Ancona-Osimo

Strage di Corinaldo, in due verso il patteggiamento. Costituite una cinquantina di Parti civili

In Tribunale ad Ancona si è aperto il secondo filone processuale della vicenda: 19 gli imputati accusati di omicidio colposo plurimo, lesioni anche gravissime, falso e disastro colposo. L'udienza è stata aggiornata al 30 settembre. Tutti i particolari

Irene Ciani, legale della famiglia Vitali
Irene Ciani, legale della famiglia Vitali

ANCONA – Sono una cinquantina circa le parti civili che si sono costituite in Tribunale ad Ancona nell’ambito del secondo filone processuale della strage di Corinaldo. Questa mattina (24 maggio) in aula, davanti al gup del Tribunale di Ancona, Francesca De Palma, si è svolta l’udienza preliminare del nuovo capitolo processuale della strage della Lanterna Azzurra, quello legato al rilascio dei permessi, alla proprietà e alla gestione della struttura dove morirono 5 adolescenti e una mamma 39enne che aveva accompagnato la figlia nel locale nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018. Tutti travolti dalla calca nel fuggi fuggi dalla discoteca.

Nel corso dell’udienza che si è svolta nell’Aula 8 del quinto piano, dopo la costituzione delle parti civili, una cinquantina rispetto alle 210 parti offese (197 feriti e i familiari delle vittime), alcuni legali degli imputati hanno annunciato l’intenzione di voler procedere al patteggiamento per due degli imputati e al rito abbreviato per altri 5, ma non sono state ancora depositate, dunque si tratta per ora solo di ipotesi. La Commissione di Vigilanza andrà invece a dibattimento: «Vogliamo provare che la Commissione (di vigilanza, ndr) in questa dinamica non c’entra niente» ha esordito l’avvocato Marina Magistrelli.

L?Aula 8 del Tribunale di Ancona

Nell’ambito delle due ipotesi di patteggiamento si tratterebbe di una a due anni e un’altra a 3 anni e 8 mesi. In aula erano presenti il procuratore capo Monica Garulli e il pm Paolo Gubinelli. Presente anche il sindaco di Corinaldo Matteo Principi che figura tra i 19 imputati come membro della Commissione di Vigilanza che nel 2017 rilasciò l’autorizzazione per lo svolgimento di pubblici spettacoli nel locale.

In questo secondo filone processuale sono 19 gli imputati accusati di omicidio colposo plurimo, lesioni anche gravissime, falso e disastro colposo: tra questi figurano i proprietari del locale, i gestori della discoteca, tra i quali la società Magic srl, alcuni addetti alla sicurezza, e chi rilasciò i permessi al locale, tra questi i sei componenti della Commissione di Vigilanza che diede il nullaosta nel 2017 all’esecuzione di pubblici spettacoli all’interno della struttura che un tempo era un magazzino agricolo. Nella commissione oltre al sindaco di Corinaldo, Matteo Principi, ci sono tecnici e consulenti. Secondo i pm Paolo Gubinelli e Valentina Bavai, il locale non garantiva le condizioni di sicurezza necessarie allo svolgimento di pubblici spettacoli.

Matteo Principi, sindaco di Corinaldo

Il sindaco di Corinaldo Matteo Principi, uscito dall’Aula al fianco dell’avvocato Marina Magistrelli ha sottolineato la sua «massima disponibilità nel raggiungere il prima possibile la verità. Questo è il mio primo obiettivo – ha detto – sia come persona, ma anche come rappresentante di un Comune colpito». Il primo cittadino ha spiegato che non intende chiedere riti alternativi, ma che andrà a processo «convinto che possiamo dare un contributo importante».

In questo processo la linea di Principi sarà quella di collaborare per aiutare gli inquirenti a raggiungere la verità: «Vogliamo esserci e poter trasmettere tutto quello che abbiamo fatto e approfondito in questi mesi, per raggiungere la verità, costi quel che costi».

Il Comune di Corinaldo non si è costituito parte civile, un punto sul quale il sindaco ha dichiarato «si sta approfondendo, ma oggi non c’è stata costituzione». La Commissione di Vigilanza nel 2017 rilasciò il permesso all’esecuzione di pubblici spettacoli all’interno della Lanterna Azzurra di Corinaldo, ex capannone agricolo che non avrebbe ottenuto la variante urbanistica come locale da ballo.

