Ancona-Osimo

Ancona, la storia di Olena Kocherga: «Da primo flauto e solista sui palchi dell’Ucraina alla musica di strada per sopravvivere»

Suonava tra i passanti al viale della Vittoria. L'appello di Olena, che ora vive a Civitanova: «Basta guerra, la musica vincerà». Il suo sogno è suonare in un'orchestra italiana

Olena Kocherga domenica era ad Ancona per racimolare qualche spiccio

ANCONA – Una melodia allieta gli acquisti natalizi nel centro di Ancona. È la melodia che proviene dal flauto grigio argento di Olena Kocherga, musicista 40enne, ucraina di Zaporizhzhia. È in piedi, dietro a un leggio di spartiti, al Viale della Vittoria, nel rione Adriatico.

Sembra un’artista di strada come tante, Olena, vestita con abiti pesanti, capelli biondi e occhiali neri sul viso. Pare intirizzita dal freddo, ma nonostante questo per ogni moneta che cade nella scatolina bianca davanti a lei, scatta il suo automatico «grazie».
Indossa un cappotto marrone, pantaloni pesanti e scarpe alquanto spartane in una comune e uggiosa giornata di dicembre. Nessuno oserebbe mai immaginare che quella donna minuta sia ucraina, se non fosse per l’esibizione ostentata della bandiera davanti a lei. Attendiamo che finisca l’esecuzione del brano, per avvicinarci e parlarle.  

Dopo esserci qualificati come giornalisti, lei guarda dubbiosa, mentre tutt’intorno la gente la ammira lanciandole qualche euro. «Non so se riesco a rispondere alle sue domande, non parlo bene l’italiano» si scusa. Chiediamo se preferisca l’inglese, ma pure così l’intervista risulta difficoltosa, perché – riferisce – «I just speak a little bit of English». Che tradotto significa: Parlo solo un po’ di inglese.

Domenica scorsa Olena era ad Ancona

Insistiamo e sorride raccontandoci un po’ della sua storia. Lo fa a bassa voce. Sembra fredda, ma forse è solo un po’ distaccata: «Sono arrivata in Italia il 15 marzo di quest’anno, qualche settimana dopo l’inizio del conflitto» spiega.

E pensare che Olena – pardon, la maestra Kocherga – poco prima della pioggia di bombe a grappolo russe, di minacce atomiche dello zar Putin, di guerra e distruzione si esibiva sui palcoscenici della sua città, Zaporizhzhia.

Uno zaino buttato a terra, vicino a un aplificatore sono la vera cornice di uno scatto che ha appeso vicino a un cartello. Sul cartello c’è questa scritta: «Prima della guerra ero primo flauto e solista dell’orchestra sinfonica e accademica». E vicino, lo dicevamo, c’è una foto, la sua foto. Uno scatto in cui Olena appare felice, negli anni in cui fame e miseria, in Ucraina, non erano ancora arrivate. Lei è vestita di blu, al centro del palcoscenico, intenta a suonare il suo flauto. Lo stesso strumento che l’ha seguita fin nelle Marche.

«Ora vivo a Civitanova e suono in strada perché ho bisogno di soldi» continua. Da primo flauto e solista ad artista di strada per sopravvivere, tentando di unire il pranzo con la cena. Nel suo viaggio della speranza, ad accompagnarla, solo uno zaino, con dentro il suo flauto e qualche abito di ricambio.
E non è necessario essere esperti di musica e fiati per decidere di lasciarle qualche spiccio nella scatola bianca ai suoi piedi. I più sono infatti colpiti dallo stendardo giallo-blu. Chiediamo come stiano i suoi familiari a migliaia di chilometri da qui, ma Olena glissa: «Non ho famiglia, solo my boyfriend», cioè – tradotto – solo il suo fidanzato.

Fidanzato che dice di sentire ogni giorno: «Lui ora sta a Zaporizhzhia. Se combatte nell’esercito? Adesso non più». Domandiamo se le manchi la sua città: «Sì, mi manca tutto del mio Paese, lavoro, casa e amicizie. Voglio tornare là». Il suo sogno oggi è tornare ad esercitare la sua professione e «suonare in un’orchestra italiana. Non importa se sia o meno marchigiana».

Poi, prima di congedarsi, mostra la foto davanti al leggio che regge gli spartiti: «Questa con l’abito blu sul palco sono io. E ora scusi, ma devo riprendere a suonare, ho bisogno di soldi». La salutiamo, dopo il suo ultimo appello: «Basta guerra, vi prego. La musica vincerà».

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