Ancona-Osimo

Vaccinazione over 12 anni nelle Marche, Cicione: «Genitori diano esempio»

I pediatri Arcangela Guerrieri e Giuseppe Pino Cicione, nell'attesa di scendere in campo nella campagna vaccinale, sottolineano perché è importante che anche gli adolescenti si vaccinino. E rivolgono un appello ai genitori

vaccino anti-covid
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ANCONA – Dopo il via libera del commissario Figliuolo, anche nelle Marche si aprono domani – 5 giugno – alle 12 le prenotazioni per la vaccinazione degli over 12 anni, ovvero delle persone di età compresa tra i 12 e i 39 anni. Adolescenti e adulti dovranno recarsi nei punti vaccinali allestiti sul territorio regionale, mentre invece la vaccinazione negli ambulatori dei pediatri dovrà attendere ancora un po’ prima di partire.

«Aspettiamo disposizioni dalla Regione Marche per iniziare – spiega Arcangela Guerrieri, pediatra di libera scelta e membro Omceo (Ordine dei medici e chirurghi) Ancona – , siamo favorevolissimi e pronti a collaborare alla campagna vaccinale». Nei mesi scorsi erano stati siglati accordi a livello regionale e nazionale per coinvolgere nel processo di immunizzazione i medici di famiglia ed i pediatri, ma se i primi sono già partiti nel mese di aprile, i pediatri sono in attesa di avere il via libera e le dosi per poter dare il proprio contributo.

La vaccinazione contro il covid alla dottoressa Arcangela Guerrieri, un esempio per i suoi pazienti

«Bisogna evitare la circolazione del virus – prosegue la dottoressa Guerrieri – ed è necessario che i ragazzi, anche a scuola, siano protetti perché un anno scolastico come quello che sta terminando è stato drammatico. A parte il periodo della dad (didattica a distanza, ndr), ogni classe ha avuto almeno più di una quarantena». La pediatra fa notare che è importante vaccinare gli adolescenti dal momento che non sono noti eventuali strascichi del virus sul lungo periodo, per questo afferma con convinzione che «è meglio vaccinarsi, per non rischiare di contrarre l’infezione».

Una copertura, quella offerta dalla vaccinazione, che secondo la pediatra è opportuna anche per fasce d’età più, basse: «Stiamo attendendo gli esiti della sperimentazione condotta tra i bambini di età compresa fra 6 e 12 anni, speriamo che prima dell’avvio del nuovo anno scolastico si possa coprire anche i più piccoli, perché il virus può portare a nuove varianti che potrebbero inficiare la vaccinazione già eseguita sugli adulti».

Il pediatra Giuseppe Pino Cicione

A sottolineare l’importanza della vaccinazione dei bambini e dei ragazzi è anche il pediatra Giuseppe Pino Cicione segretario provinciale della Fimp, Federazione Italiana Medici Pediatri, che evidenzia la necessità di «coinvolgere le coscienze delle persone» nella battaglia contro il virus, che passa soprattutto attraverso una vaccinazione capillare della popolazione.

Cruciale, secondo il pediatra, «l’esempio dei genitori, devono essere loro i primi a vaccinarsi». Alle famiglie dice «posso tranquillizzare i genitori sul fatto che il vaccino è sicuro ed efficace, inoltre è un atto di altruismo e di responsabilità verso la comunità». Cicione pone l’accento sulle conseguenza subite dai ragazzi a causa della pandemia per l’isolamento in cui sono stati costretti proprio in una fase della loro esistenza nella quale la socialità è fondamentale.

«Gli adolescenti – afferma – hanno riportato disturbi d’ansia e somatizzazioni e messo in atto fenomeni di autolesionismo, inoltre subiscono gli effetti di un vuoto formativo che sarà difficile da colmare. Recenti studi riportano anche casi di tentato suicidio in Italia, effetti che non possiamo trascurare. Se vogliamo riprendere la normalità occorre vaccinarci tutti, perché ognuno di noi rappresenta un anello della catena che costituisce l’intera comunità».

Per questo rivolge un appello alla vaccinazione: «Se riusciamo ad immunizzare i ragazzi ed i 40enni possiamo mettere in sicurezza tutta la comunità, altrimenti il rischio è che in autunno possa arrivare una nuova ondata, con nuove varianti». Il pediatra però si dice ottimista: «Sono convinto che i nostri ragazzi risponderanno a questa chiamata, con senso di responsabilità, perché se anche non hanno subito gli effetti “fisici” della malattia, molti di loro hanno perso dei nonni e sanno bene quali sono le conseguenze causate dal virus».

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