Ancona-Osimo

Toto governo: voto, rimpasto o matrimonio Pd-M5S? 1, 2, X? La parola ai parlamentari

Nell'attesa che il premier Conte si pronunci martedì alle 15 a Palazzo Madama, ecco i possibili scenari. Intanto infuria la polemica tra Lega e Movimento 5 Stelle sul Fondo Salva Imprese

ANCONA – Martedì 20 agosto sarà la giornata decisiva per la crisi di governo. Il premier Giuseppe Conte alle 15 parlerà a Palazzo Madama e già dal suo discorso si potrà capire cosa accadrà. Tre gli scenari possibili: subito al voto, rimpasto tra Lega e M5S con la conferma del governo gialloverde o un matrimonio Pd-M5S. Abbiamo chiesto un parere ad alcuni parlamentari marchigiani, una sorta di toto governo. Chi vincerà? 1 (urne), 2 (conferma gialloverde), X (governo giallorosso)?
Ecco cosa ci hanno risposto.

MAURO COLTORTI – M5S

Mauro Coltorti (M5S), presidente della commissione Lavori Pubblici del Senato

Non si sbilancia Mauro Coltorti, senatore del Movimento 5 Stelle e presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato. «Attendiamo le parole di Conte prima di pronunciarci, anche se ci sono state delle situazioni difficili da digerire che vorremmo non si ripetano. Tuttavia per ora restiamo in attesa». «Vincerà il Paese – conclude Coltorti – perché agiremo nell’ottica di evitare i rischi innescati dalla crisi, come ad esempio l’aumento dell’Iva. Inoltre il M5S ha un programma da realizzare. Quella sarà la stella polare della nostra azione».

MARIO MORGONI – PD

Mario Morgoni, Pd

Per l’onorevole del Pd Mario Morgoni lo scenario più probabile è quello che vede «un ritorno alle urne».  «L’ipotesi di costruire un governo transitorio di larghe intese potrebbe rappresentare una soluzione solo sul breve periodo per sistemare i conti ed evitare una crisi finanziaria al Paese. Un governo di questo tipo però avrebbe una traiettoria breve e implicherebbe il ritorno alle urne a febbraio – marzo, mentre sul lungo periodo sarebbe impossibile da tenere in piedi a causa della frammentarietà del parlamento e anche della debolezza interna del Pd oltre che delle altre forze che dovrebbero contribuire a costruire il governo. Si tratterebbe di unire forze troppo distanti tra loro che non riuscirebbero a governare il paese a lungo».

GIORGIA LATINI – LEGA

Giorgia Latini, Lega

Le possibili soluzioni per l’onorevole della Lega Giorgia Latini sono 1 o 2:  «La strada da percorrere è quella democratica, quindi tornare alle urne per dare la parola agli italiani oppure riaprire un dialogo per poter governare insieme ai cinque stelle con rimpasto nei posti strategici per sbloccare cantieri, abbassare le tasse e attuare quel cambiamento che chiedono i cittadini, troppo spesso frenato in questi ultimi mesi. Un governo giallorosso sarebbe una vera e propria miccia per innescare una rivoluzione pacifica nel nostro Paese per manifestare in piazza per un governo eletto dai cittadini».

FRANCESCO ACQUAROLI – FRATELLI D’ITALIA

Francesco Acquaroli, Fratelli d’Italia

Per Francesco Acquaroli di Fratelli d’Italia l’esito sarà x con «un nuovo governo giallorosso allargato forse ad altri cespugli come Leu e altre compagini tra le quali il gruppo misto. Sicuramente ci sarà l’accordo Pd e M5S». Un accordo sul quale Acquaroli si esprime negativamente «perché di fatto su alcuni temi al centro del contratto di governo c’era già un rallentamento nella bicamerale sulle autonomie dove si era fermi da mesi, non una difficoltà tecnica ma politica». Un ribaltone che Acquaroli non vede affatto di buon occhio: «Speriamo che il presidente della repubblica non lo consenta perché significherebbe riportare al governo chi ha perso le elezioni anche perché sembra più un tentativo di auto conservazione degli stessi parlamentari del Pd e dei 5 Stelle, che una convergenza politica vera, in altre parole solo un unione per impedire una scalata del centro destra già in atto».

