Ancona-Osimo

Vaccinazione covid, Conte esclude obbligatorietà. L’infettivologo: «Proviamo prima ad arrivarci con le “buone”»

L'ipotesi, anche se esclusa dal premier, divide l'opinione pubblica. Ecco il parere del dottor Giacometti

ANCONA – Il governo sta valutando l’ipotesi di consentire una maggiore mobilità ai vaccinati. Lo ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel corso della tradizionale conferenza stampa di fine anno, aperta con un minuto di silenzio dedicato alle vittime del covid-19.

«Il vaccino? Lo farei subito. Ma aspetterò il mio turno», ha detto il premier. spiegando che al vaglio c’è la possibilità di consentire «una abilitazione di maggiore mobilità» per i vaccinati. Se da un lato ha escluso l’obbligatorietà della vaccinazione contro il covid-19, Conte ha chiarito che i primi risultati positivi sulla campagna arriveranno «non prima di aprile, quando si raggiungeranno i 10-15milioni di cittadini. Potremo avere un primo impatto in primavera inoltrata». Inoltre ha spiegato che l’intenzione è quella di prorogare lo stato di emergenza finché ci sarà bisogno.

Ma il tema dell’obbligatorietà divide l’opinione pubblica. Abbiamo chiesto un parere all’infettivologo Andrea Giacometti. Professore cosa ne pensa dell’obbligatorietà, sarebbe opportuna? «La vaccinazione funzionerebbe di più se fosse obbligatoria come avviene nell’infanzia, ma al momento credo non ci sia la forza politica da parte di questo Governo per imporla». Secondo il primario della Clinica di Malattie Infettive di Torrette «per ora non credo che in questo momento sia fattibile l’obbligatorietà, ci sarebbero delle proteste da parte dei no-vax, ma ritengo che se noi operatori sanitari diamo il buon esempio, vaccinandoci in massa, allora anche la popolazione ci seguirà».

Professor Andrea Giacometti, Direttore Clinica di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona

Ritiene un obiettivo possibile quello di arrivare al 70% di copertura vaccinale? «Serviranno diversi mesi, ma se ci arriviamo saremo noi  a  salvare anche i no-vax. Se non si dovesse raggiungere questa quota allora forse si può ripensare all’obbligatorietà, forzando magari alcune categorie di lavoratori pubblici, ma prima bisogna provare ad arrivarci con le “buone”».

Quando pensa che riusciremo a venir fuori dal “tunnel” della pandemia? «Temo non prima della fine del 2021, dipende da quanti mesi saranno necessari per vaccinare tutte le diverse fasce della popolazione, ma credo che i giovani non riusciranno ad avere il vaccino prima dell’autunno prossimo».

Essenziale, secondo l’infettivologo, una adesione capillare alla vaccinazione da parte di medici, infermieri e operatori sanitari: «Dobbiamo dare il buon esempio, se non ci saranno effetti collaterali importanti che possano spaventare alcune persone, allora credo che raggiungeremo la soglia sperata. Io mi sono già prenotato per la prima dose, la riceverò nei primi giorni di questo nuovo anno».

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