Ancona-Osimo

Violenza sessuale, recrudescenza di casi a Torrette. Giacometti: «Mai preferire il silenzio per vergogna o paura»

Segnano un preoccupante incremento i casi di stupro su donne, anche giovani, giunti all'attenzione dei sanitari di Torrette. L'ultimo proprio oggi nella giornata contro la violenza sulle donne

ANCONA – Segna una preoccupante recrudescenza la violenza sessuale nelle Marche. Nelle ultime due settimane sono 3 i casi giunti all’attenzione dell’ospedale regionale di Torrette, uno dei quali ha coinvolto anche un ragazzo. A rilevare l’incremento di quello che è un fenomeno odioso e preoccupante per le ripercussioni sulla salute fisica e psicologica delle donne che ne sono colpite, è la Clinica di Malattie Infettive di Ancona, guidata dal primario Andrea Giacometti.

Nella giornata contro la violenza sulle donne – 25 novembre – è giunto all’attenzione dei sanitari di Torrette il caso di una ragazza marchigiana appena maggiorenne vittima di stupro. Un episodio non isolato, purtroppo, perché nell’ultima settimana agli stessi sanitari sono giunti anche altri due casi di violenza sessuale, che hanno avuto come vittime una donna e un giovane uomo.

Un incremento insolito, tanto che il primario della Clinica di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti, Andrea Giacometti, afferma «non era mai successa una cosa del genere. Sono casi già capitati in passato, ma non con questa frequenza: in genere ne vediamo uno ogni sei mesi o uno all’anno, mentre in questo caso ne abbiamo avuti tre solo nel mese di novembre».

Andrea Giacometti, primario della Clinica di Malattie Infettive di Torrette

«Mai preferire il silenzio per vergogna o paura – è il monito del primario -. Dico questo perché venendo allo scoperto abbiamo modo di attuare la profilassi contro l’infezione da Hiv. In 35 anni abbiamo soccorso centinaia di persone esposte al virus per incidenti o violenza: nessuno è diventato sieropositivo. Quindi: denunciare la violenza subita e rivolgersi alle nostre cure». Nelle Marche nel 2020 sono stati 99 i casi di stupro, nel 2019 erano stati 111 e l’anno precedente 107.

Il professor Oscar Cirioni, responsabile dell’ambulatorio di profilassi post esposizione della Clinica di Malattie Infettive di Torrette parla di «cluster insolito» e precisa che «le violenze sessuali sono avvenute al di fuori nell’ambito familiare». Nell’ambulatorio, centro di riferimento regionale per le persone che hanno subito una aggressione, uno stupro o anche un infortunio, accadimenti che possono comportare il rischio di contrarre malattie trasmissibili, scatta un protocollo di diagnosi e terapia.

Quando si verifica un caso di violenza, si attiva una rete, che coinvolge più professionalità. «Abbiamo subito eseguito un prelievo a tempo zero con valore legale per testimoniare le condizioni di salute della vittima dello stupro» spiega, l’obiettivo è quello di fotografare lo stato di salute delle donne vittime di violenza per evidenziare ad esempio che non sono affette da Hiv, patologia che possono contrarre con lo stupro, ma che emerge solo a distanza di qualche tempo a livello diagnostico, o da HBV e HCV.

Le vittime di stupro vengono sottoposte a profilassi con antivirale per scongiurare l’insorgenza dell’Hiv: «La profilassi con l’antivirale deve iniziare a 4 ore, massimo 48 ore, dalla violenza – spiega – e proseguire per un mese affiancata da controlli periodici. Poi eseguiamo accertamenti per valutare l’eventuale trasmissione dell’epatite B, dell’epatite C, e di altre malattie sessualmente trasmissibili, come la candida, la gonorrea, o la sifilide».

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