Ancona-Osimo

Sit-in delle lavoratrici della Residenza Dorica di Ancona: «Peggioramento delle condizioni di lavoro». Verso lo sciopero l’8 Marzo

Ad essere interessati alla vertenza sono circa 80 dipendenti, tra operatori socio-sanitari e infermieri, per lo più donne. La mobilitazione è stata indetta di categoria Fp Cgil e Fisascat Cisl

Un momento del sit-in

ANCONA – Neanche la pioggia, scesa copiosa, ha fermato il sit-in delle lavoratrici della Residenza Dorica di Ancona. La mobilitazione davanti alla sede della struttura per anziani, in via 1° Maggio, è stata indetta dai sindacati di categoria Fp Cgil e Fisascat Cisl a seguito del «peggioramento delle condizioni di lavoro per la nuova organizzazione di turni che riduce il tempo di assistenza ai pazienti». Ad essere interessati alla vertenza sono circa 80 dipendenti, tra operatori socio-sanitari e infermieri, per lo più donne.

«Dobbiamo lavorare sette ore anziché otto, con meno personale, ma i pazienti sono sempre gli stessi – dice Eva Ricciardi, Oss dipendente della struttura – questo comporta innanzitutto un carico di lavoro maggiore, una difficoltà anche nella gestione dei turni che sono cambiati». La dipendente spiega «con la nuova turnistica lavoreremo più giorni, avremo meno riposi durante l’anno, e questo è un problema».

«Tra l’altro – aggiunge – c’è anche una imposizione di ferie, che eravamo disposti a trattare nel migliore dei modi, ma lo impongono». Ad incidere sulla questione, secondo la lavoratrice è anche «il contratto fermo da 10 anni» con la categoria «sottopagata». Oltre al sit-in che si è svolto oggi, dalle 10 alle 12, i sindacati hanno già indetto anche uno sciopero di un’intera giornata dei lavoratori della struttura previsto per l’8 marzo, Giorno della Festa della Donna. Se il turno diurno passa da 8 a sette ore, quello notturno si contrae ulteriormente, scendendo da 10 a 8 ore.

Giorgio Paterna di Fp Cgil Ancona spiega che proprio «da oggi ha preso avvio la nuova organizzazione dei turni di lavoro, che comporta un forte peggioramento della conciliazione dei tempi di vita e lavoro ed una erosione del salario» per i lavoratori, quasi esclusivamente donne.

Nel dettaglio il sindacalista spiega che la nuova modalità organizzativa «toglie 16 giorni di lavoro tra riposo e smonti notte all’anno, a cui vanno aggiunti altri 5-6 giorni di rientri per un debito orario maturato nell’anno, che va recuperato. Di conseguenza il personale è chiamato a fare turni aggiuntivi, tra i 16 e i 20 l’anno. Un cambio di organizzazione dei turni – osserva Paterna – che comporta anche un minore tempo a disposizione per gli ospiti, con un peggioramento da un lato delle condizioni di lavoro e dall’altro dell’assistenza fornita agli ospiti».

Il segretario regionale Fisascat Cisl Marco Paialunga, ha spiegato: «Questo è un settore labor-intensive, dove la qualità del servizio è fatta fondamentalmente dalle ore di prestazione socio-sanitaria lavorate e quindi riducendo le ore è evidente che gli ospiti hanno meno qualità del servizio. Chiediamo di tornare ai turni precedenti che erano turni che consentivano una assistenza adeguata per gli ospiti e per i lavoratori una organizzazione dei tempi di lavoro che consenta una conciliazione dei tempi di vita e lavoro».

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