Ancona-Osimo

Rsa e residenze protette, Vichi: «Urge aprire alle visite. Gli anziani hanno perso vitalità»

Il presidente regionale degli enti gestori delle case di riposo chiede nuove regole al Ministero per consentire le visite come avveniva prima della pandemia

ANCONA – «Urge aprire alle visite nelle strutture per anziani». L’appello arriva dal presidente regionale degli enti gestori delle case di riposo Mario Vichi. Con la fine dello stato di emergenza che era stato istituito il 31 gennaio del 2020 per fronteggiare le conseguenze della pandemia, cessato il 31 marzo di quest’anno «ci si aspettava che il Ministero della Salute avesse emesso disposizioni più chiare sul fronte delle Rsa e delle residenze per anziani in genere, quelle più toccate dalla situazione, perché vi si permane per tempi lunghi».

Le visite agli ospiti delle Rsa sono infatti rimaste congelate alle regole adottate nel maggio del 2021: da quella data gli anziani o non possono più ricevere visite dai loro famigliari o possono vederli solo poche volte a settimana, a seconda delle strutture dove sono ospitati: una misura adottata a protezione della salute degli stessi, ma che ora secondo Vichi deve essere rivista con «l’adozione di nuove norme ministeriali che consentano di superare le attuali restrizioni e permettano ai familiari di far visita ai loro congiunti» come avveniva prima della pandemia.

«Un reale problema» per gli anziani, osserva, per i quali la relazione e la vicinanza fisica dei propri famigliari è fondamentale, specie dopo due anni di pandemia, che hanno chiuso le porte di queste strutture, relegando gli anziani in una condizione di isolamento, con l’unico contatto rappresentato dagli operatori.

Mario Vichi, presidente regionale enti gestori case di riposo

Secondo il presidente degli enti gestori, se queste misure avevano lo scopo di proteggere i più fragili quando la pandemia aveva ancora un impatto pesante e la vaccinazione era partita da pochi mesi, ora al mutare del quadro epidemiologico serve una revisione, anche perché gli ospiti delle Rsa hanno ricevuto tre dosi di vaccino anti-Covid, quindi «con la giusta cautela» si possono «riaprire le strutture ai famigliari».

Alcuni famigliari esasperati dal non poter vedere i propri genitori anziani, si sono spinti a definire le strutture come carceri. «Riconosciamo il grande lavoro fatto dalle strutture che hanno supplito in ogni modo con l’animazione, la compagnia, e un grande lavoro fatto dagli Oss e dagli infermieri per creare un clima il più possibile affettuoso e cordiale, ma certo è che manca quel rapporto con le famiglie che comunque è affetto di cui gli anziani sentono un gran bisogno. Quindi è una affermazione forte, ma è arrivato il momento di cambiare pagina, con regole, ma bisogna aprire».

C’è il rischio che gli anziani possano cadere in depressione per il mancato o ridotto contatto con i famigliari? «Abbiamo notato che hanno perso la loro vivacità in questi anni, questo problema c’è ed è un dato di fatto. Per questo chiediamo alla Regione Marche nell’incontro Stato Regioni di affrontare il tema, per arrivare a disposizioni più chiare e per permettere incontri più frequenti, con le dovute regole».

Sul fronte della situazione nelle case di riposto, invita alla prudenza: «Dobbiamo restare molto vigili, il fatto che dopo un mese di febbraio e un inizio di marzo che sembrava potesse farci tornare verso la tranquillità, la ripresa ultima (della pandemia, ndr) e i segnali che ci sono qua e là in Europa, mostrano che i tempi non sono brevi».

«Gli anziani pagano il prezzo più alto» della pandemia, quindi «ci vuole da parte della sanità e del sociale più attenzione per permettere una vita più comunitaria, questo è quello che chiediamo. Nonostante i contagi che continuano in questi giorni, ma con le vaccinazioni e il rispetto delle misure di precauzione, credo che le visite nelle strutture si possano fare».


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