Ancona-Osimo

Sisma costa marchigiana, gli sfollati del Comitato 707: «Dopo 9 mesi ancora in un limbo»

Diverse famiglie vivono ormai da mesi 'accampate' da parenti o in abitazioni prese in affitto. L'appello alle istituzioni è quello di poter ricostruire per rientrare nelle loro case

Un gruppo di sfollati del sisma del novembre 2022

ANCONA – Chiedono risposte e contributi per tornare finalmente nelle loro abitazioni rese inagibili dal sisma, gli sfollati del terremoto del novembre 2022. «Dopo 9 mesi non abbiamo ricevuto né il contributo di autonoma sistemazione, né abbiamo avuto notizie in merito alla ricostruzione delle nostre case: siamo in un silenzio angosciante e assordante, abbiamo tutti delle spese e dobbiamo anche pagare l’affitto», dice Chiara Ianovitz una degli sfollati del Comitato 707 nato all’indomani della sequenza sismica del 9 novembre scorso che aveva lasciato, nel solo capoluogo marchigiano, più di un centinaio di persone fuori dalle loro abitazioni.

Queste famiglie vivono ormai da mesi ‘accampate’ da parenti o in abitazioni prese in affitto. L’appello è quello di ricevere «il contributo di autonoma sistemazione» che «ci darebbe un po’ di respiro per la vita quotidiana – dice Ianovitz – e di farci trovare una strada per la ricostruzione» attraverso «o il Superbonus 110, che potrebbe essere una strada percorribile, oppure uno stanziamento di fondi che però non ci faccia riavere le case tra 10 anni».

Gli sfollati si dicono «preoccupati» per l’assenza di risposte e costretti in un «limbo». E intanto proprio in questi giorni le scosse sono tornate a farsi sentire: un nuovo sisma si è verificato il 23 agosto al largo di Senigallia con epicentro 3.0. «Vogliamo rientrare nelle nostre case – dice Federica Bolognini – ma non sappiamo quando potrà avvenire e non abbiamo ancora i sussidi per trovare un alloggio alternativo: siamo accampati chi di qua, chi di là».

«Vorremmo avere la speranza di poter rientrare nelle nostre case – aggiunge – nel nostro condominio ci sono persone ultraottantenni che lì hanno vissuto tutta la loro vita e ora sono completamente sradicate dalle loro abitudini». «Orami – conclude – siamo molto sfiduciati», il contributo di autonoma sistemazione «non risolve, ma sarebbe un passo avanti per vedere che le cose si stanno muovendo».

Stefania Cerca, anche lei sfollata, dice «dobbiamo capire quali sono le fasi successive che ci aspettano» e «che fine hanno fatto i fondi stanziati dal governo centrale, perché noi non abbiamo nessuna novità». L’auspicio è anche che si sblocchi «la norma che ci ‘allacci’ al sisma del 2016 o del 110 con la cessione del credito».

Carlo Terracciano, co-fondatore del Comitato 707, che con la sua famiglia vive ormai da mesi a Senigallia, lontano da Ancona, dove è la sua casa, resa inagibile dal sisma e dove lavora al Liceo Rinaldini, spiega «in questi mesi ne abbiamo sentite tante, ma la sensazione è che per ogni atto bisogna prevedere tempi biblici: già dalla concessione dello stato d’emergenza ci sono voluti cinque mesi, per l’ordinanza in Gazzetta Ufficiale ci sono voluti altri due mesi, ma non bastava ci voleva un emendamento alla normativa per aggregare il nostro al terremoto del 2016 e ci sono voluti altri due mesi, adesso bisogna approvare l’emendamento e si prevedono altri mesi di limbo».

La richiesta di Terracciano è quella di «intervenire coinvolgendo tutti i decisori della filiera politico amministrativa e tenere un canale aperto con noi». Ma i terremotati non restano con le mani in mano e continuano a fare pressing su politica e istituzioni. «Ho scritto al sindaco di Ancona, Daniele Silvetti – spiega – e conto di scrivere anche al commissario per la ricostruzione Guido Castelli» ma anche di cercare di «arrivare al governatore Acquaroli». Intanto dal sindaco di Ancona è arrivata la disponibilità ad un incontro ai primi di settembre per fare il punto della situazione, «un punto di partenza – conclude – un segnale di interessamento, un segno positivo che apprezziamo, ma vediamo dove ci porterà».

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