Ancona-Osimo

Slp Cisl Marche: «Il servizio postale è in affanno»

Marche e Emilia Romagna le regioni con il più alto rischio di stress per gli sportellisti e gli addetti al recapito. A preoccupare il sindacato, inoltre, la qualità del servizio: recapito in ritardo, lunghe attese agli sportelli, sicurezza scarsa, cattiva organizzazione e stress lavorativo in aumento

Un momento della conferenza stampa

ANCONA- Dai livelli occupazionali inadeguati alla riorganizzazione del recapito della posta. Sono numerose, secondo il Slp Cisl Marche, le criticità presenti negli uffici postali marchigiani.

Nella regione ci sono 411 uffici e 20 sportelli avanzati; il 57% sono medio-piccoli, di questi il 34% hanno un mono operatore. I dipendenti stabili sono 3.300: il 3% lavorano al centro antiriciclaggio, il 5,5% al centro meccanizzato postale, il 24,5% nei servizi postali, il 66% negli uffici postali.

A preoccupare il sindacato è la qualità del servizio: recapito in ritardo, lunghe attese agli sportelli, sicurezza insufficiente, clienti non seguiti adeguatamente a causa di una cattiva organizzazione e stress lavorativo in aumento. A tal proposito, il sindacato riferisce che da un’analisi dell’Inail sulla valutazione dello stress lavorativo correlato, le Marche e l’Emilia Romagna sono gli unici territori dove l’esposizione a questo rischio è alta in particolare per gli sportellisti e gli addetti al recapito. Slp Cisl Marche denuncia quindi un servizio postale in affanno soprattutto nei piccoli comuni e chiede più investimenti.

«Nelle Marche Poste Italiane non sta investendo in innovazione ma in contenimento dei costi quindi, in riduzione del personale – dichiara Dario Dominici, Segretario generale SLP Cisl Marche -. Mentre l’Azienda si presenta al mondo della finanza in modo trionfale ed entra nelle case di tutti gli italiani grazie a imponenti campagne commerciali ed iniziative culturali, la realtà quotidiana per il personale è ben diversa. Le regole sono optional, le previsioni contrattuali in materia di orario di lavoro non vengono rispettate e crescono le pressioni commerciali in maniera esagerata. Le scelte cancellano più posti di lavoro che l’innovazione tecnologica».

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