Ancona-Osimo

Ancona, nessun positivo in attesa di ricovero al Pronto Soccorso: Contucci: «La prima volta da ottobre»

Dopo il crollo dei ricoveri negli ospedali delle Marche, dove negli ultimi 3 giorni sono stati 112 i ricoveri in meno, anche il nosocomio di Torrette ricomincia a respirare

Il Pronto Soccorso di Torrette

ANCONA – Per la prima volta dopo mesi al Pronto Soccorso degli Ospedali Riuniti di Ancona questa mattina – 16 aprile – non c’è nessun paziente positivo al covid-19 in attesa di ricovero, mentre c’è un solo paziente positivo al virus in valutazione. Dopo il crollo dei ricoveri negli ospedali della regione, dove negli ultimi 3 giorni sono stati 112 i ricoveri in meno, anche il nosocomio di Torrette ricomincia a respirare.

«Nell’ultima settimana abbiamo iniziato a vedere meno di 10 accessi di pazienti positivi al giorno – afferma la dottoressa Susanna Contucci, primario del Pronto Soccorso di Torrette – Ieri abbiamo avuto 4 accessi e questa mattina uno già dimesso e un altro in valutazione».

Aldo Salvi, primario del Dipartimento Dea e Susanna Contucci, primario del Pronto Soccorso di Torrette

Il Pronto Soccorso dell’ospedale regionale è passato così da una media di 20 accessi giornalieri di alcune settimane fa, ad una decina per poi arrivare ai nuovi numeri incoraggianti che seguono una curva pandemica in flessione.

«Abbiamo sempre uno spazio dedicato ai pazienti covid – precisa il primario – ma il carico si è ridotto molto così come la permanenza dei pazienti positivi».

La dottoressa Contucci fa notare «non vedevamo questi numeri dall’ottobre scorso, da quando abbiamo ricominciato ad avere pazienti postivi, con la grossa ondata di ottobre e novembre. Poi a dicembre i numeri si erano un po’ ridotti; a gennaio avevano ripreso a salire, per poi rialzarsi molto a febbraio e marzo con la terza ondata della pandemia».

Il primario parla di dati positivi legati ai «sacrifici fatti in questi mesi»: le misure restrittive hanno ripagato, ma è importante, come sottolinea «non abbassare la guardia». Invita le persone a rispettare le misure: indossare la mascherina, rispettare il distanziamento sociale e curare l’igiene delle mani.

Fondamentale poi la vaccinazione contro il covid-19, il primario invita le persone a vaccinarsi, «altrimenti non ne usciamo». «Abbiamo sempre lavorato a fisarmonica – prosegue – dando il massimo, ma rispettare le misure è fondamentale per arginare la pandemia e per non vanificare gli sforzi e i sacrifici fatti da tutti».

Abele Donati, primario Clinica di Anestesia e Rianimazione Torrette

A confermare il miglioramento è anche il primario della Clinica di Rianimazione di Torrette Abele Donati. «La situazione sta lentamente migliorando» afferma, spiegando che ad oggi sono 17 i pazienti ricoverati su 18 posti letto disponibili nel suo reparto. «Samo ancora pieni, ci vorrà ancora un po’ di tempo, ma anche all’interno dell’ospedale la situazione sta migliorando».

Ad oggi a Torrette sono 23 i pazienti in terapia intensiva, 17 in Clinica di Rianimazione e 6 in Divisione, 25 i ricoveri nei reparti di semintensiva e 61 in quelli non intensivi (20 in Divisione di Malattie Infettive, 16 in Clinica di Malattie Infettive, 23 nell’area covid Cov4, 2 alla Clinica di Ostetricia e Ginecologia del Salesi).

Attualmente nella terapia intensiva diretta dal professor Donati sono 6 i pazienti in ecmo, ossigenazione extracorporea: si tratta dei pazienti più critici e in condizioni più delicate. In reparto però, come evidenzia il primario, «qualcuno che sicuramente ha buone prospettive di venire fuori dalla malattia c’è».

Per alcuni di questi pazienti, in base al grado di compromissione muscolare e dal numero di giorni in cui sono rimasti intubati, il ritorno alla normalità non è semplice. Prima di essere dimessi alcuni di questi pazienti dovranno passare per un ricovero nei reparti di semintensiva e poi in quelli di area non critica, prima di tornare a casa, mentre altri avranno necessità di una riabilitazione.

«La prima fase della fisioterapia inizia già nel reparto di Rianimazione» spiega, dopodiché per i pazienti più gravi questa prosegue nei centri specializzati.

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