Ancona-Osimo

Ucraina: Natale fra bombe, raid e tradizioni. Zhaklin: «Chi è laggiù cercherà di onorare la festa»

Le tradizioni della festa più attesa dell'anno raccontate dall'esponente della Comunità Ucraina nelle Marche. Un Natale di solidarietà anche se in un contesto di guerra

ANCONA – Le festività natalizie quest’anno in Ucraina sono segnate dai raid russi e dalle esplosioni che vanno avanti ormai da mesi. La guerra nata il 24 febbraio con l’invasione della Russia su vasta scala, ma iniziata già nel 2014, non accenna a sopirsi, ma non riesce a cancellare lo spirito profondamente religioso di questa nazione dove convivono diverse confessioni: la Chiesa ortodossa ucraina (la maggioranza), la Chiesa greco-cattolica, la Chiesa cattolica-romana e la Chiesa ortodossa russa, alle quali si affiancano altre minoranze.

Il Natale è una festa molto sentita nel Paese e anche se c’è la guerra, racconta Zhaklin Bachynska vice presidente della Comunità Ucraina delle Marche «chi è in Ucraina cercherà di onorarla, ognuno come può, anche se non sarà facile. In Ucraina c’è grande solidarietà, anche tra confessioni diverse». Mentre una parte degli ucraini festeggia il Natale il 25 dicembre, un’altra parte lo festeggia il 7 gennaio, ma entrambe hanno grande rispetto uno per l’altra, tanto che, spiega Zhaklin, durante la messa di mezzanotte della vigilia di Natale, vanno in chiesa per farsi gli auguri. «In Ucraina la chiesa ha sempre aiutato moltissimo il popolo – spiega – ed i fedeli hanno un grandissimo rispetto per la fede e per la chiesa». Zhaklin racconta che «in questo scenario di guerra le chiese sono tutte unite, eccetto quella del Patriarcato di Mosca che ‘lavora’ per Putin e le forze dell’ordine hanno trovato più volte armi russe nascoste nelle loro chiese».

Come festeggerai il Natale qui in Italia? «Lo festeggerò rispettando le tradizioni del mio Paese, anche i miei figli ci tengono moltissimo a conservarle e tramandarle. Da noi la vigilia di Natale è molto sentita e prepariamo 12 pietanze, come 12 sono gli apostoli, che non debbono mancare sulla tavola». Questi piatti prevedono l’assenza di carne e secondo tradizione a tavola si apparecchia per una persona in più, per chi non c’è più perché è deceduto ma anche per un ospite inatteso. In casa viene posto ai quattro angoli del tavolo, sotto la tovaglia, del fieno in omaggio a Gesù nato nella mangiatoia, e dell’aglio.

I piatti sono a base di pesce, funghi, grano, fagioli, verdure e patate, ma la cena inizia scambiandosi gli auguri e dividendo il kutia che viene lasciato sul tavolo anche al termine della cena: si tratta di un piatto che si prepara tre volte l’anno, oltre alla vigilia di Natale, alla vigilia di San Basilio (13-14 gennaio) e all’Epifania, oltre che quando muore qualcuno (nella parte Est dell’Ucraina).

Il piatto kutia simboleggia il legame tra la famiglia e i suoi avi e si prepara con grano cotto, uvetta, miele, noci e semi di papavero e prima di cominciare la cena, ci si scambia il kutia con un cucchiaino per augurare un anno prosperoso e di pace. Questa pietanza viene lasciata sul tavolo anche la notte per i defunti.

La tradizione prevede che non ci si metta a tavola finché non si è dato da mangiare agli animali di casa e quando si vede in cielo la prima stella, come quella che annunciava la nascita di Gesù, ci si può mettere a tavola e iniziare la cena. La sera della vigilia si prepara anche un pane speciale a forma di treccia con semi di papavero, perché secondo la tradizione i semi di papavero sono in grado, come l’aglio di scacciare il male ed ha un significato beneaugurale e di purezza.

In un angolo della case si pone il Didukh un grande mazzo di spighe di grano che viene collocato sotto le icone a protezione della casa dove viene lasciato fino all’Epifania. Un altro piatto importante è il Borshch, un minestrone tipico ucraino riconosciuto patrimonio Unesco, dal gusto agrodolce, che si prepara per la vigilia con un brodo di funghi, verdure e rapa rossa.

Al Borshch seguono tortellini ripieni di funghi e ravioli ripieni di patate, con salsa di funghi, o ripieni di crauti. Holubtsi sono invece involtini di cavolo cappuccio ripieni con riso e funghi o ripieni di patate, con salsa di funghi. Si usa fare la carpa farcita, mentre come dolce si usa preparare Pampukhy una sorta di krapfen ripieni di amarene o marmellata di petali di rose. Poi si prepara un rollè ripieno di semi di papavero macinati e uvetta.

«Il profumo della festa si sente nell’aria – racconta – ed è usanza che i bambini e gruppi di adulti vadano a cantare di casa in casa annunciando la nascita di Gesù e augurando ogni bene. Da noi c’è una grande tradizione di canti popolari, tanto che la famosa Carol oh the Bells è una canzone ucraina molto antica il cui testo risale a più di mille anni fa quando c’era ancora il paganesimo. Altri gruppi di bambini o adulti entrano nelle case per mettere in scene la rappresentazione della nascita di Gesù, il Vertep». La magia del Natale, aggiunge, secondo la tradizione ucraina vuole che gli animali abbiano il potere di parlare la notte della vigilia.

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