Ancona-Osimo

Sfascia gli arredi della pasticceria e minaccia la moglie dello “Zozzo”: «Se non mi dai i soldi ti uccido», condannato ex dipendente

L'uomo, un 55enne albanese, dovrà scontare un mese più 3mila euro di risarcimento per esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Contestata la demolizione di una aiuola all'interno del cortile de La Gola d'Oro, a Vallemiano, quando lo storico proprietario Fabio Amanini era in fin di vita. «L'ho abbattuta perché abusiva»

Il muretto distrutto dell'aiuola all'interno del cortile della pasticceria La Gola d'Oro
Il muretto distrutto dell'aiuola all'interno del cortile della pasticceria La Gola d'Oro
La panchina rotta

ANCONA – Fa a pezzi gli arredi del cortile della pasticceria La Gola d’Oro e minaccia di morte la moglie dello storico titolare, Fabio Amanini, conosciuto come lo “Zozzo” e venuto a mancare il 3 dicembre 2014: condannato ex dipendente. L’uomo, un albanese di 55 anni, era finito a processo dopo una denuncia della vedova di Amanini, Maria Teresa Brescia, per minacce e violenza privata che in sede di processo sono diventate esercizio arbitrario delle proprie ragioni.

Tutto è iniziato con la malattia di Amanini, che ha portato la moglie a trascurare l’attività per seguire il marito nei ricoveri in ospedale. È in quel momento che, stando alla tesi sostenuta dall’accusa, si sarebbe fatto avanti l’albanese, già dipendente della pasticceria, per occuparsi a pieno dell’attività. La vedova però, intuendo che nell’attività qualcosa non andava nel verso giusto, dopo alcuni mesi ha incaricato una parente di occuparsi e seguire le mansioni che fino al giorno prima erano svolte dall’albanese. È stato quel giorno, il 10 novembre 2014, che l’albanese ha imbracciato una mazza per abbattere un muretto presente nel cortile.

Il cortile prima dei danni

«Era abusivo – ha detto il 55enne oggi in aula, al giudice Paolo Renna, prima della sentenza di condanna – c’erano stati i vigili urbani a dirmi che doveva essere abbattuto perché non autorizzato. Io ho fatto quello che mi era stato chiesto anche dalla signora Maria Teresa». L’imputato ha sempre negato le minacce e i danneggiamenti spiegando di essersi solo attenuto al muretto che aveva abbattuto su richiesta della titolare. Per la versione della parte offesa, rappresentata dall’avvocato Pierfrancesco de Cadilhac, il dipendente invece avrebbe abbattuto il muretto di una aiuola e altri arredi presenti nel cortile di via Paolucci, sede della pasticceria nel quartiere di Vallemiano (che ancora oggi opera ma sotto una nuova gestione e società), come panchine, lampioncini della luce e fioriere in mattoni. Un raid distruttivo per avere i soldi dello stipendio che l’albanese sosteneva di non aver avuto. L’uomo sarebbe arrivato a minacciare la moglie dello “Zozzo” che da lì ad un mese è diventata poi vedova. «Se non mi dai i soldi ti uccido – le avrebbe detto – in me troverai il diavolo, attenta bambina questo sarà il Natale più brutto della tua vita». Oggi in aula hanno testimoniato anche il figlio dell’albanese che ha riferito che il padre aveva fatto dei lavori nel cortile, compreso il muretto poi abbattuto. Ascoltato anche il proprietario dell’immobile che ha specificato di non aver mai ricevuto notifiche circa un muretto abusivo da abbattere. Il giudice ha deciso per una condanna ad un mese, la stessa pena chiesta dal pm Marilù Pizza, più il pagamento di 3mila euro come risarcimento danni da saldare entro tre mesi.

Un lampioncino rotto

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