Ancona-Osimo

Violenza sui sanitari, il presidente dei camici bianchi dorici: «Numerosi casi borderline. Serve prevenzione»

Il presidente Omceo Fulvio Borromei interviene nel dibattito scaturito dalla morte della psichiatra pisana uccisa dal suo paziente e riferisce che nelle marche ci sono molti casi borderline e che spesso il fenomeno resta sommerso

L'Azienda ospedaliero universitaria delle Marche, ospedale regionale di Torrette

ANCONA – «Nelle Marche, come nel resto del Paese, non tutti gli episodi di aggressione contro i medici vengono riferiti. Sono numerosi i casi borderline». Ad evidenziare che violenze, minacce, pressioni e aggressioni verbali o fisiche, ai danni dei sanitari restano spesso sommerse, è il presidente dell’Ordine Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Ancona, Fulvio Borromei.

Fulvio Borromei, presidente dell'Ordine dei Medici della Provincia di Ancona
Fulvio Borromei, presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Ancona (immagine di repertorio)

Il presidente dei camici bianchi dorici più volte, anche in passato, era intervenuto nel dibattito per accendere i riflettori sulla necessità di non sottovalutare il fenomeno, un tema, quello della violenza contro i medici, tornato tristemente di attualità negli ultimi giorni in seguito alla morte della psichiatra pisana Barbara Capovani, uccisa a sprangate da un paziente.

«Questo Consiglio dell’Ordine esprime tutta la sua solidarietà e vicinanza, e le sue condoglianze alla famiglia della dottoressa e al presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Pisa – dice – . Siamo in una fase storica molto diversa rispetto al passato, nella quale i sanitari sono diventati capri espiatori di situazioni di cui non sono strettamente responsabili. È in atto una modificazione antropologica del rapporto medico – paziente: il rispetto verso coloro che si prendono cura dei pazienti sta venendo meno».

Tra le cause alla base di questa involuzione nel rapporto medico – paziente, Borromei annovera le modificazioni all’habitat lavorativo «sempre meno idoneo a farlo lavorare con serenità, il superlavoro, la mancanza di tempo clinico, eroso impropriamente dagli aspetti burocratici», un cambiamento «accelerato dal Covid, in una situazione nella quale tutto diventa urgente» e dal medico si pretendono risposte in tempi molto stretti.

L’altra questione posta sul tavolo da Borromei è «l’aspettativa creata dal messaggio secondo il quale la medicina possa essere in grado di risolvere tutti i problemi di salute esistenti, un messaggio fallace». Secondo il presidente dei camici bianchi dorici accanto alle «centinaia di aggressioni che avvengono quotidianamente contro i medici» e i sanitari più in generale ci sono «moltissime situazioni borderline sulle quali la Federazione chiede alle istituzioni di alzare il livello di attenzione».

«Chi si macchia di questi reati gravissimi manifesta un’aggressività all’ennesima potenza – conclude – : aggredire un medico o uno psichiatra o un qualsiasi altro operatore sanitario significa portare l’aggressività all’estremo. Il medico nell’esercizio della sua funzione è anche un pubblico ufficiale, che con le sue capacità e con i suoi limiti, ha come obiettivo quello di curare i suoi pazienti. Auspichiamo che si faccia prevenzione e che chi si rende responsabile di questi reati possa ricevere una giusta pena».

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