Ancona-Osimo

Sanità, le Marche giù nella classifica provvisoria dei Lea

Dalle prime indiscrezioni apparse su Repubblica la Regione sarebbe scesa nei livelli essenziali di assistenza delle prestazioni sanitarie. Abbiamo chiesto un commento ai sindacati, ecco cosa ne pensano

Foto d'archivio

ANCONA – Le Marche scendono nei Lea, ovvero nei livelli essenziali di assistenza delle prestazioni sanitarie che ogni regione deve garantire ai suoi cittadini. Le prime indiscrezioni sono apparse l’altro ieri (26 ottobre) sul quotidiano Repubblica rilanciate poi anche da QuotidianoSanità. Stando a quanto riporta Repubblica le Marche avrebbero perso 9 punti nella Griglia Lea 2018, passando da 201 punti del 2017 a 192 punti.

Una classifica, quella basata sui Lea, che prende in esame tre categorie, ovvero distretto, ospedali e prevenzione, e che valuta di fatto la qualità dei sistemi sanitari. Ma attenzione, perché si tratta di dati provvisori ancora da confermare, dal momento che la classifica non è ancora stata pubblicata in maniera ufficiale e anche perché, come riporta Repubblica, «le classifiche in sanità vanno maneggiate con cura, quella basata sui Lea è delicata proprio perché tiene dentro tantissimi indicatori e magari qualcuno resta indietro per i controlli sugli alimenti pur avendo ospedali che funzionano bene».

LA CLASSIFICA
Andando a guardare i dati pubblicati da Repubblica in testa alla classifica c’è il Veneto che con 222 punti rappresenta la sanità al top in Italia, seguita da Toscana ed Emilia-Romagna con 220 punti, Piemonte con 218 punti, Lombardia con 215, Liguria con 211, Umbria a 210, Abruzzo con 209 e Marche con 192 punti. Dopo le Marche la Basilicata con 191 punti, la Puglia con 186, il Molise con 180, poi Lazio con 179, Campania con 170, Sicilia con 165 punti e fanalino di coda la Calabria con 146, l’unica regione italiana che non avrebbe raggiunto la soglia di sufficienza, fissata a 160 punti.

IL PARERE DEI SINDACATI
Insomma, stando alle prime indiscrezioni, se i dati venissero confermati, le Marche avrebbero fatto uno scivolone verso il basso. Nell’attesa che la politica si esprima per commentare questo risultato, dal momento che hanno chiesto una verifica tecnica e che la Regione ha chiesto il riconteggio, si sono espressi i sindacati.

Barbaresi, Cgil: «Garantire risorse adeguate e superare i tetti alla spesa per il personale»
Daniela Barbaresi
Daniela Barbaresi segretaria generale Cgil Marche

«Questi indicatori consentono al Ministero di verificare se le Regioni garantiscono i Lea e quindi l’assistenza ospedaliera e distrettuale, la prevenzione – commenta Daniela Barbaresi, segretaria generale della Cgil Marche -. Emerge per le Marche, la Regione che perde più punti, un quadro preoccupante e critico che peraltro già emergeva anche dalla Relazione sulle Performance dell’Asur che evidenziava indicatori critici come quello relativo alla prevenzione, a partire da quella relativa ai luoghi di lavoro. Cosi come è critica la situazione relativa ai servizi territoriali. È necessario affrontare urgentemente le criticità che attanagliano il sistema sanitario pubblico. Per questo occorre innanzitutto garantire risorse adeguate e superare i tetti alla spesa per il personale».