L’avvocato Marina Magistrelli e il legale Corrado Canafoglia

Nel locale era stata spruzzata una sostanza urticante dalla cosiddetta “banda dello spray” per mettere a segno furti di preziosi, ma quella sera il locale era sovraffollato e nella concitazione per uscire dalla discoteca (a causa di difficoltà respiratorie per la sostanza spruzzata) si scatenò il panico e la calca si diresse verso l’uscita di sicurezza numero 3 la cui balaustra non resse al peso e crollò, con la conseguente strage.

Il legale di Unione Nazionale Consumatori, Corrado Canafoglia, che ha presentato la costituzione di parte civile per 10 persone tra i familiari dei feriti (in tutto 197 in quella tragica notte) e gli stessi feriti che nel frattempo dono diventati maggiorenni, fa sapere che la richiesta di risarcimento danni per i suoi assistiti ammonta ad oltre 750mila euro di danno. «Si tratta di posizioni importanti – afferma – fra queste ci sono persone che hanno riportato danni alla spina dorsale, cicatrici permanenti al volto, e un grave disturbo post traumatico da stress che ha richiesto cure psicologiche che ancora stanno proseguendo». Canafoglia annuncia di aver presentato istanza per citare responsabili civili così da «obbligarli, laddove ci sia una condanna al risarcimento danni, a pagare», fra questi fa sapere di aver annoverato anche enti.

Durante la seduta alcuni legali difensori hanno lamentato che a causa delle norme contro il covid, per ragioni di capienza, i familiari delle vittime presenti e i loro legali sono potuti entrare per assistere all’udienza solo in gruppi di 5 persone: «Siamo stati invitati ad uscire insieme alle parti e questo è un disagio importante – ha dichiarato Irene Ciani, legale della famiglia di Benedetta Vitali, una delle adolescenti rimaste uccise quella terribile notte – , capiamo benissimo che le strutture e le Aule sono queste e che i magistrati non possono fare altrimenti, però una diversa organizzazione per una udienza così importante e delicata soprattutto per i familiari ce l’attendevamo». Secondo il legale sarebbero stati necessari «altri spazi per consentire a tutti di essere presenti e di seguire. Per la prossima udienza ci muoveremo in tempo utile come avvocati delle parti civili».

Irene Ciani, legale della famiglia Vitali
Irene Ciani, legale della famiglia Vitali

Nella tragedia morirono Asia Nasoni, 14 anni, di Senigallia; Emma Fabini, 14 anni, di Senigallia; Benedetta Vitali, 15 anni, di Fano; Mattia Orlandi, 15 anni, di Frontone; Daniele Pongetti, 16 anni, di Senigallia. Con loro perse la vita anche Eleonora Girolimini, 39 anni, di Senigallia, che aveva accompagnato sua figlia all’esibizione di Sfera Ebbasta, il trapper che poi non arrivò mai alla Lanterna Azzurra.

Il primo capitolo della vicenda processuale aveva portato ad accertare le responsabilità della “banda dello spray” costituita da un gruppo di giovani della Bassa Modenese: a fine luglio 2020 la sentenza del gup del tribunale di Ancona, Paola Moscaroli, che al termine del processo con rito abbreviato aveva riconosciuto tutti i capi di imputazione tranne l’associazione a delinquere.

I sei componenti del gruppetto (Ugo Di Puorto, Raffele Mormone, Badr Amouiyah, Andrea Cavallari, Moez Akari e Souhaib Haddada), dedito ai furti con strappo all’interno delle discoteche, dove spruzzavano sostanze urticanti per approfittare della confusione così da mettere a segno i loro colpi, erano stati condannati a pene tra i 10 e i 12 anni, con uno sconto significativo rispetto alle richieste dei pm Paolo Gubinelli e Valentina BavaiUna sentenza che aveva lasciato l’amaro in bocca alle famiglie delle vittime e dei feriti. Le sentenze di primo grado sono state appellate dagli imputati, i cui legali hanno chiesto la sostituzione del regime carcerario con misure alternative alla detenzione, come i domiciliari, che però non sono state  accolte: «Aspettiamo la fissazione di udienza di secondo grado – spiega il legale Irene Ciani – , i ragazzi sono comunque tutti in carcere».

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