Ancona-Osimo

Ancona: l’uscita a nord «attraversa due frane gigantesche»

Il senatore del Movimento 5 Stelle attacca il progetto della Bretella per il collegamento dell'ultimo miglio con la variante della Strada Statale 16. Secondo Coltorti è una soluzione che potrebbe prevedere costi più elevati data l'instabilità della zona

Veduta dall'alto del Porto di Ancona
Veduta dall'alto del Porto di Ancona

ANCONA – All’indomani della conferenza stampa tenuta al Comune di Ancona dalla sindaca Valeria Mancinelli per fare il punto della situazione sull’uscita a nord dal porto, ovvero il collegamento dell’ultimo miglio con la variante della Strada Statale 16, è arrivata la replica del senatore Mauro Coltorti. Il presidente della commissione lavori pubblici del Senato nonché professore di geomorfologia aveva sollevato delle obiezioni in merito al rischio frane lungo il tracciato della Bretella di Torrette.

Secondo il senatore infatti «nel PAI, il Piano di Assetto Idrogeologico stilato dalla stessa Regione Marche e che ha valore di norma, il tratto nei pressi dell’area Bartoletti ed il crinale adiacente è indicato con la sigla R4. Si tratta di aree a “rischio molto elevato”» per le «persone», «gli edifici, le infrastrutture e il patrimonio ambientale». Coltorti aveva proposto un tracciato alternativo a sud di Torrette che a suo parere «sarebbe la soluzione migliore da un punto di vista di tracciato» dal momento che quello attuale «attraversa due frane gigantesche».
Coltorti non si limita a replicare solamente alla sindaca, ma lancia una stilettata anche in direzione del presidente dell’Ordine degli Ingegneri «che crede che una frana di oltre 90 metri di spessore come quella di Ancona, ubicata in un area sismica, sia di facile controllo». «Lungo il tracciato – prosegue -, alle spalle dell’Ospedale, insiste una frana di elevata estensione e spessore, solo in parte indicata nel PAI che purtroppo non ha recepito la cartografia realizzata e pubblicata nel 1987 nelle Memorie della Società Geologica Italiana».

Insomma per il senatore pentastellato si tratterebbe di «un campo minato» in quanto «la strada dovrebbe attraversare un corpo di frana fortemente fratturato con caratteristiche geotecniche scadenti e molto probabilmente saturo d’acqua. Chi può fare una valutazione dei costi esatti in aree con queste caratteristiche?».

Mauro Coltorti (M5s), presidente della commissione Lavori Pubblici del Senato

Coltorti sottolinea anche che «la frana di Ancona potrebbe muoversi in ogni momento» e che nel tratto «dove dovrebbe passare la strada a sud di Torrette nel 1982 si creò un gradino di circa 2 metri». Inoltre, «il tracciato a sud, per la presenza delle frane, potrebbe non passare la Valutazione di Impatto Ambientale», secondo il senatore «il movimento delle frane, che prima o poi si manifesterà, potrebbe condurre alla distruzione dell’infrastruttura» con conseguenti rischi per le «persone».

«Le difficoltà tecnico-economiche prolungheranno enormemente i tempi di realizzazione, per l’opera saranno stati spesi 97 milioni e la città di Ancona si troverà punto a capo».

IL PUNTO DI VISTA DEL GEOLOGO
«Tutto il tratto costiero tra Ancona a Falconara Marittima è caratterizzato da elevata pericolosità di frana, con frane, come quella di Ancona del 1982, piuttosto profonde». Così Torquato Nanni, già professore ordinario di Geologia applicata presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università Politecnica delle Marche.

Il docente aveva condotto una serie di ricerche sull’assetto geologico dell’anconetano, sul finire degli anni ’70, dopo gli eventi sismici del 1972, studi che avevano messo in luce anche la pericolosità sismica del territorio di Ancona. In seguito alla frana del 1982 poi erano stati compiuti nuovi approfondimenti da parte di un gruppo di ricercatori, costituiti da esperti di diverse università italiane, finanziato dal Cnr, che avevano evidenziato l’elevata pericolosità della frana del 1982. Ulteriori studi sulla frana erano stati condotti anche in tempi più recenti e finanziati dal Comune di Ancona che aveva attivato alla fine degli anni ’90 un monitoraggio dell’area a scopo di protezione civile.

«Se il progetto prevede l’attraversamento in galleria dell’area di frana del 1982 – precisa Nanni – ciò desta notevoli perplessità.  In questo caso è comunque necessario disporre di tutte le informazioni tecnico-geologiche che hanno acquisito i progettisti per valutare le motivazioni che hanno portato a questa singolare scelta. Si ricorda che le frane non sono prevedibili e possono attivarsi in qualsiasi momento». Il geologo solleva perplessità nella «scelta dell’area della grande frana del 1982 dove eseguire un’opera viaria in galleria».

«Sarebbe infatti opportuno – conclude -, considerando le caratteristiche geologiche-geomorfologiche dell’area collinare tra Ancona e Falconara, individuare a nord della frana di Ancona, dove sono presenti zone in cui si hanno caratteristiche geologiche idonee, comunque da analizzare, il sito in cui realizzare l’attraversamento in galleria del versante costiero».

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