Ancona-Osimo

Vaccino antinfluenzale, modulo obbligatorio per gli operatori che rinunciano: Nursind ricorre al Tar

Il sindacato delle professioni infermieristiche ha presentato ricorso al Tribunale amministrativo delle Marche: «Il modulo può essere oggetto di valutazione da parte del medico competente per una idoneità alla mansione»

ANCONA  – Vaccinazione antinfluenzale per gli operatori sanitari e socio sanitari al centro delle polemiche. Le segreterie territoriali Nursind di Ancona, Macerata e Ascoli Piceno-Fermo, nella giornata di oggi hanno depositato ricorso al Tar delle Marche contro la delibera di giunta
regionale 986 del 27 luglio 2020 con la quale, nell’articolo 3 viene stabilita «l’obbligatorietà della vaccinazione per i professionisti sanitari
e socio sanitari, quando l’obbligatorietà di una vaccinazione è materia legislativa nazionale» spiega Elsa Frogioni, coordinatrice aziendale Nursind Ancona.

Al centro della polemica, che ha acceso gli animi di medici, infermieri, oss e operatori socio sanitari, «l’obbligo di compilare un modulo autografo di rinuncia» per chi non vuole sottoporsi alla vaccinazione antinfluenzale. «Un abuso alle normative vigenti che prevedono la sottoscrizione del consenso informato al trattamento sanitario proposto e nulla in riguardo ad un supposto “dissenso informato”».

Secondo il sindacato ad avere recepito la delibera regionale che obbliga alla sottoscrizione del modulo ci sarebbero l’Asur e l’Inrca, invece l’azienda Ospedali Riuniti no. A far indignare gli operatori sanitari il fatto che il modulo «possa finire nel fascicolo sanitario e che possa essere oggetto di valutazione da parte del medico competente per una eventuale idoneità alla mansione» chiarisce Elsa Frogioni, nel ricordare che la vaccinazione antinfluenzale «non è un trattamento sanitario obbligatorio, ma è facoltativo».

Il sindacato delle professioni infermieristiche ha già ottenuto con presso il Tar del Lazio la revoca di una delibera simile che prevedeva l’obbligo della vaccinazione antinfluenzale per i sanitari: «La giurisprudenza
sembra ormai concorde nel ritenere che questa decisione spetta al livello centrale, utile a garantire uniformità d’azioni in tutto il paese» conclude.

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