Ancona-Osimo

Ancona, Ambasciata dei Diritti e Servizio di Strada: «Il numero dei richiedenti asilo è in calo»

In città restano per lo più pakistani, afghani, somali, egiziani, iraniani, bengalesi. Suor Settimia della mensa di Padre Guido: «La povertà non va in vacanza. Serviamo 140 pasti al giorno»

ANCONA – È diminuito il numero dei richiedenti asilo nel capoluogo marchigiano, Ancona. Il dato arriva dall’Ambasciata dei Diritti delle Marche e dal Servizio di Strada Onlus, che si occupano di persone senza fissa dimora e di richiedenti asilo. Un calo legato all’accoglienza messa in campo dalla Prefettura di Ancona, spiega Danilo Burattini dell’Ambasciata dei Diritti.

«Il numero dei richiedenti asilo è molto diminuito – dice Burattini -: da un centinaio che ce n’erano l’anno scorso adesso ne resta una quindicina: alcuni sono stati accolti dalla Prefettura, altri si sono trasferiti in altre regioni o Paesi». Si tratta soprattutto di pakistani, afghani, somali, egiziani, iraniani, bengalesi, che «si concentrano soprattutto al Passetto e in altre zone della città». Il maggior problema di queste persone è quello abitativo che a cascata consente di accedere al permesso di soggiorno definitivo (invece che provvisorio), all’assistenza sanitaria, a corsi di lingue e formazione. Insomma, ad una vera integrazione.

In estate il calo delle persone che incontriamo in strada «è fisiologico» spiega Samir dell’associazione Servizio di Strada Odv «li incontriamo la sera in piazza Pertini – dice – dove ci sono iracheni, somali ma anche qualche italiano che ha perso il lavoro o che con il reddito di cittadinanza non riesce a permettersi un affitto».

L’associazione aiuta queste persone portando loro bottiglie di acqua, cibo, vestiario, medicinali e ciò di cui hanno bisogno: «In questo periodo abbiamo già fatto diversi biglietti del treno, molti si spostano in altre città per prendere contatti con ambasciate e consolati per i passaporti e i permessi di soggiorno, altri decidono di tornare a casa, altri ancora aspettano di entrare nei progetti di accoglienza» spiega Samir.

«Ultimamente – prosegue – vediamo anche diversi iracheni che arrivano dalla Svezia, un percorso che questi rifugiati compiono dopo che questo paese del nord Europa ha stretto le maglie dell’accoglienza e che per evitare un rimpatrio cercano accoglienza in Italia.

Da sinistra una volontaria e Suor Settimia (immagine di repertorio)

Molti dei richiedenti asilo afferiscono alla mensa anconetana di Padre Guido per il pasto, dove si rivolgono anche famiglie in condizioni di indigenza, italiane e di altre nazionalità, che non hanno un tetto o in altri casi un tetto ce l’hanno, ma non riescono a permettersi un pasto. «In questo periodo – spiega Suor Settimia della mensa del povero – serviamo una media di 140 pasti al giorno, con punte di 190 pasti».

Più della metà delle persone che si rivolgono alla mensa sono straniere, ma ci sono anche diversi italiani che hanno perso il lavoro o che hanno una pensione minima e non ce la fanno con il caro vita. Tra gli stranieri che si possono trovare alla mensa ci sono soprattutto pakistani, egiziani, rumeni, somali, iracheni, ucraini, bengalesi e in incremento anche famiglie dell’America Latina e del Perù.

«La povertà non va in vacanza – dice Suor Settimia -, abbiamo bisogno della generosità per sostenere queste persone. Il problema abitativo è il principale, ma accanto a questo ci sono anche dipendenze da alcool e malattie psichiatriche che rendono difficile aiutare chi ha bisogno perché tendono a non voler riconoscere il problema che li affligge. Può dar fastidio vedere queste persone, ma bisogna considerare che sono il frutto della società, non possiamo nasconderle e far finta che non esistano».

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