Ancona-Osimo

Università, sit-in di Gulliver-Udu: «Basta al numero chiuso»

Gli studenti dell'associazione combattono da tempo contro le discriminazioni nell'accesso ai corsi e contro i tagli all'istruzione. Ecco le loro ragioni

Il sit-in degli studenti Gulliver - Udu Ancona

ANCONA – «Basta al numero chiuso all’università». È quanto ha chiesto l’associazione studentesca Gulliver – Udu Ancona nel corso del sit-in che si è tenuto questa mattina (3 settembre)  davanti all’Università Politecnica delle Marche, ad Ancona, mentre dentro si svolgeva il test d’ingresso per l’accesso ai corsi di Medicina e Odontoiatria. I ragazzi dell’associazione hanno consegnato agli aspiranti medici e odontoiatri, prima della prova, un volantino con le informazioni necessarie per sostenere in modo sicuro il Test di Medicina. Quest’anno infatti si è svolto in più sedi universitarie diverse della regione per evitare assembramenti.

«Il numero chiuso preclude l’accessibilità e la fruibilità dell’istruzione, principi per cui si batte il Gulliver – spiega Marco Centanni, coordinatore di Gulliver – Udu Ancona – : il test è di fatto un ostacolo alla libera scelta del percorso universitario e lavorativo degli studenti». L’associazione è impegnata da tempo in una battaglia contro gli sbarramenti nell’accesso al mondo accademico con l’obiettivo di avere una università aperta a tutti.

Ma gli studenti hanno posto l’accento anche sui tagli all’istruzione e alla sanità che hanno portato a limitare la scelta della formazione per gli studenti. «Nell’ultimo periodo abbiamo affrontato una pandemia che, nel nostro Paese, ha fatto emergere gravi lacune nel Sistema Sanitario Nazionale, il quale necessita di un’ingente investimento per aumentare i professionisti sanitari – spiega Centanni – .Chiediamo un ampliamento delle strutture, maggiori investimenti per l’aumento dei laboratori e per la didattica, invece che promuovere un’università d’elite. Ripartire dal rifinanziamento è il primo passo per smontare il numero chiuso ed abbattere l’idea che vede la selezione all’accesso come unica soluzione alle carenze strutturali dell’università italiana».

L’associazione spiega che i test per come strutturati costringono i ragazzi  a seguire corsi lunghi e dal costo elevato non sono accessibili a tutti, creando così delle discriminazioni nell’accesso alla facoltà.  «È necessario rivedere l’intera normativa sull’accesso – prosegue Centanni – . Va superata la legge 264/1999, partendo dall’abrogazione immediata del comma 2, relativo ai corsi ad accesso programmato locale: il modello attuale non è più utilizzabile, specie per la costante diminuzione dei laureati nelle università italiane e in particolare per le sempre maggiori richieste di personale che arrivano dal Sistema Sanitario Nazionale».

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