FONDO SALVA IMPRESE, INFURIA LA POLEMICA TRA 5 STELLE E LEGA
Intanto nelle Marche infuria la polemica tra Lega e Movimento 5 Stelle. Il senatore della Lega e Questore di Palazzo Madama, Paolo Arrigoni, va all’attacco della parlamentare pentastellata, Patrizia Terzoni che aveva lanciato l’allarme sul Fondo Salva Imprese nuovamente a rischio a causa della crisi di governo: «Lega di traverso per mesi, ora problemi con la pubblicazione del Decreto a causa del voltafaccia di Salvini».

Il senatore della Lega Paolo Arrigoni
Il senatore della Lega Paolo Arrigoni

A rischio le modifiche al Fondo Salva Imprese approvate nell’ultimo Consiglio dei Ministri che avrebbero permesso un rapido pagamento delle aziende della Quadrilatero in crisi a causa della vertenza Astaldi. «La Lega per mesi si era messa di traverso per l’approvazione del Fondo Salva Imprese con motivazioni del tutto peregrine e solo con la tenacia dei ministri e della compagine parlamentare del M5S alla fine era passato – aveva dichiarato l’onorevole Terzoni – . Ora non provano neanche a dare spiegazioni a lavoratori e imprese; invece di lavorare per il Paese essendo votati per questo pensano solo agli slogan elettorali per moltiplicare, forse, le loro poltrone in vista di nuove elezioni dopo appena un anno dal voto. Peccato però che i problemi degli italiani non si risolvono con le sparate elettoralistiche ma con il duro lavoro quotidiano. Evidentemente balli e canti dorati nella loro scala di priorità valgono di più di tanti posti di lavoro e del futuro concreto delle opere pubbliche come la Quadrilatero. In ogni caso il M5S cercherà di continuare a sostenere la crescita del paese e risolvere i problemi dell’Italia».

Patrizia Terzoni

«È stato il Movimento 5 Stelle a determinare la crisi di Governo – replica il senatore Arrigoni alla parlamentare pentastellata – con la mozione No Tav che ha di fatto sfiduciato in Parlamento il Premier Conte, che sull’opera si era pronunciato favorevolmente pochi giorni prima. Quello sulla Tav si è trattato però solo dell’ultimo di una lunga serie di rifiuti ideologici e posizioni precostituite da parte dei 5 Stelle che hanno bloccato l’attività di Governo e soprattutto il Paese».

Sulla questione di aver ritardato l’approvazione del Fondo Salva Imprese il senatore della Lega spiega che si tratta di «una clamorosa falsità». «La versione originaria della norma – prosegue Arrigoni – , arrivata dal Ministero delle Infrastrutture guidato da Toninelli, caricava i costi e l’alimentazione finanziaria del fondo sulle imprese vincitrici degli appalti pubblici, dimostrando ancora una volta che i 5 Stelle non hanno minimamente la cultura dell’impresa». «La Lega ha però preteso che l’operazione fosse sostenibile e finanziariamente neutra per le imprese. Così modificata è stata quindi approvata con il Decreto Crescita».

«Dovrebbe ricordare la collega Terzoni – conclude Arrigoni – che non è la Lega a prendere tempo o a tenere in ostaggio il Paese con strane alchimie di palazzo per paura del voto. Matteo Salvini vuole dare il prima possibile la parola agli italiani, per avere un governo forte e coeso che possa dare delle risposte a cittadini e imprese, incluse quelle coinvolte nel progetto Quadrilatero e creditrici di Astaldi».

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