministrativo e infermieristico, ma «i compensi sono fermi a 10 anni fa».

Accanto al tema delle risorse quello dell’eccessivo carico di lavoro: «Stiamo lavorando 12 ore al giorno senza ricambio. Il sistema sanitario in pandemia ha retto dal collasso grazie al contributo dei medici di famiglia che insieme ai Pronto soccorso e alla medicina ospedaliera ha permesso di superare lo stress-test del Covid. Se vogliamo una medicina territoriale che funzioni – aggiunge Sampaolo – servono risorse per personale di studio, assistenti sanitari e sociali, infermieri e personale amministrativo. Inoltre i balzelli burocratici sottraggono tempo prezioso al lavoro del medico: passiamo diverso tempo tra la compilazione dei moduli e delle ricette, bisogna liberare questo tempo per restituirlo alla professione. Il lume di candela è un segnale bonario per manifestare un profondo disagio nella professione e chiedere correttivi».

Come hanno reagito i pazienti alle visite a lume di candela? «Qualcuno simpaticamente ha condiviso la nostra protesta commentando ‘presto ci finiamo tutti a lume di candela’. In linea generale hanno capito le nostre ragioni e si sono resi conto del carico di lavoro a cui siamo sottoposti».

Secondo Sampaolo la soluzione alla carenza dei medici non è quella di eliminare il numero chiuso nelle università. «Il numero aperto alla facoltà di Medicina non serve: aprire nel 2023 significa avere i primi medici fra 10 anni, producendo una massa di laureati che nel giro di pochissimo tempo satureranno il mercato, producendo un gran numero di disoccupati. Occorre piuttosto pensare al numero chiuso programmato in base ai bisogni e alla richiesta di medici».

Il presidente regionale Fimmg Massimo Magi entra anche nel merito della situazione marchigiana e «pur riconoscendo i passi avanti compiuti con la Regione nel definire alcuni aspetti essenziali per lo sviluppo della professione e la sensibilità dimostrata dalla parte politica regionale sui temi del rafforzamento della assistenza territoriale» ha voluto lanciare un segnale aderendo alla protesta nazionale per «richiamare l’attenzione sulle condizioni di grave difficoltà, carico lavorativo e burocratico, soprattutto in questo momento in cui si sta discutendo la prossima Legge di bilancio».

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