Ancona-Osimo

Silicon Valley Bank e Credit Suisse, paura in Europa. L’economista Ticchi: «Al momento non ci sono elementi per un contagio»

Quanto è reale il rischio di un contagio anche nel nostro Paese? Loi abbiamo chiesto al professor Davide Ticchi, ordinario di Economia Politica del Dipartimento di Scienze Economiche e Sociali dell'Università Politecnica delle Marche

ANCONA – Il fallimento della Silicon Valley Bank, fa tremare i polsi anche ai risparmiatori europei che temono il rischio di un eventuale contagio, specie dopo il crollo di Credit Suisse. Una situazione che ricorda per certi versi quanto accaduto nel 2007 con la crisi dei mutui subprime che aveva preso avvio proprio in seguito al fallimento di una banca.

Ma quanto è reale il rischio di un contagio anche nel nostro Paese? Lo abbiamo chiesto al professor Davide Ticchi, ordinario di Economia Politica del Dipartimento di Scienze Economiche e Sociali dell’Università Politecnica delle Marche. «Al momento non ci sono elementi che possano far pensare al rischio di un contagio, perché il sistema bancario e finanziario europeo è sottoposto ad una regolamentazione e a controlli più stringenti».

Il professor Ticchi spiega che quanto accaduto alla Silicon Valley Bank è dovuto al fatto che «a fronte della possibilità per i depositanti di prelevare i depositi a vista, la banca ha investito su titoli a lungo termine per avere rendimenti più elevati generando così un mismatch nelle scadenze tra attività e passività. A seguito all’aumento dei tassi di interesse determinati dalla banca centrale americana per combattere l’inflazione, il prezzo dei titoli è diminuito e la richiesta da parte dei depositanti di ritirare i depositi in quantità significative (la Silicon Valley Bank è una banca con clientela concentrata nel settore tecnologico che ha avuto recentemente qualche difficoltà) ha costretto la banca a vendere questi titoli generando perdite cospicue che ne hanno compromesso la solvibilità. Una situazione del genere da noi non potrebbe accadere perché, come dicevo, la regolamentazione e i controlli non consentono agli istituti bancari di investire i depositi a vista in titoli a lunga scadenza».

È possibile che quello che stiamo osservando possa portare a problemi di natura finanziaria anche in Europa? «Al momento un rischio del genere non sembra esserci e, in ogni caso, c’è attenzione sia da parte di tutte le banche centrali che dei governi a prendere le misure necessarie affinché situazioni come queste possano essere prevenute e risolte il prima possibile per evitare di scatenare il panico nei mercati finanziari. Ovviamente il futuro è sempre incerto ed eventuali crisi finanziarie non possono essere escluse a priori, ma al momento rischi di questo genere appaiono limitati. In sintesi, non ci sono ragioni per cui i risparmiatori italiani debbano preoccuparsi». L’economista rassicura facendo anche notare che nel nostro Paese i depositi bancari fino a 100mila euro sono garantiti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. 

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