Ancona-Osimo

Tragedia di Corinaldo, sequestrata la Lanterna Azzurra. Il locale classificato come “magazzino agricolo”

Si allarga il fronte delle indagini: al vaglio della Procura, anche la Commissione unificata di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo e i tecnici dei Comuni associati di Corinaldo e Castelleone di Suasa

Il sopralluogo alla Lanterna Azzurra di Corinaldo
Il sopralluogo alla Lanterna Azzurra di Corinaldo (Immagine di repertorio)

ANCONA – Si allarga il fronte delle indagini su Corinaldo. Emergono nuove posizioni processuali relativamente alla strage avvenuta l’8 dicembre scorso alla Lanterna Azzurra dove persero la vita 6 persone, schiacciate nel fuggi fuggi dal locale. Sotto la lente di ingrandimento, la struttura, i permessi e le autorizzazioni della Lanterna Azzurra.
Al vaglio della Procura della Repubblica di Ancona anche la posizione della Commissione unificata di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo e i tecnici dei Comuni associati di Corinaldo e Castelleone di Suasa in seno all’Unione Misa – Nevola per omissioni dei doveri di accertamento e di istruttoria (stabiliti dall’articolo 80 Tulps) circa la verifica sulla solidità e di sicurezza dell’edificio, anche in relazione all’esistenza di uscite idonee.

Le nuove posizioni processuali, spiega la Procura, sono al vaglio sia sotto il profilo del concorso in omicidio colposo plurimo aggravato e disastro colposo aggravato, sia per ipotesi di falsità ideologica in atto pubblico, in sede di rilascio del parere favorevole all’ottenimento della licenza del locale Lanterna Azzurra Clubbing, oltre che per false certificazioni.
Nella mattinata di oggi, 24 maggio, il Comando Provinciale dei Carabinieri di Ancona, Reparto Operativo Nucleo Investigativo, ha posto sotto sequestro preventivo l’immobile della Lanterna Azzurra in esecuzione al decreto emesso il 18 maggio dal G.I.P. presso il Tribunale di Ancona. La “misura cautelare reale” è stata richiesta dalla Procura della Repubblica di Ancona in seguito agli esiti degli approfondimenti
investigativi svolti nel locale, che avevano messo in luce gravi carenze nella struttura riguardo l’idoneità alla destinazione a locale di pubblico spettacolo, tanto da non garantirne, in caso di emergenza, le necessarie condizioni di sicurezza.
Dalle perizie era emerso, infatti, che l’immobile risultava ancora classificato come “magazzino agricolo”, dal momento che non è mai stato rilasciato formalmente il suo cambio di destinazione d’uso, né alcun certificato di agibilità urbanistica (come previsto dell’articolo 24 DPR 380/2001). Inoltre secondo quanto riporta la Procura della Repubblica di Ancona in una nota stampa «insiste in area urbanisticamente incompatibile con una destinazione d’uso a locale di pubblico spettacolo».
Tra le criticità emerse nelle relazioni tecniche condotte dal Racis e dai periti incaricati dalla Procura c’erano anche quelle relative all’uscita di sicurezza dove hanno trovato la morte le 6 persone. Questa era «risultata strutturalmente e funzionalmente inidonea allo scopo», scrive la Procura, per una serie di «irregolarità accertate», tra le quali lo scivolo e la scala a ventaglio prive dei necessari dispositivi di sicurezza, il punto di raccolta collegato risultato inadeguato, privo di illuminazione e di idonee segnalazioni dell’uscita esterna. Inoltre «le due balaustre (di fattura artigianale e in stato di ossidazione avanzata, inglobate in vegetazione rampicante)» non idonee a sopportare le sollecitazioni delle azioni di spinta, derivanti da un rapido deflusso del pubblico in situazioni di emergenza.
Un quadro già complesso dove si sono inserite anche le caratteristiche tecniche delle vie di esodo e del sistema di areazione del locale, che non potevano «consentire l’ingresso» delle 871 persone indicate nella licenza rilasciata il 20 novembre 2017 (ex articolo 68 TULPS dal SUAP). In tal senso l’ipotesi della Procura oltre a quella di omicidio colposo plurimo aggravato e di disastro colposo aggravato, è anche quella di «falso ideologico» per quanto concerne i documenti e le relazioni tecniche fornite dai proprietari, dai gestori del locale e dai tecnici incaricati, allo scopo di ottenere il rilascio dell’autorizzazione amministrativa per l’esercizio dell’attività di pubblico spettacolo.
I nuovi indagati vanno ad aggiungersi ai 10 già iscritti nel fascicolo tra i quali i proprietari dell’immobile, gestori del locale, un addetto alla sicurezza, un deejay e il 17enne accusato di aver spruzzato all’interno del locale lo spray urticante. Intanto proseguono le indagini sui telefonini sequestrati ai ragazzi presenti quella sera nella discoteca anche per accertare la posizione del minorenne indagato.

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