Ancona-Osimo

Rilascio indebito di Green pass e vaccinazioni fantasma, gli sviluppi nell’inchiesta

La vicenda era esplosa ieri - 10 gennaio - quando la polizia ha arrestato 5 persone, fra le quali un infermiere vaccinatore presso l'impianto Paolinelli di Ancona

La Polizia al Paolinelli di Ancona (Foto, Polizia di Stato)

ANCONA –  Proseguono le indagini della Squadra Mobile di Ancona, guidata da Carlo Pinto, coordinata dalla Procura della Repubblica di Ancona, per indebito rilascio di Green pass. La vicenda era esplosa nella giornata di ieri – 10 gennaio – quando la polizia ha arrestato 5 persone, fra le quali un infermiere vaccinatore presso l’impianto Paolinelli di Ancona.

Tra i reati contestati nell’inchiesta, quelli di corruzione, falso ideologico e peculato, finalizzati all’indebito rilascio della certificazione verde(Green pass). I poliziotti dorici nella giornata di ieri hanno arrestato Emanuele Luchetti, infermiere 51enne, attivo presso l’hub Paolinelli di Ancona, ripreso dalle telecamere mentre buttava nel cestino dosi di vaccino anti Covid non inoculate.

Nelle immagini il momento in cui il siero viene gettato nel cestino (Foto: Polizia di Stato di Ancona)

Secondo quanto emerso dalle attività degli inquirenti l’infermiere, addetto alle vaccinazioni, avrebbe agito con la complicità di soggetti che operavano come intermediari nell’interesse delle persone da vaccinare fittiziamente. Previa corresponsione di somme di denaro, l’infermiere avrebbe simulato l’inoculazione del vaccino anti Covid alle persone richiedenti, così da far ottenere loro il Super Green pass (che si ottiene solo con vaccinazione e guarigione dal virus): l’uomo successivamente avrebbe inserito i dati di avvenuta vaccinazione nella piattaforma nazionale del ministero della Salute.

Oltre all’infermiere, la Squadra Mobile di Ancona ha dato esecuzione alla misura degli arresti domiciliari nei confronti di quattro soggetti, ritenuti intermediari nei fatti corruttivi. A finire ai domiciliari D.M., 44enne di Civitanova Marche, G.G. 52 anni di Ancona, S.G, 51enne di Ancona, e D.M.Z 42 anni residente ad Ancona. Sono ancora in corso attività investigative coordinate dalla Procura di Ancona per accertare l’ampiezza del fenomeno e il cerchio potrebbe allargarsi ulteriormente. 

Destinatari di quarantacinque provvedimenti, con i quali è stata applicata la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza o attuale dimora e dell’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria, altrettanti soggetti di più parti del territorio nazionale, i quali si sono volontariamente sottoposti alla fittizia inoculazione dei vaccini anti Covid-19, previo l’illecito pagamento di somme di denaro, a carico dei quali sono pure ipotizzati i reati in concorso di corruzione, di peculato e di falso ideologico.

Sono state, inoltre, eseguite ventiquattro perquisizioni personali e locali ed è stato disposto il sequestro preventivo del profitto dei reati contestati, fino a concorrenza dell’importo di 18.000 euro.

Fra i 49 indagati figura anche un avvocato, nei confronti del quale il Consiglio Distrettuale di Disciplina dell’Ordine degli Avvocati di Ancona ha aperto un procedimento per la vicenda delle vaccinazioni fantasma. Ad assumere la difesa del legale indagato è l’avvocato Riccardo Leonardi, che raggiunto telefonicamente afferma: «La vicenda è delicata e richiede un attento studio delle carte».

L’avvocato Gianni Marasca, presidente del Consiglio Distrettuale di Disciplina

Intanto, oltre alla giustizia ordinaria, il legale indagato sarà soggetto al giudizio del Consiglio Distrettuale di Disciplina, un organo regionale composto da 24 consiglieri e presieduto dall’avvocato Gianni Marasca che, ricevuti gli atti trasmessi dalla Procura della Repubblica al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, istituirà un’apposita sezione di otto consiglieri che avranno il compito di analizzare i documenti e adottare le decisioni conseguenti.

«Sanzionando i colleghi di cui si accerti la responsabilità – dice Marasca – il Consiglio Distrettuale di Disciplina ha, tra i primi obiettivi, quello della tutela della categoria professionale e dunque anche quello della tutela dei singoli cittadini». Il Consiglio Distrettuale di Disciplina è l’organo cui spetta il compito di esercitare, in indipendenza e autonomia, le azioni disciplinari contemplate dal Codice Deontologico degli Avvocati.

Nell’esercizio di tale funzione riceve moltissime segnalazioni, circa 1800 negli ultimi 7 anni, provenienti anche da privati cittadini e non solo dall’Autorità Giudiziaria. «Gran parte di esse vengono archiviate perché infondate – ricorda il presidente Marasca – ma su quelle per le quali esistono concreti indizi di colpevolezza dell’incolpato le sanzioni prevedono, nell’immediatezza, la sospensione cautelare dell’esercizio della professione e possono arrivare fino alla radiazione dall’Albo in caso di accertata responsabilità».

I tempi della giustizia disciplinare non sono immediati. «La procedura di questo organo è stata dettata per assicurare le garanzie proprie di un processo – conclude Marasca – e non a caso si tratta di un percorso di autotutela per la categoria degli avvocati, istituito dalla legge professionale ed al quale sono riservati estremo rigore ed inflessibilità fermo restando che, come avvocato, per quanto attiene la vicenda oggi all’onore delle cronache, spero che il collega possa dimostrare la sua estraneità, ciò a tutela dell’immagine della categoria oltre che della sua persona».

I complimenti del ministro Lamorgese

«Complimenti alla Polizia di Stato per l’operazione» sono stati espressi dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. «Si tratta di una articolata e complessa azione investigativa svolta nell’ambito della più ampia attività di controllo sul rispetto delle misure adottate per la tutela della salute pubblica al fine di garantirne la piena e corretta applicazione».

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