Ancona-Osimo

Taglio dei parlamentari, è divisione tra sì e no. Ecco l’opinione dei politici marchigiani

Il referendum costituzionale vede alla guida di chi è favorevole alla sforbiciata il Movimento 5 Stelle. Dibattiti aperti in casa Pd e libertà di scelta per Italia Viva. Ecco le posizioni dei rappresentanti regionali

ANCONA – Risparmiare sui costi della politica riducendo il numero dei parlamentari al Senato e alla Camera dagli attuali 945 a 600. Si voterà anche per questo il 20 e 21 settembre, quando gli italiani saranno chiamati ad andare alle urne non solo per rinnovare, in alcune regioni comprese le Marche, il governo regionale e le amministrazioni comunali: gli aventi diritto al voto dovranno esprimersi infatti anche sul referendum costituzionale per il taglio dei parlamentari proposto dal Movimento 5 Stelle.

In pratica il numero dei senatori si ridurrebbe dagli attuali 315 a 200, mentre quello dei deputati alla Camera scenderebbe da 630 a 400, con un taglio complessivo di 345 parlamentari fra Senato e Camera, con un risparmio di 400 milioni di euro a legislatura, secondo le stime del Movimento 5 Stelle.

Inoltre il referendum costituzionale fissa anche dei paletti sul numero dei senatori a vita il cui limite viene portato a 5 dai 6 attuali. In caso di vittoria del sì, il taglio dei parlamentari scatterebbe già dalle prossime elezioni politiche (2023), ma l’intenzione del Movimento 5 Stelle è quella di completare il quadro con una riforma della legge elettorale il cui obiettivo è quello di ridefinire il sistema di voto e dei collegi, individuando le modalità di elezione e i dettagli operativi.

Nel fronte del sì, guidato dai pentastellati, nonostante l’ampia maggioranza parlamentare che ha sostenuto la riforma, il cui l’ultimo voto a Montecitorio è passato con 553 voti favorevoli, 14 voti contrari e 2 astenuti, ad essersi schierati chiaramente per il sì, oltre al Movimento 5 Stelle, ci sono solo Fratelli d’Italia e Lega. 

Italia Viva ha lasciato ai suoi libertà di scelta, mentre un discorso a parte va fatto per il Pd, dove nonostante la direzione dei dem si sia detta favorevole alla riforma, con il segretario nazionale Nicola Zingaretti favorevole alla sforbiciata, non mancano le dichiarazioni di voto contrario tra gli esponenti più in vista del partito, fra i quali figura anche il parlamentare marchigiano Francesco Verducci. Il segretario regionale dei dem Giovanni Gostoli non si è invece ancora pronunciato, nell’attesa che il tavolo di confronto nazionale sulla questione sciolga definitivamente il nodo.

Giorgio Fede
Giorgio Fede

«Il referendum costituzionale è una opportunità importantissima» dichiara il senatore marchigiano del Movimento 5 Stelle Giorgio Fede. «Gli italiani sono chiamati a confermare quanto il parlamento ha definito con 4 votazioni, anche se alcuni hanno messo in atto la solita manfrina e dopo aver votato si in parlamento, una volta usciti si sono detti non d’accordo e scaricano la scelta sui cittadini, quando invece l’unanimità è stata molto alta».

Insomma secondo il parlamentare marchigiano è una occasione importante per tagliare concretamente i costi della politica: «Tutti parlano di tagliare le tasse, ma nessuno spiega dove prendere le risorse per farlo. Auspico che gli italiani vadano a votare per confermare una riforma attesa da anni, in modo da rinnovare il sistema italiano. Votare sì – prosegue – segna la differenza tra chi è veramente per il rinnovamento e chi invece vuole confermare privilegi e sprechi».