Talevi, Cisl: «I tempi di attesa nei pronto soccorso risentono della chiusura degli ospedali minori»
Luca Talevi, segretario generale della Fp Cisl Marche

Uno scivolone che sorprende Cisl ma solo in parte: «Nonostante un calo così importante ci sorprenda, qualora venisse confermato, ci sono questioni come quelle della prevenzione nei luoghi di lavoro e dei tempi di attesa nei pronto soccorso che denunciamo già da tempo – sottolinea Luca Talevi, segretario generale della Fp Cisl Marche. Anche se ci sono stati dei miglioramenti, i tempi di attesa nei pronto soccorso risentono della chiusura degli ospedali minori che prima riuscivano a catalizzare alcune urgenze che invece oggi sono costrette a rivolgersi alle strutture più grandi. Criticità anche per le liste di attesa per visite ed esami che nonostante hanno registrato dei miglioramenti sui tempi di risposta non sono ancora sufficienti. Infatti sono migliorati i tempi per le prestazioni urgenti, mentre per tutte le altre abbiamo ancora tempi di attesa che vanno da 180 a 300 giorni di attesa. A questo calo, legato ad ataviche mancanze della sanità nella prevenzione nei luoghi di lavoro e nei pronto soccorso, si aggiunge anche la mobilità passiva: la Regione Marche paga ancora milioni di euro per il turismo sanitario. Ci sono ancora mancanze che questi numeri  anche se in maniera eccessiva, inducano. Qualche segnale di miglioramento c’è stato, ma c’è ancora tanto da fare. La parola prevenzione è uscita dal lessico, ma non ci sono solo le urgenze in sanità». Inoltre Talevi evidenzia anche che le Marche «non sono ancora a regime sul tema dei vaccini, importanti per la prevenzione, tra cui quello per l’influenza».

Moscatelli, Uil: «Serve personale e serve una programmazione reale in linea che le esigenze dei cittadini»
Rossano Moscatelli, segretario generale Uil Fpl

«La classifica provvisoria dei Lea 2018 evidenzia purtroppo un trend in discesa per le Marche. Ne prendiamo atto con profondo rammarico – spiega Rossano Moscatelli, segretario generale Uil Fpl – per i cittadini e per i dipendenti del Servizio Sanitario regionale. Il 13 aprile 2019 Uil – Cgil e Cisl avevano indetto una riuscitissima manifestazione regionale per difendere la sanità e porre l’accento sulle cose che non vanno. È la conferma che l’attenzione che il sindacato porta alla Regione tramite i cittadini e i dipendenti della sanità è la voce giusta, è quella che bisogna ascoltare. Se la classifica 2018 evidenzia un trend negativo è anche perché le assunzioni e la tipologia e condivisione delle stesse con le Rsu e le organizzazioni sindacali territoriali è stata carente, per dir poco. E sono carenti anche le dotazioni organiche, per non parlare di quanti dipendenti sono usciti con Quota 100. Che i servizi soffrano è sotto gli occhi di tutti.

Se a questo si aggiunge che stenta a decollare una reale programmazione che sia condivisa strategicamente con le parti sociali e con chi rappresenta i lavoratori, ecco che i risultati non possono che restituire un trend non certo positivo. Come già denunciava la Uil Fpl all’atto di presentazione della proposta di Piano socio sanitario regionale, è di tutta evidenza che il personale a tempo determinato è ancora molto, che le stabilizzazioni non hanno rappresentato un incremento di personale e di servizi come invece si vuole far credere, ma soprattutto il taglio di risorse per la spesa di personale alle aziende, effettuato con la DGR 82/2019, non porterà buone notizie. Serve personale e serve una programmazione reale in linea che le esigenze dei cittadini. Come Uil Fpl abbiamo più volte sollecitato la Regione Marche nell’attuazione di concorsi pubblici a tempo indeterminato per tutte quelle figure di cui risulta carente il Servizio Sanitario Regionale. È stato fatto troppo poco perché i continui avvisi a tempo determinato (pur in carenza di posti stabili) denotano ancora la mancanza di programmazione e la mancanza di appetibilità lavorativa del nostro Servizio Sanitario regionale. Per non parlare dei tagli ai fondi del personale. Ci attendiamo urgentemente dalla Regione Marche e dalle singole Aziende del Servizio Sanitario regionale la condivisione dei Piani di Fabbisogno di personale 2019-2021 senza la creazione di ulteriori sacche di precariato e con la risposta di quei profili professionali (sia del comparto che della dirigenza) e servizi per i cittadini marchigiani».

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