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Torrette, sanitari no-vax: scattano le prime ferie d’ufficio. L’infermiere: «Non cedo al ricatto»

Partono le prime ferie d'ufficio per 6 sanitari di Torrette non in regola con l'obbligo vaccinale. Ne abbiamo parlato con i sindacati e con l'infermiere-sindacalista LaIsa che mantiene la sua posizione nel non vaccinarsi

Torrette
Gli Ospedali Riuniti di Ancona

ANCONA – Scattano da domani – 10 agosto – le prime ferie d’ufficio per i primi sei sanitari no-vax degli Ospedali Riuniti di Ancona, i cui nominativi sono giunti dall’Asur Marche tra giovedì e venerdì scorso.

Questa mattina – 9 agosto – a Torrette si è svolta la prima riunione operativa della commissione multidisciplinare costituita nei giorni scorsi, con il compito di valutare le singole posizioni dei sanitari che hanno scelto volontariamente di non vaccinarsi contro il Covid-19, nonostante l’obbligo (introdotto dal decreto legge del 1 aprile di quest’anno).

La commissione sta individuando i posti in cui ricollocare sia i sanitari no-vax per scelta, sia quelli che non hanno potuto procedere alla vaccinazione contro il Covid-19 per patologie incompatibili con la somministrazione dei sieri attualmente in circolazione (Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Johnson & Johnson). Nei confronti di questi ultimi non scatterà la sospensione dal servizio, spiega il direttore amministrativo degli Ospedali Riuniti di Ancona, Antonello Maraldo, in quanto «giustificati», ma solo il ricollocamento.

Antonello Maraldo, direttore amministrativo di Torrette

Sarà il medico competente a valutare le condizioni di salute di questi sanitari, che saranno poi indirizzati alla commissione per individuare per loro la posizione più idonea in cui ricollocarli. Tra le possibilità, visto che i posti non a contatto con i pazienti sono esigui, c’è anche quella di sospenderli dal servizio per motivi di lavoro, con diritto di remunerazione (ex articolo 26) come già avvenuto in seguito alla pandemia per i dipendenti con patologie immuno-depressive.

Invece nei confronti dei sanitari no-vax per scelta, sono previste le ferie d’ufficio per un paio di giorni, giusto il tempo necessario ad individuare l’incarico in cui ricollocarli e se non presente la sospensione dal servizio, con l’obiettivo di garantire la sicurezza dei pazienti e dei colleghi all’interno dell’ospedale. «Procediamo gradatamente – afferma Maraldo – , ma nel rispetto della procedura».

Complessivamente sono circa il 3% tra medici e dipendenti del comparto i sanitari che nelle Marche non si sono vaccinati sui 18mila in servizio, mentre più del 96% di loro è in regola con l’obbligo vaccinale. La strada proposta dai sindacati Cgil e Cisl per risolvere la questione, è quella di evitare la sospensione dal servizio senza remunerazione, è quella di ricorrere all’istituto delle ferie e al ricollocamento dei non vaccinati in altre posizioni dove non c’è rischio di diffondere il virus.

«Occorre bilanciare tre elementi – spiega Matteo Pintucci, segretario regionale di Fp Cgil- : il non arrecare danno alla salute dei ricoverati, mantenendo i servizi in essere e non arrecare danno alla professionalità dei lavoratori e finché i numeri sono questi si riuscirà nell’intento».

«Parliamo di numeri piccoli» spiega Luca Talevi, segretario regionale Fp Cisl, sottolineando che l’impegno del sindacato adesso è quello di lavorare «per usare tutti gli strumenti contrattuali possibili per evitare di far perdere il salario a questi dipendenti». «Contemperare alla tutela del diritto alla salute della collettività con il diritto di scelta in questa fase è complicatissimo – conclude – , ma ci si muove all’interno del quadro normativo».

Enzo Palladino, infermiere in servizio a Torrette, che non ha fatto mistero della sua scelta di non procedere alla vaccinazione contro il Covid-19, forte del fatto che si tratta, come spiega lui stesso. di una «sperimentazione dei sieri attualmente in circolazione» da sindacalista della LaIsa propone una reingegnerrizzazione della dotazione organica: a parità di profilo, «ferme restando le eventuali prescrizioni-limitazioni, il personale dagli uffici potrebbe spostarsi nei reparti – spiega – : ad esempio gli infermieri vaccinati che lavorano in ufficio potrebbero benissimo scambiare il loro posto con infermieri non vaccinati, così questi ultimi lavoreranno in ufficio (non a contatto coi pazienti) mentre i primi, vaccinati, nei reparti a contatto coi pazienti. Ciò potrebbe contenere l’esigenza della norma a non avere contatti coi pazienti con quelli (libertà di scelta e sostentamento) del lavoratore».

Enzo Palladino, segretario generale Laisa in Piazza Roma alla raccolta firme contro il Green pass

L’infermiere-sindacalista mantiene la sua posizione, spiegando che non si vaccinerà contro il Covid, perché i «benefici del vaccino non li possiamo ancora confrontare con i danni che potrebbero derivare sul medio-lungo termine dall’impiego di questi sieri sperimentali».

Inoltre Palladino fa notare che «le evidenze scientifiche mostrano che con la variante Delta i vaccinati in caso di infezione hanno la stessa carica virale dei non vaccinati e quindi hanno la stessa possibilità di contagiare dei non vaccinati, anzi paradossalmente nei non vaccinati ci si accorge prima dell’infezione in atto e quindi si può procedere prima al loro isolamento».

«Personalmente continuerò a non vaccinarmi – conclude – non avendo famiglia né mutuo, posso permettermi a differenza di altri colleghi, di non cedere a quello che in realtà non è un obbligo, ma è più un ricatto».

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