Ancona-Osimo

Interruzione di gravidanza e consultori, è scontro nelle Marche. Latini: «La vita anziché l’aborto». Bora: «Protesteremo»

I consiglieri del Pd hanno chiesto la garanzia dei diritti delle donne, minacciando proteste. La Giunta ha chiarito che la Legge 194 sarà applicata sul sostegno alla vita. Saltamartini: «Faremo sì che i numeri degli aborti scendano»

Da sinistra, Manuela Bora e Giorgia Latini

ANCONA – «Non ho mai detto che le donne non sono libere di scegliere, ognuno è libero di scegliere cosa fare della propria vita». L’assessore alle pari opportunità Giorgia Latini è tornata sulla questione aborto. Dopo il polverone suscitato dalle dichiarazioni rilasciate durante una intervista al Tg3 Marche, nella quale si era detta «contraria all’aborto», sollecitata dai giornalisti è entrata nuovamente nel merito della sua posizione a margine e durante la seduta del Consiglio regionale di ieri. Un tema sul quale si è acceso uno scontro fra Latini e Bora.

L’assessore ha dichiarato, «ribadisco la mia posizione che è una posizione personale» e ha aggiunto che «non è giusto strumentalizzare messaggi positivi. Le Istituzioni hanno l’onere di supportare la donna a scegliere la vita – prosegue -, da un punto di vista psicologico ed economico».

Contro le sue affermazioni si erano sollevati esponenti del mondo politico e sindacale, i quali avevano paventato il rischio di un passo indietro sul fronte dei diritti femminili. Ma alle polemiche suscitate dalle sue dichiarazioni ha replicato che «si è aperto un dibattito eccessivo su un tema importante da affrontare, ma un tema delicato e noi come Giunta sosteniamo il percorso della donna per far sì che venga scelta la vita anziché l’aborto».

Giorgia Latini, assessore alle pari opportunità

Giorgia Latini ha detto che le donne sono libere di scegliere «dopo però aver avuto un sostegno: quella secondo me è la vera libertà, perché a volte queste scelte si fanno proprio perché non c’è la libertà di scelta, perché si è costrette da situazioni di difficoltà economiche e di situazioni di disagio, altrimenti negli altri casi è ovvio che ognuno può fare quello che vuole della propria vita e soprattutto non è mia stata contestata l’applicazione della Legge 194».

La Legge 194 del 22 maggio 1978, conclude l’assessore Latini, ha depenalizzato e disciplinato le modalità di accesso all’interruzione volontaria di gravidanza: «I consultori devono essere luoghi di assistenza e non di esecuzione delle interruzioni volontarie di gravidanza».

LE REAZIONI

Sul tema sono intervenuti in Aula i consiglieri di opposizione con una interpellanza ad iniziativa di Manuela Bora, Anna Casini, Romano Carancini, Antonio Mastrovincenzo, Fabrizio Cesetti, Andrea Biancani, Micaela Vitri, e Maurizio Mangialiardi.

Il Pd in blocco ha chiesto lumi alla Giunta sulla “Effettività dei diritti di scelta da parte delle donne in relazione all’interruzione volontaria di gravidanza garantiti dalla legge 22 maggio 1978, numero 194 nella Regione Marche”.

Manuela Bora, consigliere regionale

L’ex assessore alle pari opportunità Manuela Bora, nel corso di un intervento “accorato” ha chiesto la piena applicazione nelle Marche della Legge 194, sollevando il tema dell’elevato numero di medici obiettori di coscienza, il 69,3% dei ginecologi nella nostra regione, spiegando che questo ha «conseguenze nefaste sulla effettiva possibilità di scelta delle donne».

Inoltre rimarcando l’intenzione della Latini di revisionare le modalità di accesso alla pillola abortiva sul modello di quanto attuato in Umbria, sottolineando che nelle Marche solo il 6% delle interruzioni avviene con metodo farmacologico, «valore ancora troppo lontano dalla media nazionale del 21%».

«Non permetteremo che vengano negati diritti fondamentali alle donne» ha dichiarato Manuela Bora, né che venga limitato il ricorso all’interruzione farmacologica di gravidanza. In Aula infatti l’assessore Giorgia Latini aveva spiegato che la Legge 194 «tutela anche la vita, prevedendo un percorso di assistenza alla donna ed è questo che noi vogliamo come Giunta portare avanti».

Una linea di indirizzo che va in direzione del sostegno alla vita, sulla quale si è espresso anche l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini che ha illustrato i dati relativi alle interruzioni volontarie di gravidanza nelle Marche, spiegando che il tasso di aborti è tra i più bassi in Italia. Nella nostra regione, nel 2019 sono stati eseguiti 1.450 aborti, un numero in calo rispetto al 2018 quando erano stati 1.537. La Ru 486 viene somministrata ad oggi nelle strutture ospedaliere di Senigallia, San Benedetto del Tronto e Urbino.

L’assessore alla Sanità ha preannunciato che la Giunta intende rafforzare i Consultori presenti sul territorio regionale, puntando su mediazione culturale, associazionismo e mondo del volontariato. Inoltre ha detto che «la vita umana e la dignità della persona, fin dal concepimento riveste un elemento di differenziazione tra le civiltà occidentali e quelle di altri paesi», chiarendo che l’obiettivo è quello di «far si che gli aborti scendano il più possibile».

Dichiarazioni che hanno fatto sbottare Manuela Bora, che, ricordando «il gesto di protesta dell’allora sindaco di Cingoli Saltamartini, che nel 2019 scaricò un camion pieno di neve qui davanti alla Regione come atto dimostrativo contro una nostra delibera di allora», ha risposto: «Se voi vi azzarderete a mettere in discussione la libertà di scelta di noi donne, noi non porteremo sotto la Regione un camion, ma porteremo autobus e pulman che non saranno pieni di neve, ma trasporteranno invece tante donne e tanti uomini che protesteranno veementemente contro le vostre decisioni come hanno già fatto tanti cittadini e cittadine polacchi».

Elena Leonardi, consigliere regionale

Nella stessa giornata anche una altra interpellanza sul tema questa volta a firma della consigliera di maggioranza Elena Leonardi (Fdi) che invece ha sollecitato la Giunta sull’applicazione della Legge 194 in merito alle politiche di sostegno alla natalità: «Servono incentivi alla natalità e un supporto alla famiglia» ha detto la consigliera di Fratelli d’Italia, in applicazione all’articolo 1 della Legge 194 che «riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio».

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