Ancona-Osimo

Un anno dall’alluvione, il papà di Mattia Luconi: «Il dolore ancora non si attenua. Lavorare su prevenzione e allertamento»

A un anno esatto dall'alluvione che il 15 settembre 2022 devastò il senigalliese portando morte e danni ingenti, Tiziano Luconi, il papà di Mattia la più giovane tra le 13 vittime, ricorda il figlio

Mattia Luconi
Mattia con il papà Tiziano Luconi (immagine tratta da Facebook)

ANCONA – «Mattia è qui con me, me lo sento vicino», ma «il dolore ancora non si attenuta, è una ferita aperta che credo non si rimarginerà mai». A un anno esatto dall’alluvione che il 15 settembre 2022 devastò il senigalliese portando morte e danni ingenti, Tiziano Luconi, il papà di Mattia la più giovane tra le 13 vittime, ricorda il figlio.

Mattia aveva 8 anni quando la furia del torrente Nevola, esondato, lo travolse strappandolo alle braccia della mamma Silvia Mereu. La donna venne ritrovata sotto choc, mentre il bambino rimase nell’elenco delle persone disperse per diversi giorni. Il suo corpo venne rinvenuto solo otto giorni dopo, a 13 chilometri di distanza dal luogo in cui un’onda di acqua e fango lo aveva trascinato via.

Un lutto che ha lasciato i familiari nella disperazione e che ha creato choc nell’intera comunità. «Eravamo legatissimi» dice il papà, ricordando i giri in motorino e qualche ‘marachella’ del bambino, come quando, aprendo un rubinetto in casa dei nonni, causò un piccolo allagamento. Mattia «riusciva ad unire ed a farsi volere bene da tutti. Era un bambino splendido, anzi è un bambino splendido».

«Spessissimo lo vado a trovare dove dorme – racconta – e anche se sembra una cosa da pazzi, tutti i giorni ci parlo e gli racconto quello che faccio durante la giornata, perché lui è con me». L’appello del papà di Mattia è quello ad evitare che succeda di nuovo quanto accaduto l’anno scorso.

«Nel 2023 ancora non riusciamo a contrastare una cosa del genere – spiega – e nonostante era già successo nel 2014 e poi nel 2018, non è stato fatto niente per adeguarsi alla situazione. Serve un sistema di allertamento che avvisi la popolazione di queste vallate in caso di calamità, ma bisogna anche lavorare sulla prevenzione. A distanza di un anno – conclude – ci sono ancora tronchi a terra dove hanno ritrovato la macchina di Silvia».

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