Alle accuse di scarsa rappresentanza, mosse dal fronte del no, Fede replica spiegando che dall’impianto costituzionale originario, che ha fissato il numero dei parlamentari, quando non esisteva ancora la funzione legislativa regionale ed europea, si sono aggiunti quasi 900 consiglieri regionali e 76 parlamentari europei. Insomma secondo Fede la rappresentatività non manca e il taglio dei parlamentari si configura come «un provvedimento equo, in linea con una maggiore attenzione alla spesa pubblica e al corretto impiego delle risorse pubbliche».

Emanuele Prisco

Favorevole al taglio anche Fratelli d’Italia con il coordinatore regionale Emanuele Prisco che chiarisce subito come il suo partito sia stato l’unico che «pur non essendo vincolato a nessun accordo con i 5 Stelle, ha votato per 4 volte a favore del referendum costituzionale». Le ragioni sono semplici: «Lo consideriamo il primo passo verso una necessaria riforma dello Stato che porti all’elezione diretta del presidente della Repubblica e al taglio dei senatori a vita». Presidenzialismo, autonomia ed eliminazione dei senatori a vita è lo schema che predomina nel centrodestra, anche se Forza Italia, sul fronte referendario fa un pò posizione a parte.

«Il taglio dei parlamentari, come ogni riforma della Carta Costituzionale, meriterebbe di essere affrontato con grande attenzione, non come è stato fatto da questo governo, che ha deciso di accorpare questo voto a quello delle elezioni amministrative e regionali – dichiara il commissario regionale di Forza Italia, Francesco Battistoni -. Per entrare nel merito della riforma, però, esprimo convintamente il mio personale “no” al referendum. Prima di tutto perché, al contrario della riforma prevista dal governo Berlusconi, che in maniera organica prevedeva anche la riduzione del numero dei parlamentari, già nel 2006, oggi ci troviamo di fronte ad uno spot pubblicitario, in pieno stile 5 stelle, assolutamente privo di senso logico.
Parlo, ad esempio, della scelta del nuovo numero di parlamentari, che, non solo non ha nessuna motivazione di fondo, come vi confermeranno anche i sostenitori del “si”, ma soprattutto, porterebbe l’Italia ad essere la nazione con meno rappresentanti per numero di abitanti».

Da sinistra Battistoni, Tajani e Silvetti

Secondo Battistoni, il numero dei parlamentari «non è un elemento autonomo, a sé stante, bensì è una componente del sistema democratico ed intervenire su un solo aspetto, senza modificare altri profili (legge elettorale, funzionamento delle commissioni etc.), rischia di minare l’efficienza del nostro modello costituzionale. Inoltre, è bene ricordare che – prosegue -, in un sistema democratico, ogni eletto dovrebbe rappresentare un numero di cittadini che gli consenta di avere un rapporto con gli stessi, con l’opinione pubblica locale, di essere raggiungibile e, al tempo stesso, affrontare una campagna elettorale con costi sostenibili, per chi dispone di capacità finanziarie “normali”».

Per il senatore di Forza Italia la riforma rischia di accentrare il potere nelle mani di pochi, «scelti non si sa come, a rappresentare un numero enorme di cittadini. Perdendo così il senso di fondo che i Padri Costituenti avevano inteso dare con la nostra Costituzione. Il tutto, infine, a fronte di un risparmio davvero irrisorio, non solo perché si tratterebbe di un caffè all’anno per ogni cittadino, ma perché il vero costo della politica sono le inefficienze: un conto è tagliare gli sprechi ed i privilegi, diverso ( e sbagliato) è tagliare la democrazia. Nelle prossime ore, comunque, si riunirà il Comitato di Presidenza di Forza Italia per esprimere l’opinione del nostro gruppo politico».

Matteo Bitti

«Renzi ha lasciato libertà di scelta – dichiara il coordinatore provinciale di Ancona per Italia Viva, Matteo Bitti – perché all’interno del partito ci sono posizioni diverse, con alcuni esponenti favorevoli al sì e altri per il no. Anche in provincia di Ancona non daremo indicazione di voto».

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