Ancona-Osimo

Suicidio assistito, il gruppo assembleare del Pd su Fabio Ridolfi: «Marche caso nazionale: va fermata deriva ideologica»

Il gruppo assembleare dei dem attacca sul caso di Fabio Ridolfi che aveva chiesto di accedere al suicidio medicalmente assistito

gruppo pd
Il gruppo assembleare del Pd

ANCONA – «Ormai le Marche sono un caso nazionale: va fermata questa deriva ideologica della destra volta a negare diritti sanciti dalla legge». Così il gruppo assembleare del Partito Democratico, sulla vicenda di Fabio Ridolfi, il 46enne che dopo aver chiesto di accedere al suicidio medicalmente assistito, con tanto di diffida ad Asur, ha deciso di ripiegare sulla sedazione profonda per interrompere un calvario che va avanti da 18 anni dopo che fu colpito da una tetraparesi che lo ha immobilizzato ad un letto.

«I casi di Mario e Antonio nei mesi scorsi, e quello di Fabio oggi – scrivono i dem -, dimostrano l’urgente necessità di arrivare a una legge nazionale chiara e senza fraintendimenti, affinché siano eliminate le pieghe presenti nella sentenza Cappato/Dj Fabo in cui, purtroppo, si insinua quella equivoca discrezionalità delle aziende sanitarie regionali che allunga i tempi e il dolore di chi vorrebbe porre fine alle proprie insopportabili sofferenze in maniera consapevole e dignitosa. Non solo, queste tre vicende testimoniano come la bocciatura del referendum sull’eutanasia legale da parte della Corte Costituzionale, che nonostante il milione e mezzo di firme raccolte ha impedito alle italiane e agli italiani di esprimersi liberamente, sia stato un grave errore».

Secondo il gruppo assembleare del Pd «c’è poi un caso tutto marchigiano, un caso molto preoccupante, che ormai non può più essere ignorato. Non è ammissibile che l’Asur Marche continui a violare sentenze emesse dai tribunali e a essere continuamente diffidata e denunciata da persone a cui il Comitato etico regionale ha confermato la sussistenza dei quattro requisiti indicati dalla Corte costituzionale per accedere al suicidio assistito. È avvenuto in ben tre casi su tre e ciò non può non far pensare a una esplicita volontà politica. D’altra parte, le recenti dichiarazioni dell’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini, il quale dichiara che “non esiste un diritto a garantire la morte”, sembrano certificarlo”. In realtà – sottolineano i consiglieri del Pd – l’unico diritto che non esiste è quello di Saltamartini, di tutta la giunta regionale e della stessa Asur Marche a negare a Mario, Antonio, Fabio e chiunque verrà in futuro la possibilità di decidere sul proprio fine vita ricorrendo a ostruzionismi burocratici e anteponendo le proprie personali convinzioni ideologiche allo Stato di diritto».


Secondo i dem «nel caso specifico di questi giorni, va detto che aver costretto con il sotterfugio Fabio Ridolfi a ricorrere alla atroce pratica della sedazione profonda, che lo porterà a soddisfare il suo diritto solo dopo una lunga agonia e un inevitabile strascico di sofferenze  per i suoi familiari e i suoi amici, è una decisione che disonora la Regione Marche quale istituzione e marchia indelebilmente la coscienza di chi l’ha presa”».

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